|
Ultimo aggiornamento lunedì 9 gennaio 2017
Il viaggio di formazione di una studentessa libanese nella Parigi degli anni '90.
CONSIGLIATO SÌ
|
A metà degli anni Novanta, la diciottenne Lina arriva dal Libano a Parigi per studiare e lasciarsi alle spalle una vita difficile. Dopo essere stata accolta in casa da una zia, il cui compagno tenterà di sedurla, tramite un'amica di università trova un'altra sistemazione e un lavoretto presso un'agenzia immobiliare. All'inizio sedotta da un ricco uomo d'affari sposato, passa di esperienza in esperienza, fronteggia le difficoltà degli immigrati legati a temporanei visti di soggiorno, finendo con il prendere coscienza di sé e dei suoi desideri.
Peur de rien, paura di niente, è il titolo originale del quarto lungometraggio di finzione della regista libanese Danielle Arbid, un classico racconto di coming of age dalle connotazioni fortemente autobiografiche. Prima della sua protagonista, infatti, è stata la stessa regista a cercare in Francia una seconda possibilità e una modalità di riscatto. Ma da Beirut a Parigi, le prospettive cambiano radicalmente, tra difficoltà di inserimento in un contesto totalmente differente e l'imperativo di non dover realmente avere "paura di niente", che siano gli schiaffi emotivi ricevuti da un universo maschile da imparare a conoscere fino alle problematiche legate allo status di immigrata. Gli occhi con cui sono descritti gli incontri e relativi abbandoni sono intrisi di dolce malinconia, fornendo il quadro già critico, ma mai distaccato, di un tumultuoso passato prossimo gelato nell'ultimo, sorridente fermo immagine della protagonista. A tratti, in Parisienne, è riconoscibile una certa indulgenza della regista verso il personaggio in cui ascrive, almeno in parte, se stessa, tuttavia, senza quelle eccessive assoluzioni che avrebbero inficiato l'empatia dello spettatore. Perché insieme a Lina riusciamo ad entrare in contatto con una ricchezza di volti e situazioni sempre credibili, dalle varie tipologie umane alle feste studentesche, dal desiderio di vivere un altro Maggio francese ai tentativi di scoperta di sé attraverso i vari ambienti incontrati. Che si tratti di un film generosamente sincero non ci sono dubbi, lo dimostra anche la finezza di un'esplorazione psicologica che si specchia in quella ambientale. Più frutto di una prospettiva di cuore che di cervello.
Davvero adatta al ruolo la giovane Manal Issa, alle prese con un personaggio che non si ferma a chiedersi cos'è che è meglio fare, preferendo farlo. Insieme all'amico-fidanzato Julien, Lina va ad un concerto di Frank Black, leader della band alternative rock dei Pixies.
Dalla regista di Dans les champs de bataille, un delicato ed intimo racconto di formazione - ispirato ai primi anni parigini della libanese Arbid - su una 18enne (la rivelazione Manal Issa) appena arrivata a Parigi da Beirut alla ricerca della libertà. Con la città e i suoi ragazzi, da adolescente diventerà donna. Insolita commistione di coming-of-age e immigrazione.