Match Point |
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Un film di Woody Allen.
Con Jonathan Rhys Meyers, Scarlett Johansson, Brian Cox, Emily Mortimer, Matthew Goode.
continua»
Drammatico,
durata 124 min.
- USA, Gran Bretagna 2005.
uscita venerdì 13 gennaio 2006.
MYMONETRO
Match Point
valutazione media:
3,44
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Quando la Casualità ha una Scelta (e che Scelta!)di Rosafio JoelFeedback: 0 |
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giovedì 27 marzo 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Avere o essere! Questo è il centro del film di Woody Allen “Matchpoint”. Ho letto molte recensioni su quest’opera e tutte, ma proprio tutte elevano come la casualità degli episodi sia il tema fondamentale, di come possano portare una persona a costruirsi dei percorsi di vita fino ad attimi prima impensabili! Ma, a mio avviso, è proprio dopo la casualità che si delinea il tema principale del film, apertamente in contrasto con quello appena citato: la scelta. La scelta se vivere con il vero amore o con quello finto. La scelta di vivere alla giornata o di cullarsi su allori non propri. La scelta di essere felici o di comprarsi la gioia con i soldi. E’ la scelta di vivere secondo la modalità dell’avere o dell’essere, una tematica cara ad Erich Fromm. Non me ne voglia qualcuno se cito un sociologo, ma questo film di Woody Allen sembra sintetizzare perfettamente il nocciolo, il problema dell’uomo moderno: quello di vivere ogni giorno con l’obiettivo di possedere qualcosa. Fromm sapientemente intuisce che il malore della società attuale è quello di scambiare la nozione di avere con quella di essere. Se il protagonista infatti compie un percorso in questa vicenda è, con l’aiuto della fortuna, proprio quello di scalare velocemente le gerarchie sociali, arrivando a sposare la figlia di un ricco imprenditore solo per mantenere un buon tenore di vita. Il punto è che l’uomo da queste possibilità di ricchezze diventa cieco, avido, cinico. La modalità di vita dell’essere si concentra sul vivere pienamente, interagire con ogni cosa in modo sincero e creativo; è attività liberatrice. E, cosa più importante, non mira a possedere alunchè a parte il minimo indispensabile per vivere correttamente. In questo caso, il protagonista ha l’opportunità di vivere bene con se stesso nel lasciare la moglie per la ragazza che ama veramente, nonostante così facendo non abbia garanzie sul futuro; ma è qui che subentra nuovamente Fromm: “Chi si trovi in questa condizione (e cioè nella modalità dell’avere), ignora che, una volta gettata via la stampella della proprietà, può cominciare finalmente a servirsi delle sue proprie forze, a camminare con le sue gambe. A trattenerlo è l’illusione che non è in grado di camminare da solo, la paura di crollare qualora non sia più sostenuto dalle cose che possiede.” E il protagonista che fa? La stampella la getta? Purtroppo no. E’ sopraffatto dalla paura di rimanere a terra. La sua felicità interiore evidentemente è meno importante del bene materiale. Cosa fa allora? Semplice: la sua unica vera felicità la soffoca, ammazzandola impietosamente. Dona il buio all’unica cosa che poteva toglierli la sua vita ‘acquisita’ ma che temporaneamente avrebbe potuto renderlo veramente felice. Ha vinto la modernità, l’industria, l’economia, i soldi, la superficialità. Ha vinto l’uomo moderno e la sua falsità.
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