Anno | 1959 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Roberto Rossellini |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,00 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 11 giugno 2014
Lungometraggio in quattro episodi sul paese di Gandhi visto negli anni di Nehru.
CONSIGLIATO SÌ
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A partire da una descrizione di Bombay, prima città dell'India che il viaggiatore occidentale incontra, si passa alla campagna e ai templi di Madurai per poi concentrarsi su 4 elementi narrativi che potrebbero essere definiti come "Il conducente di elefanti", "La diga di Hirakud", "Il vecchio e la tigre", "La scimmia". Il film viene realizzato tra il 1957 e il 1958 insieme a una serie televisiva in 10 episodi e girato con tre tipi di pellicola (Ferraniacolor, Gevacolor, Eastmancolor).
Questo documentario può essere letto come il manifesto dell'inesauribile desiderio di Rossellini di sperimentare nuove possibilità di espressione. Così come nell'ambito della vita privata (Sonali Senroy Das Gupta firma la sceneggiatura e diventa la nuova compagna del regista le cui esperienze sentimentali continuano ad intrecciarsi con il fare cinema) anche nell'ambito della settima arte va alla ricerca di nuove strade. Non c'è unitarietà neppure, come si è detto, sul piano dei negativi. Rossellini non vuole raccontarci, come tanti hanno fatto e faranno, "l'India". Non ha questa pretesa. Mira semmai più in alto: ci dichiara esplicitamente che questa è la 'sua' India, un subcontinente di cui abbandona rapidamente le vie superaffollate della megalopoli per addentrarsi nella parte rurale che più lo affascina. Basta vedere quanto tempo dedica al lavoro degli elefanti e alle cure che vengono loro prestate da chi li conduce per comprendere la fascinazione che lo coglie e che vuole trasmettere ad un pubblico che all'epoca non aveva a disposizione come oggi innumerevoli canali tematici.
A questo Rossellini aggiunge degli elementi più propriamente narrativi accompagnati da una voce off. Abbiamo quindi fondamentalmente tre coppie di tre diverse generazioni che vivono tre situazioni diverse. C'è chi si innamora e si sposa; c'è chi è costretto a lasciare il proprio villaggio in seguito alla costruzione di una diga e chi conduce una vita da anziani al margine della giungla dove vive una tigre. Il regista utilizza questo mezzo per mostrare la quotidianità intrisa di misticismo e di stretta adesione ai ritmi di una Natura che comincia però ad essere violata dalla 'civiltà'. È un metodo (quello del fondere osservazione etnologica con narrazione e poesia) che Folco Quilici ha già sperimentato all'epoca ma che Rossellini reinterpreta con la massima libertà. Passeranno 10 anni e un altro grande regista si farà attrarre dal fascino dell'India. Quel regista risponde al nome di Louis Malle.
Lungometraggio in quattro episodi sul paese di Gandhi visto negli anni di Nehru.
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