Una pallina da tennis viene lanciata da una parte all’altra del campo; a un certo punto, la pallina rimbalza sulla rete e rimane sospesa nell’aria: sarà solo il caso a decidere in quale metà del campo cadrà alla fine, decretando così le sorti della partita. In questo singolare incipit è riassunto il senso del nuovo, splendido film di Woody Allen, Match point, un autentico gioiello nella produzione del grande maestro (oltre che uno dei suoi lavori più insoliti). Innanzitutto, per la prima Allen ha scelto di giocare in trasferta: il film infatti non si svolge a New York, cornice indimenticabile di pellicole quali Io e Annie e Manhattan, bensì a Londra: la Londra raffinata e suggestiva dei quartieri alti, tra i palazzi della City e le gallerie d’arte, scenario malinconico e perfetto per questa storia che si ispira a Delitto e castigo e che prosegue il discorso già impostato con il precedente, magnifico Crimini e misfatti. In questo film Woody Allen ci racconta le vicende di Chris, un giovane insegnante di tennis che, un po’ per fortuna e un po’ grazie al suo naturale carisma, viene introdotto in una rispettabile famiglia dell’alta borghesia londinese e si fidanza con Chloe, la sorella del suo amico Tom. Il padre di Chloe procura a Chris un ottimo impiego e ne fa un uomo di successo: tutto procede per il meglio, fino a quando Chris non perde la testa per una conturbante attricetta americana, Nola, e inizia con lei una pericolosa relazione clandestina. Grazie all’abilissima regia, Woody Allen fa in modo che lo spettatore simpatizzi fin da subito con il protagonista, un giovane di umili origini che si muove in una società dominata dalle spietate regole del denaro, e che finisca inevitabilmente col parteggiare per lui, diventandone in un certo senso complice e confidente. Il risultato è un film amaro e crudele, che descrive con impietosa lucidità le debolezze umane, la necessità del delitto e l’assenza del castigo, in un mondo in cui non esiste una giustizia divina e nel quale il caso è l’unico arbitro in grado di decidere le sorti del nostro destino. Allontanandosi dal genere a lui più congeniale della commedia, Woody Allen ci ha regalato un altro dei suoi capolavori, un film spietato e bellissimo che appassionerà lo spettatore dall’inizio alla fine. Assolutamente da vedere!
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frederaik
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lunedì 30 gennaio 2006
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farina del tuo sacco?
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hai detto semplicemente quello che dicono i critici cinematografici
La lettura di Dostojevskj ti gioverebbe per una analisi più profonda
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stefano
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martedì 21 febbraio 2006
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p.s.
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Per la cronaca non solo ho letto Delitto e castigo ma ci ho fatto la tesi di maturità. A proposito della recensione ti assicuro che è TUTTA farina del mio sacco e che non ho bisogno di copiare per fare un articolo su uno dei miei registi preferiti!
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mauro d.
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sabato 7 ottobre 2006
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la fortuna è cieca?
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Il capolavoro è "Delitto e Castigo" non questo film. Diciamo che la fortuna, protagonista vera della storia, in questo caso ci vede benissimo. Ci sono secondo me troppe forzature.
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tears_from_hell
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venerdì 10 novembre 2006
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brbr
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lo sto leggendo quel libro
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alberto58
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lunedì 9 giugno 2014
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un capolavoro che lascia turbati
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Spietato, formalmente perfetto, conturbante, spiazzante. Ci identifichiamo facilmente in questo ragazzo che vuole tutto ed è terribile quando lui decide di risolvere il dilemma con l'omicidio, addirittura duplice. I detectives sembrano sulla strada buona ma non si capisce perché rinuncino a cercare l'arma del delitto o non diano peso al fatto che la ragazza era incinta...è talmente sconvolgente vedere Chris che se la cava...quanti omicidi rimangono così, impuniti ?
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