Mi rendo conto che il giudizio a caldo può apparire frettoloso,ma è certo il più sincero,sono uscito dal cinema con un senso di insoddisfazione generica,nonostante tre tormentoni che dovrebbero appassionare e che,confesso,per un po' mi hanno confuso le idee.Il primo è la burrosa pelle di Scarlett (la calda preda),il secondo è il tema del Fato,il vero Deus ex-machina della pellicola,imparziale,volutamente privo di moralità,caotico e mescolatore,di fronte al mondo della commedia umana,sempre noiosa e ben delineata dal DNA dei personaggi,fra competizione,opportunismo,ingenuità ed ormoni viaggianti.Il terzo tormentone è l'intrigo,che nel finale pesca fra Hitchcock,Tarantino e Fritz Lang,cambiando il ritmo ad un film che altrimenti,per lentezza narrativa,rischierebbe di far indignare lo spettatore.Tuttavia lo indigna volutamente anche con i suoi ultimi minuti di follia e questo,tutto sommato,non è il lato peggiore,anche se ai più smaliziati appare un calcolato effettaccio finale per stupire.E' un Allen meno diretto,meno genuino,sempre più volpone,per l'uso che fa degli ingredienti ormai noti.Smessi i panni dei suoi personaggi storici,che probabilmente recupera solo quando i produttori puntano i piedi,gioca a fare il regista.Se non è anche protagonista,sfrutta meglio l'assenza della sua ingombrante e delineata macchietta intellettual-fisica,ma sembra sempre un dilettante che oggi gioca a motteggiare Fellini,domani vorrebbe essere il "very British" James Ivory ed il giorno dopo amerebbe essere Chaplin.E' una condanna che colpisce prima o poi tutti i comici in odor di genialità,anche il nostro Benigni non ne è esente e così alterna fortunate pellicole a meno fortunati lavori,che dipendono troppo da istrionismo e sceneggiatura,cioè da una buona storia e dalla capacità di interpretarla.Ma torniamo a Woody,il Fato è trasversale a tutto il film,da quando ha girato La Dea dell'Amore,con tanto di simulazione della tragedia greca nel teatro di Taormina,è divenuto una delle sue ossessioni,che coltiva da dilettante,come tutto ciò che non è cinema e che culturalmente lo circonda.Questa sua superficialità l'abbiamo sempre perdonata,se massacrando Kant,terminava con una battuta su Ragion Pratica in relazione con la scelta del giusto formaggio prima del dessert ! Anche questa nuova ossessione per l'opera è made in USA e radical-chic,va di moda come la villa in Toscana.Si potrebbe trovare più sapienza about the OPERA in un bar della bassa parmense.Dobbiamo perdonargli tutto ?
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