Il deserto è il protagonista del film: anche se rubi dei soldi, sopravvivendo a una sparatoria, e corri fino a trovare ristoro all'ombra d'un albero - oasi di tranquillità - non potrai che morire dissanguato per una ferita di cui non t'eri accorto, o di cui t'eri accorto, tanto cambia poco: inutili le illusioni, perché poi si muore. Ecco l'uomo: essere ferito in partenza, che non fa che scappare dal sole, cercando alberi all'ombra, portandosi dentro una ferita che lo dissangua lentamente, come il tempo che passa (Ricordate il principe di Salina del Gattopardo, e la linfa vitale che scorreva via...) Il protagonista è il deserto, quindi, cioè "l'infinita vanità del tutto". Il coprotagonista, altrettanto necessario, è il tempo: il divenire delle cose. Solo nel divenire delle cose può esservi il nulla: solo se si ammette che il tempo passa, si può ammettere che le cose diventino nulla. E il divenire, nella poetica dei Coen, è sempre evidenziato dall'angoscia della corsa, dell'inseguimento, come già in Lebowski. Così i due registi hanno unito i due concetti, e n'è venuto fuori un capolavoro: un inseguimento nel deserto. Una corsa verso il mondo del "senso", cioè quello di una sognata felicità grazie a una valigetta piena di soldi, e una fuga dall'inevitabilità della morte (una morte allegorica quasi da "settimo sigillo", un infallibile gelido killer che uccide con vero godimento, che vuole quei soldi), cioè una fuga dal nulla. Ma non finisce qui, tra la vuotezza del nulla assoluto, e la vacuità di una felicità sognata, rimane qualcosa di vivo, almeno nella storia: la "nobil natura" (Leopardi, la ginestra) di chi guarda la morte, la accetta e la aspetta serenamente, senza passione necrofila, nè tantomeno isterici tentativi di fuga: uno sceriffo che accetta di dover morire un giorno, come già ha visto fare a suo padre. Uno sceriffo che capisce questo, e cammina non armato, quasi a non voler accrescere "le ire e gli odii fraterni, maggiori d'ogni altro danno", "alle miserie sue" (dell'uomo). E in un sogno lo sceriffo si vede superare dal padre, in una corsa a cavallo: sorpassato dal padre nella corsa verso la morte. Un sogno vivido di immagini allegoriche, che fanno sorridere la dolce moglie che lo ascolta. Ovvero: l'unica consolazione possibile, nella consapevolezza del nulla, è potere raccontare la visione stessa del nulla. Visione del nulla che Leopardi chiamava "opera di genio", quale sicuramente considerava la sua poesia, e quale sicuramente è anche il cinema dei Coen. Che non stupisca l'interesse dei due registi verso la tematica: se pensiamo a Lebowski, detto Drugo, buon babbeo che si vede privato, da parte di un gruppo di nichilisti, di un tappeto che dava tono al suo salotto, ci si trova di nuovo al centro dell'argomento, con un'altra forte allegoria: i nichilisti, la visione del nulla, priva il personaggio di quel tappeto che dava un tono alla stanza. Senza quel tappeto, la stanza è senza senso. Eccoci di nuovo davanti alla contrapposizione tra pieno e vuoto, tra epistème (verità come consolazione), e nulla (verità reale). Per ritrovare il suo tappeto, Lebowski si troverà partecipe di vicende assurde, e la causa si rivelerà ridicola. Ridere, quindi, è la soluzione al nulla offerta da "il grande lebowski". Sorridere, è quella di "non è un paese per vecchi", come sorride la moglie dello sceriffo ascoltandone il sogno. E il titolo? Nel nulla non si può invecchiare, non si è eterni. Non è un paese per sopravvissuti.
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roberto fiandaca
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sabato 1 marzo 2008
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aggiungo qualcosa
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Vorrei aggiungere alla mia recensione alcune notazioni: di fronte alla inevitabilità del nulla (il killer) le due posizioni del cowboy e dello sceriffo sono diametralmente opposte, e si era intuito.Ma la contrapposizione è dichiarata, a un certo punto, da una frase del cowboy: "se non torno, dillo a mia madre", e la moglie risponde "Ma tua madre è morta". Questo significa che il cowboy non sa che sua madre è morta, cioè: non crede nel divenire, crede nell'eternità. Non credere nel divenire significa non credere nel nulla. E infatti lui lo sfida faccia a faccia, credendo di poter sopravvivere al nulla. Il cowboy quindi crede nell'eternità. Dall'altra parte c'è lo sceriffo, che invece sa benissimo che il padre è morto, non potrebbe dimenticarlo mai: non può dimenticare l'esistenza del divenire.
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Vorrei aggiungere alla mia recensione alcune notazioni: di fronte alla inevitabilità del nulla (il killer) le due posizioni del cowboy e dello sceriffo sono diametralmente opposte, e si era intuito.Ma la contrapposizione è dichiarata, a un certo punto, da una frase del cowboy: "se non torno, dillo a mia madre", e la moglie risponde "Ma tua madre è morta". Questo significa che il cowboy non sa che sua madre è morta, cioè: non crede nel divenire, crede nell'eternità. Non credere nel divenire significa non credere nel nulla. E infatti lui lo sfida faccia a faccia, credendo di poter sopravvivere al nulla. Il cowboy quindi crede nell'eternità. Dall'altra parte c'è lo sceriffo, che invece sa benissimo che il padre è morto, non potrebbe dimenticarlo mai: non può dimenticare l'esistenza del divenire.
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roberto fiandaca
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sabato 1 marzo 2008
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e aggiungo altro ancora: il mito di perseo
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Nella mitologia greca, la "forza della visione del nulla" cioè la forza di chi guarda in faccia la nullità delle cose è rappresentata dal mito di Perseo: egli sfida la medusa (il nulla che,visto direttamente, pietrifica) e non la guarda direttamente, usa il riflesso dello scudo. Dalla testa mozzata, nasce Pegaso, il cavallo alato: dalla forza della visione del nulla nasce la leggerezza (sic Italo Calvino).Perseo terrà sempre con sè la testa di medusa in un sacco (la consapevolezza del nulla). Nel film, Tommy lee jones, lo sceriffo, dice spesso di non voler vedere la morte più del necessario. La tiene in un sacco, e per il resto vive... pur sapendo che medusa è in un sacco e continua a pietrificare.
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Nella mitologia greca, la "forza della visione del nulla" cioè la forza di chi guarda in faccia la nullità delle cose è rappresentata dal mito di Perseo: egli sfida la medusa (il nulla che,visto direttamente, pietrifica) e non la guarda direttamente, usa il riflesso dello scudo. Dalla testa mozzata, nasce Pegaso, il cavallo alato: dalla forza della visione del nulla nasce la leggerezza (sic Italo Calvino).Perseo terrà sempre con sè la testa di medusa in un sacco (la consapevolezza del nulla). Nel film, Tommy lee jones, lo sceriffo, dice spesso di non voler vedere la morte più del necessario. La tiene in un sacco, e per il resto vive... pur sapendo che medusa è in un sacco e continua a pietrificare.La conferma è alla fine: perché lo sceriffo sopravvive al killer? Lui e il killer non si vedono, Bardem rimane dietro la porta. Basterebbe che lo sceriffo guardasse, per morire. Ma non guarda. Tommy lee jones è Perseo. Non c'è Pegaso, cavallo alato, ma in sogno vede cmq suo padre cavalcare.
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andrea
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lunedì 3 marzo 2008
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scusa
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non è una gara a chi se ne intende di più di cinema o a chi ha studiato di più,parliamo del film.
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roberto
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lunedì 3 marzo 2008
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prego
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1) Ho parlato soltanto di questo film, e accennato a soltanto un altro dei Coen 2) ho tentato di offrire una interpretazione filosofica, nient'affatto peregrina nel caso dei Coen 3) se pensi che io abbia ostentato cultura, o parlato d'altro rispetto al film, è soltanto una tua proiezione nei miei confronti: nessuno ti accusava di ignoranza o incompetenza, quindi stai sereno. Se hai qualcosa da aggiungere rispetto al mio commento, aggiungi pure. Ma tra i due, a non parlare del film, sei stato tu.
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scitech
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martedì 4 marzo 2008
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grazie... e non ti curar di loro...
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Caro Roberto, grazie per avermi illuminato fornendo una visione del film coerente con il dialogo finale. Tu hai cultura, sai scrivere, sai ragionare. Rassegnati ad essere indicato come portatore di una grave ed intollerabile colpa. Ignora questa gente e continua per la tua strada.
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dodo
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martedì 4 marzo 2008
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bravo
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bravo! Ottimo commento. Io ho appena finito di vedere il film che in tutta sincerità non mi aveva entusiasmato tanto...ma leggendo i tui commento ho scoperto interessanti chiavi di lettura, e mi sembrano decisamente pertinenti. Quindi ripenserò volentieri al film riscoprendo quel gusto che non avevo assaporato durante la visione...
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miselisa
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venerdì 7 marzo 2008
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ascoltare, osservare, partecipare e riflettere.
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Complimenti. Non è facile oggi lasciarsi trasportare da una pellicola che "semplicemente" racconta una "storia", senza effetti speciali e suoni assordanti a darti una mano.Hai vissuto ogni parola, ascoltato ogni suono, analizzato e "digerito". Farei leggere la tua recensione,a tutti coloro che sono usciti dalle sale sconvolti e disgustati.Ed anche a molti critici che a volte scrivono, senza neanche sapere cosa e perchè.
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fra
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venerdì 7 marzo 2008
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bravo però...
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complimenti per la cultura e il raffinato acume,ma permettimi di dire che forse hai esagerato...nel senso che sei andato oltre,non penso che i coen abbiano pensato queste metafore...ma se è solo una tua reinterpretazione ben venga
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simone
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domenica 9 marzo 2008
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fiandaca forever
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simone [09/03/2008] Premetto che insegno storia del cinema all'università di Bologna, quindi caro Roberto posso dire di avere studiato abbastanza. La tua interpretazione del film, seppur affascinante, risulta alquanto superficiale e scontata agli occhi di uno "studioso"...ma visto che desideri ostentare conoscenze e sfoggiare cultura non sarò io a rubarti il palcoscenico dicendoti di che cosa parla in realtà la pellicola.
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roberto fiandaca
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mercoledì 12 marzo 2008
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gentile professor simone (?)
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1) Un professore avrebbe il coraggio di presentarsi e firmarsi.2) Non occorre studiare molto per capire che un professore spiegherebbe, invoglierebbe a capire, piuttosto che lasciare spazio a invidie, e non si farebbe problemi di palcoscenico, dando la sua versione del film.3) Un professore saprebbe che non serve la storia del cinema per capire un film.4) Un professore non penserebbe mai che dare il proprio parere sia un "rubare il palcoscenico".
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roberto fiandaca
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mercoledì 12 marzo 2008
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aggiungo qualche appunto sul dialogo finale
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Ho rivisto il dialogo finale su Youtube.Ho notato tre cose:1) il sogno potrebbe anche non parlare della cavalcata verso la morte, dato il fatto che il padre procede avvolto in una coperta tenendo alta una fiaccola per accendere un fuoco da qualche parte in mezzo a quel buio e quel freddo. Forse, anzi, parla proprio del contrario, dell' "illusione di un senso in mezzo al nulla". Il commento a questa visione è: "poi mi sono svegliato". Tutte illusioni, sempre e comunque: non c'è via di scampo.2)Il dialogo comincia con: "Vado a farmi una cavalcata". Non fa che confermare quanto detto sul mito di Perseo. "Vieni con me?" chiede lo sceriffo alla moglie, ma lei rifiuta, dice "non sono in pensione".
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Ho rivisto il dialogo finale su Youtube.Ho notato tre cose:1) il sogno potrebbe anche non parlare della cavalcata verso la morte, dato il fatto che il padre procede avvolto in una coperta tenendo alta una fiaccola per accendere un fuoco da qualche parte in mezzo a quel buio e quel freddo. Forse, anzi, parla proprio del contrario, dell' "illusione di un senso in mezzo al nulla". Il commento a questa visione è: "poi mi sono svegliato". Tutte illusioni, sempre e comunque: non c'è via di scampo.2)Il dialogo comincia con: "Vado a farmi una cavalcata". Non fa che confermare quanto detto sul mito di Perseo. "Vieni con me?" chiede lo sceriffo alla moglie, ma lei rifiuta, dice "non sono in pensione". Dice anche: "adesso hai tempo per farli" (i sogni): ora che non sei più sceriffo,puoi anche nn vedere la morte.3)Provata a rivedere la scena facendo caso all'orologio che batte incessante, e continua a battere anche dopo lo schermo nero, come a dire "è solo questione di tempo".Stupendo!
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lemon
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venerdì 14 marzo 2008
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curiosità
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Scusa, non vorrei essere importuna o sembrare in qualche maniera indiscreta, ma... ecco, sarei molto curiosa di leggere qualche altra tua recensione!
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roberto fiandaca
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venerdì 14 marzo 2008
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figurati
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Non scrivo spesso recensioni, mi sono dedicato molto a questo film perché è pazzesco. Ho scritto quella a "niente è come sembra" di Battiato, mai uscito nelle sale. Mi pare di avere scritto pure qualcosa su Titanic, ma molto breve, e a Lebowski.
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roberto fiandaca
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venerdì 14 marzo 2008
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altre recensioni per lemon
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Di leggibile, ho scritto "Niente è come sembra", di Battiato.Poi qualche breve commento, tipo a Titanic. Ciao
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anonimo392845
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lunedì 17 marzo 2008
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pensa se
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domani i registi dichiarano d'essersi ispirati a tutt'altro.
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roberto fiandaca
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lunedì 17 marzo 2008
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e tu pensa se
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per fortuna esiste un concetto, che è quello d'indipendenza dell'opera, o autonomia dell'opera, o "opera aperta": per fortuna, non c'è bisogno che l'artista si inserisca consapevolmente in un discorso... anzi, quelli che lo fanno senza saperlo, solitamente sono i più grandi artisti. Pensa se l'interpretazione dell'opera fosse vincolata. Da che? Da quello che ti dice il regista? Se dicessero di essersi ispirati a tutt'altro, gli consiglierei di leggere la mia, e qualche altra recensione di questo forum, così lo capirebbero anche loro. Tanti saluti
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anonimo392845
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martedì 18 marzo 2008
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più che autonomia dell'opera
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Pensa se l'interpretazione fosse vincolata da roberto fiandaca!! Più che autonomia dell'opera, mi sembra autonomia di roberto fiandaca.
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zopiro
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martedì 18 marzo 2008
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perseo
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Se T.L.Jones fosse davvero Perseo avrebbe dovuto uccidere Medusa/Bardem, non basta non aver incrociato il suo sguardo...
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roberto fiandaca
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giovedì 20 marzo 2008
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per zopiro: un perseo moderno
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Ispirarsi al mito di Perseo non significa che quel personaggio deve fare tutto quello che fa Perseo, non sarebbe possibile fuori dal mito una cosa simile. Inoltre non ho neanche detto che i Coen lo abbiano fatto coscientemente, non pretendo che questa sia l'unica interpretazione possibile del film. Il fatto è che nulla lo vieta, e gli indizi sono a favore, punto. Il film tratta senza dubbio della forza annientatrice del nulla. Il film mostra un personaggio che, per mestiere, si occupa di "visioni di morte", lo sceriffo, e che evita lo sguardo diretto della morte, o per lo meno evita di guardarla più del necessario perché gli fa impressione. In questo è vicino a Perseo. è un messaggio di leggerezza e astuzia.
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Ispirarsi al mito di Perseo non significa che quel personaggio deve fare tutto quello che fa Perseo, non sarebbe possibile fuori dal mito una cosa simile. Inoltre non ho neanche detto che i Coen lo abbiano fatto coscientemente, non pretendo che questa sia l'unica interpretazione possibile del film. Il fatto è che nulla lo vieta, e gli indizi sono a favore, punto. Il film tratta senza dubbio della forza annientatrice del nulla. Il film mostra un personaggio che, per mestiere, si occupa di "visioni di morte", lo sceriffo, e che evita lo sguardo diretto della morte, o per lo meno evita di guardarla più del necessario perché gli fa impressione. In questo è vicino a Perseo. è un messaggio di leggerezza e astuzia. Nello sceriffo c'è la leggerezza, e anche l'astuzia di ritirarsi da una battaglia già persa in partenza, vedi l'orologio che segna l'approssimarsi della fine. Forse è un Perseo moderno, molto più pessimista. Infatti non taglia la testa a medusa, e non sa se fare la cavalcata. ciao
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roberto fiandaca
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giovedì 20 marzo 2008
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per anonimo
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La mia è solo un'interpretazione, ne sono ben consapevole.La battuta sull'insegnare ai Coen il senso del film, qualora non l'avessero capito, era ovviamente provocatoria, per spiegare che astrattamente è proprio questo ciò che indica il concetto di opera aperta. La possibililtà che l'opera cammini senza l'autore, cosa ovvia per uno studente di liceo dell'ultimo anno, non stiamo qui a discuterne. Parliamo del film, ecco.
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zopiro
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giovedì 20 marzo 2008
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... perseo moderno
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Dato ke la cosa più rilevante ke Perseo compie da eroe è uccidere Medusa se non lo fa, svuoti il personaggio e il tuo paragone da un elemento essenziale, come parlare di una Medea moderna ke però non uccide i suoi figli! A volte rimaniamo intrigati da un'idea e non si rinuncia, anke se i tasselli non si incastrano. Al contrario mi piaceva la tua idea di Bardem/Medusa (anke se il vecchio ke gioca a testa o croce, pur guardandolo non perde la vita). Certo sarebbe bello ke i Coen si ispirassero apertamente alla mitologia, come quando hanno sfiorato il mito di Ulisse in "Fratello, dove sei?".
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roberto fiandaca
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sabato 22 marzo 2008
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per zopiro
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in realtà siamo già d'accordo, ma ci fraintendiamo. Per Perseo moderno volevo dire, in fin dei conti, Perseo perdente. Nel senso che, il mito - non a caso mitico - permette una soluzione straordinaria perché si muove in spazi di fantasia, dove è possibile uccidere il nulla. Il racconto del film si muove invece nell'estremo realismo. Cioè, è mutato l'uomo che racconta la storia, ma la storia è la stessa. L'uomo di ora non può raccontarsi che qualcuno uccida il nulla, sarebbe appunto una soluzione mitica. Il mito può farlo, perché era la cultura di una civiltà in cui questa storia, e molte altre, formavano un tutto religioso. Qui è cinema, non religione, non c'è spazio per una fede che non sia soltanto sognata.
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in realtà siamo già d'accordo, ma ci fraintendiamo. Per Perseo moderno volevo dire, in fin dei conti, Perseo perdente. Nel senso che, il mito - non a caso mitico - permette una soluzione straordinaria perché si muove in spazi di fantasia, dove è possibile uccidere il nulla. Il racconto del film si muove invece nell'estremo realismo. Cioè, è mutato l'uomo che racconta la storia, ma la storia è la stessa. L'uomo di ora non può raccontarsi che qualcuno uccida il nulla, sarebbe appunto una soluzione mitica. Il mito può farlo, perché era la cultura di una civiltà in cui questa storia, e molte altre, formavano un tutto religioso. Qui è cinema, non religione, non c'è spazio per una fede che non sia soltanto sognata. Ci capiamo? Bella conversazione.
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roberto fiandaca
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sabato 22 marzo 2008
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sempre per zopiro
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Sulla rivisitazione del mito, ti propongo il testo della canzone di Capossela, "Medusa cha cha cha", dove a un certo punto recita: voglio un uomo vero che non mi guardi, ma che sia sincero adesso basta voglio un uomo vero.E' più o meno quello che intendevo dire, lo sceriffo è un Perseo nel senso che è un uomo vero, anche se non sfida apertamente la Medusa, il concetto di nulla, è sincero perché comunque SA che c'è. L'affinità col mito di Perseo l'avevo rintracciata nel tenere Medusa in un sacco, chiusa, senza guardarla, cosa che lo sceriffo, sempre in senso lato, secondo me fa.
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zopiro
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giovedì 27 marzo 2008
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l'importante è discutere!
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Adesso parli di un Perseo perdente ma prima intravedevi nello sceriffo "la leggerezza, e anche l'astuzia di ritirarsi da una battaglia già persa in partenza"... è un furbetto o un perdente? Tu parli di Medusa come "concetto di nulla" io penso a Medusa come simbolo dell'orrore che pietrifica, tipo l'orrore della morte, non a caso qualcuno la pone come custode degli Inferi. Il termine mito, che significa racconto, era un modo per l'uomo di rappresentare la realtà ed in questo vedo una grande affinità con il cinema. Penso ke il racconto mitico e quello filmico si muovano sullo stesso terreno di ri-costruzione della realtà e ciò ke è possibile per il mito lo sia anke per il film: lo sceriffo avrebbe anke potuto uccidere il killer.
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Adesso parli di un Perseo perdente ma prima intravedevi nello sceriffo "la leggerezza, e anche l'astuzia di ritirarsi da una battaglia già persa in partenza"... è un furbetto o un perdente? Tu parli di Medusa come "concetto di nulla" io penso a Medusa come simbolo dell'orrore che pietrifica, tipo l'orrore della morte, non a caso qualcuno la pone come custode degli Inferi. Il termine mito, che significa racconto, era un modo per l'uomo di rappresentare la realtà ed in questo vedo una grande affinità con il cinema. Penso ke il racconto mitico e quello filmico si muovano sullo stesso terreno di ri-costruzione della realtà e ciò ke è possibile per il mito lo sia anke per il film: lo sceriffo avrebbe anke potuto uccidere il killer... ma sarebbe stata una pessima soluzione per i Coen!
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roberto fiandaca
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venerdì 28 marzo 2008
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speriamo che questa volta ci capiamo.
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io non nego nulla di quello che tu dici! Nel mito, Perseo non uccide la forza pietrificante di Medusa, tant'è che la testa continua a pietrificare,e lui la tiene chiusa in un sacco.Proprio perchè Medusa è il concetto di nulla, o meglio,la visione del nulla, o come dici tu, della morte. E il nulla, o la morte, non muore neanche nel mito di Perseo, infatti continua a pietrificare anche se decapitata.In un film del 2000 questa scena sarebbe stata una buffonata! L'immortalità della forza pietrificante di Medusa (immortalità già presente nel Mito) è rappresentabile soltanto lasciando vivo Bardem. Ci siamo capiti? Tu parti da un errore di fondo, che è pensare che Perseo abbia ucciso Medusa. No! Perseo la decapita, la mette in un sacco, ma la sua testa continua a pietrificare.
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io non nego nulla di quello che tu dici! Nel mito, Perseo non uccide la forza pietrificante di Medusa, tant'è che la testa continua a pietrificare,e lui la tiene chiusa in un sacco.Proprio perchè Medusa è il concetto di nulla, o meglio,la visione del nulla, o come dici tu, della morte. E il nulla, o la morte, non muore neanche nel mito di Perseo, infatti continua a pietrificare anche se decapitata.In un film del 2000 questa scena sarebbe stata una buffonata! L'immortalità della forza pietrificante di Medusa (immortalità già presente nel Mito) è rappresentabile soltanto lasciando vivo Bardem. Ci siamo capiti? Tu parti da un errore di fondo, che è pensare che Perseo abbia ucciso Medusa. No! Perseo la decapita, la mette in un sacco, ma la sua testa continua a pietrificare. Proprio perché la morte è immortale, sconfiggerla non significa ucciderla, ma superarla in un senso più spirituale. Volando su pegaso, o andando in pensione.Perseo è sempre perdente,se pensa di poterla uccidere. Saluti
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zopiro
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venerdì 28 marzo 2008
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va bene... cavilliamo!
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Medusa era l'unica mortale delle Gorgoni, per questo Perseo riesce nell'impresa e non continua a portarsi la sua testa a spasso nel sacco, dato ke la offre ad Atena per il suo scudo. E' vero ke Medusa continua a pietrificare anke dopo, ma solo grazie al potere ke in precedenza Atena le aveva concesso (voleva punirla per essere stata amata da Poseidone, padre di Pegaso e di un gigante ke escono dalla testa mozzata... son gelose queste dee!)Concludendo, 'sto sceriffo non "decapita" il killer (e meno male!) e quindi, per me, il paragone non regge. Senza rancore!
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roberto fiandaca
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venerdì 28 marzo 2008
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senza rancore
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perfetto, per me invece ci muoviamo nei significati, non nella lettera del racconto, e i significati sono identici. Intendiamoci, questo significato dal mito di Medusa l'ho tratto dalle lezioni americane di Calvino. Ma non è il solo a dirlo. Sul perché Medusa continui a pietrificare, può non interessarci. Nel mito le storie sono tutte connesse e ipersimboliche, è ovvio che nel mito non troverai mai che "medusa pietrifica perché significa la visione del nulla". Per Perseo moderno intendevo proprio che senza avere a che fare con Dei e Gorgoni, lo sceriffo evita lo sguardo diretto della morte, pur conoscendola,e questo lo fa, è evidente, a prescindere dai riferimenti a Perseo. E, dato le interpretazioni non sono mai del tutto vere o del tutto false, ma al massimo utili, quanto detto sullo sceriffo e Perseo, secondo me, è utile.
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perfetto, per me invece ci muoviamo nei significati, non nella lettera del racconto, e i significati sono identici. Intendiamoci, questo significato dal mito di Medusa l'ho tratto dalle lezioni americane di Calvino. Ma non è il solo a dirlo. Sul perché Medusa continui a pietrificare, può non interessarci. Nel mito le storie sono tutte connesse e ipersimboliche, è ovvio che nel mito non troverai mai che "medusa pietrifica perché significa la visione del nulla". Per Perseo moderno intendevo proprio che senza avere a che fare con Dei e Gorgoni, lo sceriffo evita lo sguardo diretto della morte, pur conoscendola,e questo lo fa, è evidente, a prescindere dai riferimenti a Perseo. E, dato le interpretazioni non sono mai del tutto vere o del tutto false, ma al massimo utili, quanto detto sullo sceriffo e Perseo, secondo me, è utile. ciao
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zopiro
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sabato 29 marzo 2008
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calvino!
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"So ke ogni interpretazione impoverisce il mito e lo soffoca (...) la lezione ke possiamo trarre da un mito sta nella letteralità del racconto, non in ciò ke vi aggiungiamo noi dal di fuori" da Lezioni americane... Alla prossima!
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roberto fiandaca
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mercoledì 2 aprile 2008
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calvino non dice di non interpretare il mito
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...dalla citazione sui miti hai omesso proprio la frase: "è meglio lasciarli depositare nella memoria, fermarsi a meditare su ogni dettaglio, RAGIONARCI SOPRA senza uscire dal loro linguaggio di immagini". Quindi 1) Calvino sta annunciando cmq di aggiungere interpretazioni al mito:è ovvio che la pura letteralità coincide col racconto stesso. 2)La mia interpretazione non mi sembra trasgredire la letteralità del mito.Quando ho detto che "ci muoviamo nei significati, non nella lettera del racconto",mi riferivo alla letteralità del film, non del mito, intendendo precisamente che: quando sostengo che lo sceriffo sia Perseo non intendo che LETTERALMENTE faccia quello che fa Perseo. Traducendo ulteriormente: dicendo che lo sceriffo è Perseo, dico che lo sceriffo è "il Perseo di questa data interpretazione".
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...dalla citazione sui miti hai omesso proprio la frase: "è meglio lasciarli depositare nella memoria, fermarsi a meditare su ogni dettaglio, RAGIONARCI SOPRA senza uscire dal loro linguaggio di immagini". Quindi 1) Calvino sta annunciando cmq di aggiungere interpretazioni al mito:è ovvio che la pura letteralità coincide col racconto stesso. 2)La mia interpretazione non mi sembra trasgredire la letteralità del mito.Quando ho detto che "ci muoviamo nei significati, non nella lettera del racconto",mi riferivo alla letteralità del film, non del mito, intendendo precisamente che: quando sostengo che lo sceriffo sia Perseo non intendo che LETTERALMENTE faccia quello che fa Perseo. Traducendo ulteriormente: dicendo che lo sceriffo è Perseo, dico che lo sceriffo è "il Perseo di questa data interpretazione". Poi non ti rendi conto che la citazione tua avalla il mio discorso:perchè il mito inteso come immagine, e non come significato, è molto più polivalente, e può comprendere ancora più cose.
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zopiro
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giovedì 3 aprile 2008
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ritrovato il libro?
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... e scherzo! Guarda ke io mi diverto a discutere, se diventa uno stress l'abbozzo subito. Ho omesso la parte centrale del discorso di Calvino, segnalandolo però con (...), perkè mi sembrava interessante la sua conclusione. Il mio pensiero era davvero molto più semplice: dicevo solo ke Perseo non coincide con lo sceriffo, nè come immagine nè come significato. Come se avessi detto ke lo sceriffo è Bellerofonte anke se non infilza Chimera oppure è Eracle anke se non recide le teste dell'Idra (compresa quella immortale, questa si!). Insomma, prima ke Perseo odori di muffa, ke i serpenti in testa a Medusa si incollino, ke il suo sguardo... oh, mio Dio! potrei continuare all'infinito, chiudo qui!
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roberto fiandaca
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venerdì 4 aprile 2008
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basta :)
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dai, questa è l'ultima. Intendo proprio dire che non c'è bisogno che lo uccida letteralmente, nel film, per somigliare a Perseo nel significato. Lo uccide di fatto non ammettendogli di entrare nella sua vita, evitando sempre lo sguardo diretto della morte. Questo, nel significato, è uccidere Medusa. Basta, pacificamente, ciao!
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