Match Point |
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Un film di Woody Allen.
Con Jonathan Rhys Meyers, Scarlett Johansson, Brian Cox, Emily Mortimer, Matthew Goode.
continua»
Drammatico,
durata 124 min.
- USA, Gran Bretagna 2005.
uscita venerdì 13 gennaio 2006.
MYMONETRO
Match Point
valutazione media:
3,44
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Allen si rinnovadi David KubrickFeedback: 100 |
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martedì 3 giugno 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il primo film di Woody Allen girato interamente fuori dagli USA,giunge in un momento particolare della sua carriera di regista e sceneggiatore. Il celebre cineasta di Manhattan arrivava infatti da una serie poco fortunata di film:non è certo un mistero il fatto che Allen abbia sempre riscosso molto più successo nel vecchio continente che in patria. E lo stesso regista sembra volerne prendere atto nel suo “Hollywood Ending”,film del 2002 in cui il protagonista (interpretato dallo stesso Allen) si ritrova,alla fine del film,a spostarsi in Francia per poter girare una nuova pellicola,data la scarsa considerazione di cui gode in America tra il pubblico e la critica. Sembrava quindi che anche Woody Allen fosse giunto al suo “Viale del tramonto”.Invece il regista riesce a sorprendere tutti con un film che si discosta molto dai suoi standard.”Chi disse preferisco avere fortuna che talento,percepì l’essenza della vita”.La pellicola si apre con un’immagine insolita ma incredibilmente efficace:una pallina da tennis che rimbalza sul bordo di una rete,senza però lasciare intuire da quale parte cadrà. La scena è accompagnata da un voice over,come se lo stesso regista volesse prendere la parola,che sfrutta questa immagine come uno specchio dell’esistenza umana:la pallina può cadere da una parte o dall’altra ,ma ,comunque vada,essa è sempre fuori dal nostro controllo. Una perentoria metafora dell’essenza della vita. Ma dovremo attendere la fine del film per sapere da quale parte della rete cadrà la pallina. Notiamo subito come per questo film il regista abbia cambiato location:non più i grattacieli della Grande Mela,ma il Big Ben,Buckingam Palace e il cielo plumbeo di Londra.La vicenda vede come protagonista Chris Wilton (Jonathan Rhys Meyers) un ex-giocatore di tennis che,appena trasferitosi nella capitale inglese,decide di guadagnarsi da vivere dando lezioni in un club frequentato dalla buona società britannica. Qui conosce Tom (Matthew Goode)figlio di un ricco imprenditore,che gli apre le porte degli ambienti più altolocati;a cominciare dall’Opera che,seppur presente in un numero limitato di scene,influenzerà il commento musicale dell’intero film. Non sono infatti più i ritmi sincopati del jazz ad accompagnare lo spettatore nel corso della pellicola,ma i toni più cupi e riflessivi dell’opera lirica(altro tentativo di distaccarsi dal suo stile classico).Chris diventa così parte di quel mondo tanto agognato dalla maggior parte delle persone comuni:abitazioni di lusso,abiti eleganti,feste mondane e la prospettiva di un lavoro redditizio sono le motivazioni che lo spingono a stringere una relazione con Chloe,sorella di Tom. E’ infatti lei uno dei due perni narrativi del film;il secondo è la bellissima e sensuale Nola (Scarlett Johansson) aspirante attrice di poco talento giunta in Inghilterra in cerca di fortuna nel mondo dello spettacolo. Il primo incontro di Chris con Nola lascia già intuire la forte attrazione che i due provano:la cinepresa si sofferma a lungo sui primi piani dei due attori,dandoci così l’occasione di cogliere meglio le loro espressioni e il loro gioco di sguardi. Non è difficile vedere come Allen giochi con i suoi personaggi,contrapponendo la dolce e ingenua (ma pur sempre di benestante famiglia) Chloe,alla più attraente Nola. Chris si ritrova così ad affrontare il più classico dei conflitti;quello tra ragione e passione:da una parte la donna alto-borghese che gli consentirebbe di vivere una vita agiata ma priva di forti emozioni ,dall’altra la prospettiva di una vita piena di passione ma senza i privilegi che una famiglia borghese porterebbe. La storia si sviluppa così in un crescente intreccio di menzogne e inganni che raggiunge il suo climax portando il protagonista alla più impensabile delle soluzioni. Quello che appare chiaro è che Chris non è in realtà una persona cattiva;sin dall’inizio del film sembra essere vittima di ciò che gli accade intorno,non riuscendo a prendere decisioni attive riguardo la sua vita,ed è proprio questa inerzia a trascinarlo in una situazione dove alla fine è costretto a fare una scelta. Ma nell’universo ateo di Allen (come già in “Crimini e Misfatti”)non c’è nessun Dio a giudicarci;nessuno a dirci quello che è giusto e quello che non lo è. Siamo noi i giudici di noi stessi ,le nostre scelte ci rivelano chi siamo veramente e ciascuno è condannato a portarne il peso;come in “Delitto e Castigo” il protagonista è schiacciato dal peso delle sue scelte. Ma se nel romanzo di Dostojevski il protagonista trova conforto nella fede,Chris è chiuso nella prigione del suo senso di colpa,senza nessuna possibilità di redenzione. La pressione si fa sempre più grande non solo per il crescente rimorso delle azioni compiute,ma anche per la polizia che sta indagando sul caso di omicidio e si porta sempre più vicina a lui. Gli eventi sembrano ormai condannare il nostro protagonista,quando ci troviamo di nuovo di fronte all’immagine d’apertura del film;ma questa volta vediamo che la pallina non va aldilà della rete:è la chiave di volta dell’intero film. Da qui in poi il regista segue con occhio impietoso il protagonista,sino all’epilogo,senza voler esprimere alcuna sentenza di condanna o assoluzione. Con quest’opera Allen dimostra così di essere un autore in grado di rinnovarsi,abbandonando i toni più ironici ai quali ci aveva abituato,pur rimanendo fedele al suo cinema.
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