ciro
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giovedì 26 gennaio 2006
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fortuna e talento.
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Una pallina da tennis che rimbalza sulla rete. Una sequenza al ralenty e una voce fuori campo che accompagnano, solenni, quella pallina metafora del caos che governa il mondo. E’ tutto qui, racchiuso nel fantastico e indimenticabile minuto iniziale, il senso dell’ultimo film di Woody Allen, perfetta sintesi della casualità del vivere, in cui ogni evento è frutto del caso, della fortuna, delle coincidenze ingovernabili.
A Chris, giovane irlandese ex-stella del tennis mondiale, ogni cosa sembra andare per il verso giusto, tutto nella sua vita volge incredibilmente al meglio, seppur tra vicissitudini drammatiche che si susseguono in un crescendo addirittura epico, grazie ad una capacità di giocare con la tensione e la suspence che Allen ci aveva sin qui tenuto (chissà perché) nascosta.
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Una pallina da tennis che rimbalza sulla rete. Una sequenza al ralenty e una voce fuori campo che accompagnano, solenni, quella pallina metafora del caos che governa il mondo. E’ tutto qui, racchiuso nel fantastico e indimenticabile minuto iniziale, il senso dell’ultimo film di Woody Allen, perfetta sintesi della casualità del vivere, in cui ogni evento è frutto del caso, della fortuna, delle coincidenze ingovernabili.
A Chris, giovane irlandese ex-stella del tennis mondiale, ogni cosa sembra andare per il verso giusto, tutto nella sua vita volge incredibilmente al meglio, seppur tra vicissitudini drammatiche che si susseguono in un crescendo addirittura epico, grazie ad una capacità di giocare con la tensione e la suspence che Allen ci aveva sin qui tenuto (chissà perché) nascosta. In questo senso dunque Match Point assomiglia a un’opera di Dostoeskij, all’interno della quale si muove, leggero e sfuggente, il protagonista di un romanzo di Maupassant. Un Bel-Ami che si aggira tra le pagine di Delitto e Castigo (anche se sarebbe meglio dire di Delitto senza Castigo), con un cinismo e un distacco che rimandano al miglior noir.
Ed a chiudere il cerchio, perfetto, lo spiazzante finale, un anello che (ancora al ralenty), sembra danzare nell’aria, sospeso tra tempo e destino, riportandoci al principio del film, alla visione filosofica e antideterministica dell’universo entropico del regista.
Solenne ed essenziale, colto e raffinato, capolavoro fuori dal tempo.
Grazie Woody.
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(di andrea)
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(di ciro)
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stefano
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domenica 15 gennaio 2006
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match point: delitto e castigo secondo woody allen
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Una pallina da tennis viene lanciata da una parte all’altra del campo; a un certo punto, la pallina rimbalza sulla rete e rimane sospesa nell’aria: sarà solo il caso a decidere in quale metà del campo cadrà alla fine, decretando così le sorti della partita. In questo singolare incipit è riassunto il senso del nuovo, splendido film di Woody Allen, Match point, un autentico gioiello nella produzione del grande maestro (oltre che uno dei suoi lavori più insoliti). Innanzitutto, per la prima Allen ha scelto di giocare in trasferta: il film infatti non si svolge a New York, cornice indimenticabile di pellicole quali Io e Annie e Manhattan, bensì a Londra: la Londra raffinata e suggestiva dei quartieri alti, tra i palazzi della City e le gallerie d’arte, scenario malinconico e perfetto per questa storia che si ispira a Delitto e castigo e che prosegue il discorso già impostato con il precedente, magnifico Crimini e misfatti.
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Una pallina da tennis viene lanciata da una parte all’altra del campo; a un certo punto, la pallina rimbalza sulla rete e rimane sospesa nell’aria: sarà solo il caso a decidere in quale metà del campo cadrà alla fine, decretando così le sorti della partita. In questo singolare incipit è riassunto il senso del nuovo, splendido film di Woody Allen, Match point, un autentico gioiello nella produzione del grande maestro (oltre che uno dei suoi lavori più insoliti). Innanzitutto, per la prima Allen ha scelto di giocare in trasferta: il film infatti non si svolge a New York, cornice indimenticabile di pellicole quali Io e Annie e Manhattan, bensì a Londra: la Londra raffinata e suggestiva dei quartieri alti, tra i palazzi della City e le gallerie d’arte, scenario malinconico e perfetto per questa storia che si ispira a Delitto e castigo e che prosegue il discorso già impostato con il precedente, magnifico Crimini e misfatti. In questo film Woody Allen ci racconta le vicende di Chris, un giovane insegnante di tennis che, un po’ per fortuna e un po’ grazie al suo naturale carisma, viene introdotto in una rispettabile famiglia dell’alta borghesia londinese e si fidanza con Chloe, la sorella del suo amico Tom. Il padre di Chloe procura a Chris un ottimo impiego e ne fa un uomo di successo: tutto procede per il meglio, fino a quando Chris non perde la testa per una conturbante attricetta americana, Nola, e inizia con lei una pericolosa relazione clandestina. Grazie all’abilissima regia, Woody Allen fa in modo che lo spettatore simpatizzi fin da subito con il protagonista, un giovane di umili origini che si muove in una società dominata dalle spietate regole del denaro, e che finisca inevitabilmente col parteggiare per lui, diventandone in un certo senso complice e confidente. Il risultato è un film amaro e crudele, che descrive con impietosa lucidità le debolezze umane, la necessità del delitto e l’assenza del castigo, in un mondo in cui non esiste una giustizia divina e nel quale il caso è l’unico arbitro in grado di decidere le sorti del nostro destino. Allontanandosi dal genere a lui più congeniale della commedia, Woody Allen ci ha regalato un altro dei suoi capolavori, un film spietato e bellissimo che appassionerà lo spettatore dall’inizio alla fine. Assolutamente da vedere!
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elia
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lunedì 16 gennaio 2006
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allen ci piaci
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Due sono i buoni motivi per vedere questo film: Woody Allen, mai così cinico e sorprendente e Scarlet Johansson. Il concetto che la fortuna o la sfortuna, sotto forma di un evento favorevole anzichè sfavorevole, decida la sorte delle persone, irrompe nella mente passando dal cuore. La razionalità umana, nella decisione di non rinunciare al proprio benessere economico sociale, ha il sopravvento sul vero amore e sulla scelta di un futuro piu' incerto. Per una volta qualcuno ha avuto il coraggio di costruire una storia dal risvolto incredibilmente crudele e fondato sulle reali paure umane. La povertà, l'incertezza, la mancata considerazione delle persone, l'anonimato sociale, ad oggi sono autentici tormenti da cui ognuno crea le proprie ambizioni, i propri sogni o desideri.
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Due sono i buoni motivi per vedere questo film: Woody Allen, mai così cinico e sorprendente e Scarlet Johansson. Il concetto che la fortuna o la sfortuna, sotto forma di un evento favorevole anzichè sfavorevole, decida la sorte delle persone, irrompe nella mente passando dal cuore. La razionalità umana, nella decisione di non rinunciare al proprio benessere economico sociale, ha il sopravvento sul vero amore e sulla scelta di un futuro piu' incerto. Per una volta qualcuno ha avuto il coraggio di costruire una storia dal risvolto incredibilmente crudele e fondato sulle reali paure umane. La povertà, l'incertezza, la mancata considerazione delle persone, l'anonimato sociale, ad oggi sono autentici tormenti da cui ognuno crea le proprie ambizioni, i propri sogni o desideri. Chiunque guardando il film direbbe di aver fatto la scelta opposta del protagonista. Invece no, la passione che lega Nola e Chris non basta, o perlomeno non ha la stessa forza dell'istinto di sopravvivenza umano che ti fa pensare a te stesso prima di ogni altra cosa. Allen ce lo spiattella dritto in faccia e per questo lo adoro. Niente finale smielato e coerenza a tutta birra.
Un occhio di riguardo per Scarlet Johansson, sempre più bella e brava come non mai. Esprime al meglio ogni tipo di sentimento: amore, odio, gelosia, passione.
Drammatica, sensuale, ammaliante con un solo sguardo, perfetta. Fa innamorare di lei
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fabio
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domenica 29 gennaio 2006
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match point
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Con questo film Allen senbra confermare che l'umorismo è una possibile sfaccettatura del cinismo: più accessibile e semplice ma, in fondo, della stessa matrice. "Match point" rappresenta una storia esemplare per meditare sul caso e sui "dardi dell'oltraggiosa sorte"...una continua citazione colta in cui, fin dall'inizio, il tennista in crisi ed in cerca di fede, si perde nella lettura di "Delitto e Castigo" fino a smarrirsi nel delitto inutile, dettato dalle fredde leggi meccaniche del successo nell'alta società. "Se Dio non esiste tutto è permesso"...da parte di Allen una ricerca spasmodica di morale e di un senso alla vita, fuori dalle regole umane e spietate dei vinti e dei vincitori. Il punto del match che accorda la vittoria all'amaro tennista Chris (non c'è felicità nel delitto, comunque) è la sequenza magistrale.
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Con questo film Allen senbra confermare che l'umorismo è una possibile sfaccettatura del cinismo: più accessibile e semplice ma, in fondo, della stessa matrice. "Match point" rappresenta una storia esemplare per meditare sul caso e sui "dardi dell'oltraggiosa sorte"...una continua citazione colta in cui, fin dall'inizio, il tennista in crisi ed in cerca di fede, si perde nella lettura di "Delitto e Castigo" fino a smarrirsi nel delitto inutile, dettato dalle fredde leggi meccaniche del successo nell'alta società. "Se Dio non esiste tutto è permesso"...da parte di Allen una ricerca spasmodica di morale e di un senso alla vita, fuori dalle regole umane e spietate dei vinti e dei vincitori. Il punto del match che accorda la vittoria all'amaro tennista Chris (non c'è felicità nel delitto, comunque) è la sequenza magistrale...l'anello predato e lanciato nel Tamigi cade dalla balaustra nel campo del tennista ma gli accorda il punto della vittoria anziché la sconfitta..il caso governa il bene ed il male e per questa vita il male serve più del bene. Un messaggio amaro che Allen regala al pubblico, denso di significato. Ho lasciato la sala meditando sul film e questo vuol dire cinema...alcune ingenuità di sceneggiatura sono facilmente perdonate di fronte all'essenza filosofica che Allen rinvia agli spettatori. Finale triste ed amaro, come triste è del resto la vita, con il contrappunto di melodramma lirico a scandirne la rappresentazione in ogni punto del film. Grande film.
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(di meriggiar)
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andrea giostra
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lunedì 17 settembre 2012
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delitto e castigo.
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E’ certo che Woody Allen conosca benissimo gli scritti di Sigmund Freud e di Fëdor MichajlovičDostoevskij. E’ certo, anche, che Woody Allen abbia letto appassionatamente “Delitto e castigo” pubblicato da Fëdor Michajlovičnel 1866 in Russia. E’ certo, ancora, che Woody ami costruire trame dove il delitto, il cinico assassinio, l’anima criminale dell’essere umano, la sete di potere e di denaro, la spasmodica ambizione, l’arrivismo a tutti i costi, siano elementi spesso essenziali. Ma è anche vero che Allen dà sempre molto spazio al fato, alla casualità, all’imprevedibile, all’apparente e caotica complessità dell’universo, all’incomprensibile e al complicato che quasi sempre, a posteriori, si traducono in un senso che noi umani non avevamo previsto, al senso della vita e alla ricerca dell’etica e della morale, alle regole non scritte della vita che ci fanno vinti e qualche volta vincitori, prede o predatori.
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E’ certo che Woody Allen conosca benissimo gli scritti di Sigmund Freud e di Fëdor MichajlovičDostoevskij. E’ certo, anche, che Woody Allen abbia letto appassionatamente “Delitto e castigo” pubblicato da Fëdor Michajlovičnel 1866 in Russia. E’ certo, ancora, che Woody ami costruire trame dove il delitto, il cinico assassinio, l’anima criminale dell’essere umano, la sete di potere e di denaro, la spasmodica ambizione, l’arrivismo a tutti i costi, siano elementi spesso essenziali. Ma è anche vero che Allen dà sempre molto spazio al fato, alla casualità, all’imprevedibile, all’apparente e caotica complessità dell’universo, all’incomprensibile e al complicato che quasi sempre, a posteriori, si traducono in un senso che noi umani non avevamo previsto, al senso della vita e alla ricerca dell’etica e della morale, alle regole non scritte della vita che ci fanno vinti e qualche volta vincitori, prede o predatori. Tutti questi elementi sono straordinariamente, efficacemente e magistralmente rappresentati in “Match Point”. Woody Allen, come dicono tutti (quasi tutti!), è un grandissimo Maestro del cinema, qualcuno dice un Genio del cinema. Chi in proposito ha qualche dubbio, con “Match Point” lo vedrà inesorabilmente svanire e diradarsi per sempre. Questo è un gran bel film. Da non perdere assolutamente.
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everlong
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giovedì 10 febbraio 2011
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l'effetto farfalla
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Match Point, ovvero la teoria del caos secondo Woody Allen. Un film bellissimo. Perdoniamo il genio newyorkese se in questo lavoro è tornato ad insistere su temi già toccati ed affrontati (Crimini e Misfatti su tutti), senza offrirci una nuova prospettiva filosofica sulla vita (vorremmo sempre cose nuove dal buon Woody!!) Siamo lieti di perdonarlo perché questo film è davvero ben fatto. Innanzitutto, c'è da dire che insieme ad Interiors e a Sogni e Delitti, Match Point rappresenta l'eccezione alla vastissima produzione di commedie che il regista ci ha regalato. Match Point mette in pausa l'ironia, il sarcasmo, la risata, la gag, a cui siamo abituati, per avviare un percorso a ritroso che ha radici nella stessa tragedia greca (nel film è presente anche una citazione da Sofocle).
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Match Point, ovvero la teoria del caos secondo Woody Allen. Un film bellissimo. Perdoniamo il genio newyorkese se in questo lavoro è tornato ad insistere su temi già toccati ed affrontati (Crimini e Misfatti su tutti), senza offrirci una nuova prospettiva filosofica sulla vita (vorremmo sempre cose nuove dal buon Woody!!) Siamo lieti di perdonarlo perché questo film è davvero ben fatto. Innanzitutto, c'è da dire che insieme ad Interiors e a Sogni e Delitti, Match Point rappresenta l'eccezione alla vastissima produzione di commedie che il regista ci ha regalato. Match Point mette in pausa l'ironia, il sarcasmo, la risata, la gag, a cui siamo abituati, per avviare un percorso a ritroso che ha radici nella stessa tragedia greca (nel film è presente anche una citazione da Sofocle). Match Point è una tragedia moderna anti-deterministica che pare affondare la lama in quel cinismo crudo, iniquo e immorale che poi si dimostra essere un semplice sguardo oggettivo alle cose. Se in una vita in cui regna il caos e in cui siamo continuamente soggetti all' "effetto farfalla" vediamo cinismo e ingiustizia, forse è perché ci sentiamo particolarmente coinvolti e soggettivamente proiettati in ciò che vediamo e viviamo. Allen ci offre la sua interpretazione, il suo punto di vista sugli accadimenti della vita ma allo stesso tempo ne oggettivizza il senso, per cui non si può scambiare per cinismo ciò che è il caso a lasciar accadere. Come una pallina da tennis (vedasi la scena iniziale, metafora di tutto il film) che sfiora in net può segnare l'epilogo di una partita (superando la rete o rimbalzandoci addosso), così un qualsiasi evento apparentemente insignificante può avere effetti su larga scala, fino a travolgere le vite delle persone. Il buon vecchio Woody riesce così a sminuire l'essere umano onnipotente, svuotandone la pomposità, la presunzione di poter essere causa di ogni cosa, il principio deterministico che fa della vita una operazione di semplice e pura volontà soggettiva. Match Point non fa altro che riportarci alle nostre reali dimensioni, ossia qualcosa di piccolo, di relativo, di debole e di infinitesimale. Prima che determinanti, sembra dire Allen, siamo determinati dalla sorte, dalle infinite possibilità della vita. E non c'è bene o male in ciò che accade, non c'è giudizio di valore, ma siamo noi che attribuiamo senso alle cose perché ci appartengano, perché diventino nostre, perché soccombano alla nostra conoscenza e alla nostra capacità di determinare gli eventi. Un film costruito in modo magistrale. C'è suspense, c'è tensione. Un dramma tragico che sfiora il thriller e il giallo inverso alla Tenente Colombo. Siamo quindi portati a schierarci con l'assassino pur sapendo che ciò è ingiusto, sbagliato e riprovevole. E' in questo modo che Allen ci fa vivere il conflitto interno al protagonista, una dissociazione tra la perfetta cosapevolezza del bene e del male e il bisogno istintivo di dimenticarsene per sopravvivere, per non lasciarsi travolgere dal corso degli eventi. Eppure, per quanto il protagonista tenterà di determinare il proprio destino, sarà il caso a prendere la decisione finale. Come è stato il caso a stabilire incontri, morti innocenti, traiettorie decisive, figli e quant'altro. Un Woody Allen diverso dal solito che potrebbe, sì, peccare di ripetitività, ma che in fondo non fa altro che regalarci un nuovo piccolo gioiellino.
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bruce harper
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martedì 11 settembre 2012
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l'arrivismo ai tempi di woody.
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Può Woody Allen girare un film senza Woody Allen? O meglio senza la sua verve,la sua vis comica,i suo marchi di fabbrica. La storia esula da New York e dai sui convenzionali e collaudati isterismi,ma a starci attenti tutto ritorna, in questo caso tranne il destino. In che genere si inscrive il film? Psyco-thriller, noir, melodramma,opera lirica, pièce teatrale,romanzo epico (vedi l'eloquente richiamo a Dostoevskij)...no, niente da fare. L'opera si iscrive nel genere Woody Allen. Un genere sfuggente, evasivo, annidato in un angolo oscuro della psiche umana.
Nella prima parte del film,che a torto o a ragione può apparire anche noiosa, il film sembra esplicitamente svelare le sue carte, fare il suo gioco: può un individuo voltare le spalle al paradiso (del benessere, dell'appagamento, sociale, finanziario) per cedere il passo all'ardente, logorante, cieca passione? Al desiderio puro e immacolato? Forse.
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Può Woody Allen girare un film senza Woody Allen? O meglio senza la sua verve,la sua vis comica,i suo marchi di fabbrica. La storia esula da New York e dai sui convenzionali e collaudati isterismi,ma a starci attenti tutto ritorna, in questo caso tranne il destino. In che genere si inscrive il film? Psyco-thriller, noir, melodramma,opera lirica, pièce teatrale,romanzo epico (vedi l'eloquente richiamo a Dostoevskij)...no, niente da fare. L'opera si iscrive nel genere Woody Allen. Un genere sfuggente, evasivo, annidato in un angolo oscuro della psiche umana.
Nella prima parte del film,che a torto o a ragione può apparire anche noiosa, il film sembra esplicitamente svelare le sue carte, fare il suo gioco: può un individuo voltare le spalle al paradiso (del benessere, dell'appagamento, sociale, finanziario) per cedere il passo all'ardente, logorante, cieca passione? Al desiderio puro e immacolato? Forse. Parliamone. E questo è l'ouverture. Ed ecco che d'improvviso, inaspettatamente, tutto vira, volta pagina, inverte la rotta. Il secondo atto incarna l'anima,il cuore dell'opera. Tutto può succedere. Anche in uno stile estetico tanto compassato e austero come quello che l'istrionico Woody ha deciso di affibbiare al racconto.
Fermolestando che l'eclettismo c'è, è presente, pulsa, tambureggia. Numerosi infatti i punti di forza dell’opera: la caratterizzazione psicologica,i colpi di scena (folgorante l'assassinio della vicina e l'ultimo, raggelante turning point del dialogo tra i due sbirri ingenui), la recitazione duttile e farisea di Scarlett, una magnifica Londra, mai vista così nitida, le rasoiate sulla meccanicità sterile dell'upper class, le abituali punch lines di Woody? In questo caso no grazie, a parte la prima artificiosa premessa. Così come non mancano i punti deboli: la trama non è certo avvincente, desueta,il ritmo non è di sicuro serrato, alcuni amabili personaggi vengono misteriosamente meno in corsa d'opera (la madre e il fratello di Chloe), Jonathan R. Meyers sarà pure faunesco, ma la sua recitazione è monolitica, eppure il film rimane un gran bel film. Potete scommetterci la parcella dell'analista!
Il modo in cui l’opera fa ragionare sull'esistenza, la mia esistenza, la tua, sulla caducità del nostro agire e sulle variabili dell'incidenza del caso è straordinario,impareggiabile e invita e riflettere. E' plausibile l'assunto del film: possono il caso e il suo incedere influire sul corso degli eventi, sulle nostre labili vicende esistenziali, le nostre avventure umane più della nostra volontà, il nostro potenziale, le nostre capacità di mimesi e di adattamento? Pensaci. Pensaci bene. Il costante dualismo con l'Opera è illuminante. Anche nell'Opera amore e morte convergono, spesso con risultati tragici e nonsense. E poi c'è il teatro, ebbene si, anche qui. In questo lavoro così atipico. Ma nel teatro,si sa, ognuno paga le sue colpe, è condannato per i suoi reati, castigato per le proprie umane debolezze, i doppigiochi, e ipoteca il suo destino. Ineluttabile. Come Otello x la propria gelosia, o come gli epocali amanti di Verona, loro si, per la loro lacerante passione. Ma qui no. Questo è il cinema, baby! Qui tutto può essere ribaltato,stravolto, (ir-)razionalizzato.
Colpisce come il sempiterno pessimismo di fondo di Woody, costante nelle commedie, si stemperi in un beffardo e maligno ottimismo che proscioglie Chris dalle sue colpe nel dramma, permettendogli di salvare capra e cavoli. Qual è il messaggio in questo caso? Voi lo sapete? Io no. Ma il film resta cmq un gioiello.
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rosafio joel
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giovedì 27 marzo 2008
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quando la casualità ha una scelta (e che scelta!)
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Avere o essere! Questo è il centro del film di Woody Allen “Matchpoint”. Ho letto molte recensioni su quest’opera e tutte, ma proprio tutte elevano come la casualità degli episodi sia il tema fondamentale, di come possano portare una persona a costruirsi dei percorsi di vita fino ad attimi prima impensabili! Ma, a mio avviso, è proprio dopo la casualità che si delinea il tema principale del film, apertamente in contrasto con quello appena citato: la scelta. La scelta se vivere con il vero amore o con quello finto. La scelta di vivere alla giornata o di cullarsi su allori non propri. La scelta di essere felici o di comprarsi la gioia con i soldi. E’ la scelta di vivere secondo la modalità dell’avere o dell’essere, una tematica cara ad Erich Fromm.
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Avere o essere! Questo è il centro del film di Woody Allen “Matchpoint”. Ho letto molte recensioni su quest’opera e tutte, ma proprio tutte elevano come la casualità degli episodi sia il tema fondamentale, di come possano portare una persona a costruirsi dei percorsi di vita fino ad attimi prima impensabili! Ma, a mio avviso, è proprio dopo la casualità che si delinea il tema principale del film, apertamente in contrasto con quello appena citato: la scelta. La scelta se vivere con il vero amore o con quello finto. La scelta di vivere alla giornata o di cullarsi su allori non propri. La scelta di essere felici o di comprarsi la gioia con i soldi. E’ la scelta di vivere secondo la modalità dell’avere o dell’essere, una tematica cara ad Erich Fromm. Non me ne voglia qualcuno se cito un sociologo, ma questo film di Woody Allen sembra sintetizzare perfettamente il nocciolo, il problema dell’uomo moderno: quello di vivere ogni giorno con l’obiettivo di possedere qualcosa. Fromm sapientemente intuisce che il malore della società attuale è quello di scambiare la nozione di avere con quella di essere. Se il protagonista infatti compie un percorso in questa vicenda è, con l’aiuto della fortuna, proprio quello di scalare velocemente le gerarchie sociali, arrivando a sposare la figlia di un ricco imprenditore solo per mantenere un buon tenore di vita. Il punto è che l’uomo da queste possibilità di ricchezze diventa cieco, avido, cinico.
La modalità di vita dell’essere si concentra sul vivere pienamente, interagire con ogni cosa in modo sincero e creativo; è attività liberatrice. E, cosa più importante, non mira a possedere alunchè a parte il minimo indispensabile per vivere correttamente.
In questo caso, il protagonista ha l’opportunità di vivere bene con se stesso nel lasciare la moglie per la ragazza che ama veramente, nonostante così facendo non abbia garanzie sul futuro; ma è qui che subentra nuovamente Fromm: “Chi si trovi in questa condizione (e cioè nella modalità dell’avere), ignora che, una volta gettata via la stampella della proprietà, può cominciare finalmente a servirsi delle sue proprie forze, a camminare con le sue gambe. A trattenerlo è l’illusione che non è in grado di camminare da solo, la paura di crollare qualora non sia più sostenuto dalle cose che possiede.”
E il protagonista che fa? La stampella la getta? Purtroppo no. E’ sopraffatto dalla paura di rimanere a terra. La sua felicità interiore evidentemente è meno importante del bene materiale. Cosa fa allora? Semplice: la sua unica vera felicità la soffoca, ammazzandola impietosamente. Dona il buio all’unica cosa che poteva toglierli la sua vita ‘acquisita’ ma che temporaneamente avrebbe potuto renderlo veramente felice. Ha vinto la modernità, l’industria, l’economia, i soldi, la superficialità. Ha vinto l’uomo moderno e la sua falsità.
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lady darkness 90
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mercoledì 23 maggio 2012
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una cinica ironia
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Un buon film che non annoia ma che crea una crescente tensione,tensione anche erotica che trasmette la relazione tra nola e chris fino a sfociare in un delirio omicida. Adorabile l ironia cinica con cui Allen invece descrive il matrimonio di chris con clhoe , fatto di bugie, borghesia e convenienza. Questo film mette in luce un certo aspetto della nostta societa', di borghesi arricchiti che apparentemente vivono in un mondo ovatttato ma nascondono spessissimo matrimoni d interesse che vincono purtroppo anche sulle grandi passioni , su quell amore puro anche se clandestino. Perche essere piu felici con la persona giusta quando si puo ingannare una brava ricca ragazza, che non amiamo ma ci garantira il tenore di vita che abbiamo sempre sognato? Splendida l interpretazione della Johansonn, disperata, ansiosa e incinta di un uomo insensibile e bugiardo.
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Un buon film che non annoia ma che crea una crescente tensione,tensione anche erotica che trasmette la relazione tra nola e chris fino a sfociare in un delirio omicida. Adorabile l ironia cinica con cui Allen invece descrive il matrimonio di chris con clhoe , fatto di bugie, borghesia e convenienza. Questo film mette in luce un certo aspetto della nostta societa', di borghesi arricchiti che apparentemente vivono in un mondo ovatttato ma nascondono spessissimo matrimoni d interesse che vincono purtroppo anche sulle grandi passioni , su quell amore puro anche se clandestino. Perche essere piu felici con la persona giusta quando si puo ingannare una brava ricca ragazza, che non amiamo ma ci garantira il tenore di vita che abbiamo sempre sognato? Splendida l interpretazione della Johansonn, disperata, ansiosa e incinta di un uomo insensibile e bugiardo.. Allen e riuscito bene a portare agli estremi una storia di vita comune, facendola sfociare in un macabro epilogo. Assolutamente da vedere!
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jaky86
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mercoledì 23 febbraio 2011
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un inedito e fantastico allen
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Ci trasferiamo da New York a Londra, mentre Gershwin viene sostituito da Verdi e Rossini, ma il genio di Woody rimane. Una storia di amore e tradimenti ambientata tra la borghesia inglese sfocia in tragedia quando Tom non riesce a resistere alla futura cognata, una Scarlett Johansson fantastica. Sarà la sorte a decidere il finale, come quando la pallina da tennis si scaglia sulla rete e cadendo da una parte o dall'altra può decidere l'esito di una partita, disegnando il confine labile tra vittoria e sconfitta. Sicuramente il miglior Allen degli ultimi 10 anni, dove la sua produzione stakanovista non ci ha regalato grandissime perle. Indimenticabile il personaggio interpretato dalla Johansson; il regista ci dimostra tutto il suo amore per la sua musa, ricoprendola di una sensualità indimenticabile.
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Ci trasferiamo da New York a Londra, mentre Gershwin viene sostituito da Verdi e Rossini, ma il genio di Woody rimane. Una storia di amore e tradimenti ambientata tra la borghesia inglese sfocia in tragedia quando Tom non riesce a resistere alla futura cognata, una Scarlett Johansson fantastica. Sarà la sorte a decidere il finale, come quando la pallina da tennis si scaglia sulla rete e cadendo da una parte o dall'altra può decidere l'esito di una partita, disegnando il confine labile tra vittoria e sconfitta. Sicuramente il miglior Allen degli ultimi 10 anni, dove la sua produzione stakanovista non ci ha regalato grandissime perle. Indimenticabile il personaggio interpretato dalla Johansson; il regista ci dimostra tutto il suo amore per la sua musa, ricoprendola di una sensualità indimenticabile.
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