Titolo originale | Tuya de hun shi |
Anno | 2006 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Cina |
Durata | 96 minuti |
Regia di | Quan'an Wang |
Attori | Yu Nan . |
Uscita | venerdì 8 giugno 2007 |
Tag | Da vedere 2006 |
Distribuzione | Lucky Red |
MYmonetro | 3,25 su 21 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 2 novembre 2020
Tuya vive di pastorizia nella Mongolia moderna insieme al marito disabile e ai due figli. Non riesce però a reggere a tutte le responsabilità che gravano sulle sue spalle e sta per risposarsi. Il film è stato premiato al Festival di Berlino, In Italia al Box Office Il matrimonio di Tuya ha incassato 538 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Tuya è una giovane donna della Mongoliache vive con Barter (il marito paralizzato) e i due figli in una zona semidesertica. La loro fonte di sostentamento è la pastorizia. Tuya però non riesce più a reggere la fatica e le responsabilità. Accetta quindi di divorziare e risposarsi ma solo con un uomo che si prenda cura non solo dei suoi figli ma anche di Barter. C'è un vicino interessato a lei ma le sue iniziative velleitarie (compreso il timore che nutre nei confronti di una moglie vessatrice da cui vorrebbe separarsi) lo rendono inaffidabile. Tutto sembra sistemarsi quando fa la sua comparsa un ex compagno di scuola di Tuya, tornato a casa dopo essersi arricchito con il petrolio. L'uomo è pronto a prendersi carico di tutto. Ivi comprese le spese per il ricovero di Barter in un Istituto...
Nonostante gli indubbi limiti che una censura attenta come quella cinese può aver imposto a Il matrimonio di Tuya il film non si limita a proporre un disagio esistenziale ma offre anche occasioni di riflessione sul rapporto tra tradizione e modernità. Nell'odierna Mongolia l'industrializzazione avanza e tenta di travolgere le attività del passato come la pastorizia spingendo le persone all'inurbamento. Tuya, donna in un mondo dominato dagli uomini, deve difendere la propria dignità che è anche quella del marito. Lo fa con una difesa dei valori profondi che non può essere tacciata come antimoderna perché è invece, molto più semplicemente, attaccamento a ciò che rende tale un essere umano, al di là delle contingenze di razza o collocazione geografica.
Il film ci ricorda poi (anche se non tematizza la questione) che oggi l'immagine di Mao campeggia in luoghi in cui si può rifiutare di curare un suicida se non si è certi che qualcuno pagherà per l'assistenza che gli viene prestata. La Cina del 2000 è anche questo.
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Rittratto coinvolgente e etnograficamente interessante di una donna che mostra coraggio e autodeterminazione in una delle comunità più remote della Terra; quella della Mongolia ai confini con la Cina. Ambientato nei giorni nostri, Il matrimonio di Tuya, ci catapulta all'interno delle comunità nomadi che vivono di pastorizia nelle aride e fredde steppe mongole, dove la [...] Vai alla recensione »
Tuya vive di pastorizia e del suo massacrante lavoro per mantenere il marito infermo e i due figli piccoli, in una casa isolata tra le steppe mongole della Cina. Quando anche lei si infortuna è costretta, suo malgrado, a divorziare dal marito per risposarsi con uno, fra i tanti pretendenti che si presentano alla sua porta, che possa provvedere alle necessità della sua famiglia.
Viene da un mondo lontano la Tuya (Yu Nan) di Il matrimonio di Tuya (Tuya de hun shi, Cina, 2006,96'). Dopo un prologo veloce - che anticipa il forale -, la vediamo su un cammello, da qualche parte nella Mongolia interna. Infagottata in abiti pesanti, sospinge un gregge di pecore. Attorno a lei c'è la vastità d'un paesaggio vuoto. Ancora non conosciamo la sua fatica.
Quando il cinema .diventa una finestra sul mondo, acquista un senso che a volte sembra perdere. Si scopre che non esistono solo i lucchetti di Ponte Milvio, e che l'amore trova declinazioni diverse a seconda dei popoli, dei luoghi, delle condizioni di vita. Il matrimonio di Tuya, film cinese per nazionalità ma mongolo per cultura, dimostra una verità che a noi occidentali può apparire «aliena»: sposarsi [...] Vai alla recensione »
Elegia di un mondo che va a scomparire. Quello dei mongoli. Tuya sopravvive come contadina, ma il futuro è nero. Suo marito è rimasto invalido cercando di costruire un pozzo, poi ci sono i due figli. Allora spunta un'idea, balzana, ma che potrebbe risolvere tutto: divorziare, ma per cercare un nuovo compagno che si faccia carico di tutta la famiglia, compreso il marito invalido.
Il matrimonio di Tuya, Orso d'Oro all'ultimo Festival di Berlino, racconta una storia semplice e drammatica di quotidiana sopravvivenza. Tuya è una bella, forte e fiera donna delle province mongole della Cina. È sposata, ha figli e divide la sua giornata tra il pascolo, ormai desertico, del suo gregge di pecore e le necessarie faccende di casa. Ma suo marito è malato e i mezzi di sostentamento scarseggiano. [...] Vai alla recensione »
Mongolia: cammelli (e pastori) depressi. È il nuovo cliché di un cinema spesso troppo lontano e rarefatto per un pubblico altro? Non nel caso del Matrimonio di Tuya, Orso d'oro cinese a Berlino 2007, film originalmente "universale". Come l'amore e l'abnegazione della bella Tuya, sulle cui forti spalle poggia una situazione a dir poco difficile: cento pecore, due figli, un pozzo secco, un compagno paralizzat [...] Vai alla recensione »
È uno di quei film che ti fa pensare che il cinema può sempre riservare delle scoperte entusiasmanti. Chi immagina che nell'immensità cinese ci siano ancora persone, costumi, modi di vivere come quelli raccontati in questo film di Wang Quan An ambientato nella sterminata regione mongola? Infatti si stanno spegnendo, estinguendo - anzi li stanno spegnendo ed estinguendo la modernizzazione e l'inurbamento [...] Vai alla recensione »
Mongolia, oggi. La giovane Tuya cerca un «divorzio di convenienza» per rimaritarsi solo a chi si prenderà carico anche del marito invalido. Il pretendente più logico sarebbe un vicino amoroso: ma la linea più breve fra due punti non sempre è una retta. Metà commedia d'amor cortese sui generis e metà dramma deflagrante nell'Asia rurale che disintegra le sue tradizioni evolvendosi solo in apparenza. Vai alla recensione »
Nelle steppe mongole una donna giovane, forte e ancora bella, con un marito invalido e depresso e due figli a carico, vive massacrandosi di lavoro come pastore di pecore. Detta così suona un po' male. Ma questo è un film straordinario (Orso D'Oro a Berlino). Racconta con grande regia, un ritmo ipnotico e tanto humour dolce-amaro solitudine e povertà dell'eroica Tuya, costretta a divorziare e risposarsi [...] Vai alla recensione »
Non è un cineasta underground né è schiavo del suo stile Wang Quan'an, 42 anni, nato nello Shanxxi, studente di cinema di Pechino, poi addestrato negli studi Xian, culla della V generazione, e che si è già imposto con Eclisse lunare (2000) e, a Berlino-Panorama 2003, con l'«ufficiale» ma rischioso Jing Zhe (La prateria del cervo bianco), sguardo sulla Cina che cambia tumultuosamente, nella politica [...] Vai alla recensione »
La Mongolia al cinema da qualche anno è sintomo di depressione, sociale ed emotiva. Cammelli, pastori e simili che piangono spesso sono protagonisti di film affascinanti ma anche ostici e lontani, forse troppo rarefatti per risultare comprensibili. Non è questo il caso de Il matrimonio di Tuya di Wang Quan'an, Orso d'Oro all'ultimo festival di Berlino (ancora Lucky Red, quest'anno ha centrato il grande [...] Vai alla recensione »
Quel matrimonio s'ha da fare. E il più presto possibile. Piccolo problema: la promessa sposa è già... maritata! Il matrimonio di Tuya, di Quanan Wang, descrive una situazione paradossale. La giovane protagonista, Tuya appunto, si trova in gravi difficoltà da quando il marito è rimasto vittima di un incidente che lo ha ridotto su una sedia a rotelle.
Who, if given a choice, would want to grow up on the cold, arid steppe of Inner Mongolia, the setting of Wang Quan An’s absorbing film “Tuya’s Marriage”? The climate is so inhospitable that life is a grinding struggle for subsistence. Water is scarce and must be lugged by hand from distant wells. Yet the movie finds an austere beauty in this landscape of scrub and grassland ringed by forbidding slate-blue [...] Vai alla recensione »
Wang Quan An's "Tuya's Marriage" exudes an infectious vitality as it vigorously plays humor against pathos amid the raw splendor of the steppes of inner Mongolia. Beneath the liveliness of the film's hearty, earthy spirit, Wang reveals how the caring communal traditions of a harsh, ancient way of life are endangered by the encroachment of the highly impersonal, often ugly modern world.
Con tutta l'opulenza del cinema cinese, ma in un milieu pastorale e non miticoguerresco, esce Tuya's Marriage di Wang Quan'an, vincitore dell'Orso d'oro all'ultimo Festival di Berlino. Nelle steppe della Mongolia Tuya (Yu Nan) vive col marito invalido, i due figlioletti, cento pecore e una fattoria sulle spalle. Benché il governo spinga i pastori nomadi a lasciare la steppa, Tuya la preferisce alla [...] Vai alla recensione »
Gli altipiani della Mongolia Interna sono fra le zone meno popolose della Cina, eppure Il matrimonio di Tuya è un festival di umanità. Una sfilata di facce, caratteri, personaggi, passioni, che sembra uscita da un romanzo dell'Ottocento anche se il quadro di sradicamento economico e culturale appartiene al nostro poco colorito presente. Dietro la storia della bella Tuya e dei suoi due mariti, che [...] Vai alla recensione »
Un film cinese sulla Mongolia. Firmato da un regista, Wan Quan An, avvezzo a vedersi premiato nei festival, anche in quest'ultima occasione che, a Berlino, gli ha ottenuto l'Orso d'oro. Un tema molto serio. La fine della pastorizia in Mongolia a causa della industrializzazione ormai quasi dappertutto padrona delle campagne. Lo svolgimento, però, non è corale perchè prende in considerazione soltanto [...] Vai alla recensione »
Quan An Wang, di nuovo insieme a Nan Yu, l'attrice con cui ha sempre lavorato, racconta la storia di Tuya, una giovane donna riservata e determinata che vive nella parte cinese della Mongolia. Il film, anche se non troppo solido dal punto di vista drammatico, riproduce, con grande attenzione ai dettagli, i ritmi lenti della vita nelle campagne cinesi.
Orso d'oro al festival di Berlino, Il matrimonio di Tuya ha il merito di riportare sul grande schermo - quindici anni dopo Urga di Mikhalkov - le desolate, primigenie, stordenti solitudini della Mongolia. Il regista Quanan Wang, inoltre, esibisce un tratto elegante e delicato nel raccontare le disavventure della contadina del titolo, afflitta da un marito invalido e costretta a pianificare il divorzio [...] Vai alla recensione »
Immaginate la Mongolia più sperduta. Di più. Immaginate un posto dove l'acqua bisogna andarla a prendere in un pozzo lontanissimo da casa, riempiendo bidoni (si capisce, guardando la scena, che la plastica un po' di bene all'umanità lo ha fatto, almeno quanto la lavatrice: con contenitori ecologici la fatica sarebbe stata doppia). Immaginate un'abitazione in mezzo al nulla, più simile a una tenda che [...] Vai alla recensione »
Gobbe scure di cammello, greggi di montoni, scialli multicolor, lande di terra screpolata ai margini del mondo. Là dove tende e sentieri sono semplici tratti di solitudine all'interno di un deserto brullo, di tanto in tanto sporcato dall'ingresso visivo di qualche motoretta sgangherata o di qualche furgoncino ante-litteram. Questo, perché, in fondo, quella che passa davanti ai nostri occhi nel primo [...] Vai alla recensione »