L'animale

Film 2018 | Drammatico 96 min.

Regia di Katharina Mückstein. Un film con Sophie Stockinger, Kathrin Resetarits, Dominik Warta, Julia Franz Richter. Cast completo Genere Drammatico - Austria, 2018, durata 96 minuti. - MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 21 novembre 2018

Un film sulle forze uguali e contrarie che guidano le nostre vite: desiderio, passione e ragione.

Consigliato sì!
3,00/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
Racconto di formazione classico, che evita i cliché del cinema queer.
Recensione di Marzia Gandolfi
mercoledì 21 novembre 2018
Recensione di Marzia Gandolfi
mercoledì 21 novembre 2018

Mati ha diciassette anni, vive nel cuore della campagna austriaca e spende le sue giornate a cavallo di una moto e insieme a un gruppo di maschiacci che fa il buono e il cattivo tempo fuori dalla scuola. Partecipare alle scorribande rinforza il suo ego ma incentiva la sua arroganza, forzando alla violenza il carattere altrimenti mite. Rifiutate le avance di Sebi, capobanda e amico di sempre, viene allontanata dal gruppo e ripara tra le braccia di Carla, una ragazza indipendente impiegata in un supermercato. Attraverso la frequentazione di Carla, Mati sperimenta la propria femminilità e scopre la sua identità sessuale.

Figlia di un padre omosessuale che rifiuta di ammetterlo e di una madre che affronta la crisi col tradimento, Mati farà le sue scelte in barba alle attese sociali e all’ipocrisia familiare.

Racconto di formazione classico, che evita però i cliché del cinema queer (il personaggio martire su tutti), L’animale è frontale come la sua protagonista, piantata al debutto davanti allo specchio e a un vestito per il diploma che non le somiglia. Perché Mati ai fronzoli esclusivi e al rosa bonbon della femminilità, preferisce la tenuta da Cross-Enduro, praticamente un’armatura che la protegge dal mondo e la confonde coi compagni con cui batte i circuiti sterrati. E come loro, Mati è ancora una bambina in una corazza troppo grande e già un’adulta in una corazza che la costringe.

L’animale è il racconto della distanza coperta per diventare grandi, chiosando i classici della letteratura e sperimentando la vita. Delle convenzioni sociali e sentimentali che costringono i suoi all’impasse, Mati se ne infischia, infilando il mondo e la grotta nera, lo spazio liminale che conduce al confine col territorio adulto. Girato sulla soglia, in una condizione di attesa e di rinvio, di timori e di rilanci, L’animale non si concentra tanto sull’omosessualità della protagonista e del genitore, quanto sulla natura profonda dei suoi personaggi, sui conflitti di personalità, sulla maniera in cui vogliamo essere percepiti e sull’emancipazione dalle maschere che ci costruiamo. Se per i genitori di Mati, l’amore resta una prigione, il film dichiara da subito che non vinceranno le loro resistenze interne e non si scopriranno mai fino in fondo, per la fanciulla diventa un trampolino di lancio verso il futuro e un’immagine che le corrisponda.

Provvisoria in quella stagione della vita che le situazioni sociali e culturali talvolta rendono più conflittuale, la protagonista ostenta una rinuncia per sfidarla e vincerne la resistenza. Mati è testimone delle sue metamorfosi e sorgente d’ansia per i genitori che guardano nella figlia tutto il possibile che in loro non è divenuto reale. La struttura narrativa, semplice ed efficace, avvicenda i personaggi e le rispettive ricerche esistenziali. Personaggi in attesa che qualcuno li traghetti dall’altra parte, perché l’acqua è minacciosa anche quando il suo aspetto è trasognato. Se il padre resta sulla riva confermando il suo ‘no’ alla vita, Mati salta nella ‘tana del coniglio’ determinando l’individuo che sarà per sempre.

Nel fare e disfare della sua eroina, Katharina Mükstein, regista austriaca alla sua seconda prova, disegna quell’esperienza di vita che appartiene ad ogni donna e ad ogni uomo, quell’alternanza di stati d’animo che permette all’adolescente di trovare la sua terra, la sua appartenenza, il suo Sé. Sulle note di una celebre canzone di Franco Battiato, quella che presta il nome al titolo, Mati decide cosa fare veramente di se stessa con buona pace dell’animale che ci portiamo dentro e che sovente “si prende tutto, anche il caffè”.

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