Anno | 2014 |
Genere | Commedia |
Produzione | USA |
Regia di | Paul Weitz |
Attori | Gael García Bernal, Malcolm McDowell, Lola Kirke, Saffron Burrows, Peter Vack Bernadette Peters, Constantine Maroulis, Bob Dishy, Hannah Dunne, Raymond McAnally, David Shih. |
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Ultimo aggiornamento domenica 25 marzo 2018
Un conduttore d'orchestra di vecchia data deve cedere il posto ad un giovane scapestrato. La serie ha ottenuto 3 candidature e vinto 2 Golden Globes,
CONSIGLIATO N.D.
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Ideata da Roman Coppola, Jason Schwartzman, Alex Timbers e con un pilot diretto da Paul Weitz (che insieme al fratello Chris è stato regista di commedie di successo come About a Boy e American Pie), Mozart in the Jungle è l'adattamento in forma di comedy televisiva con episodi da poco meno di mezz'ora del diario dell'oboista newyorkese "Mozart in the Jungle: Sex, Drugs, and Classical Music", pubblicato nel 2005. Coppola e Schwartzman hanno successivamente diretto alcuni episodi della serie, in cui Shwartzman ha anche avuto un piccolo ruolo attoriale nelle vesti di un critico musicale.
Prodotta in Usa per Amazon Prime Video e trasmessa in Italia da Sky Atlantic, ha per protagonisti: Gael García Bernal nei panni del maestro Rodrigo De Souza; Lole Kirke in quelli della oboista Hailey Rutledge; Malcolm McDowell come il precedente direttore d'orchestra Thomas Pembridge; Bernadette Peters nelle vesti di Gloria Windsor, la presidente della New York Symphony; infine Saffron Burrows è Cynthia Taylor, la violoncellista dell'orchestra e amica e mentore di Hailey.
Una commedia dal tocco raffinato e surreale, calata nel mondo inesplorato della musica classica
Recensione
di Andrea Fornasiero
Rodrigo e Hailey sono ormai coinquilini e la loro relazione sta diventando così stabile che lei lo porta a conoscere i suoi genitori, rivelandogli di aver avuto un rapporto difficile con il padre, per via della sua severità nel fare di lei una musicista. Hailey si sente sempre meno oboista e sempre più direttrice d'orchestra, ma teme di non saper andare fino in fondo in questo ruolo e avverte come schiacciante la pressione di una gara di direttori che si tiene in Giappone. Qui per altro vive anche il nuovo patrono della New York Symphony, che rivela di voler portare alla musica il progresso dell'informatica, con un robot direttore d'orchestra che avrebbe anche completato il Requiem di Mozart. Thomas e Gloria entrano in contrasto per conquistare la composizione di un autore contemporaneo, che Thomas vorrebbe eseguire presso una piccola orchestra sperimentale. Cynthia, il cui polso non sembra guarire, aiuta nel mentre Hailey a cercare di ottenere una sinfonia da una compositrice di New York.
Senza più aver ritrovato la libertà narrativa e di messa in scena della prima stagione, Mozart in the Jungle continua comunque a essere una commedia dal tocco raffinato e surreale, calata in un mondo assai poco esplorato in Tv come quello della musica classica.
Sembra che gli autori della serie, già dalla seconda annata, abbiano in qualche modo deciso di sedersi e di affidare le novità delle varie stagioni al contesto internazionale, prima con il Messico, poi con l'Italia e ora con il Giappone.
Quest'anno entra prepotente in campo la questione femminile, con Hailey che come Rodrigo vede fantasmi di compositori passati, solo che nel suo caso sono solo donne e ognuna di loro ha potuto produrre ben poco e ha vissuto in condizioni difficili. Questo la porta a una ricerca di solidarietà femminile e a scegliere sinfonie scritte da donne per le proprie direzioni d'orchestra, non diversamente da come il movimento #metoo ha puntato il dito contro le poche occasioni date alle director cinematografiche e più in generale alle creative, rispetto ai loro colleghi maschi.
Il tono rimane comunque leggero e gli esperimenti di Thomas in un'orchestra di un quartiere meno abbiente di New York sono sicuramente felici, ma la tendenza a trasformare tutto in farsa, soprattutto con il suo personaggio, rende piuttosto scontata la risoluzione. Il problema principale della serie è infatti come sembri aver perso la capacità di sorprendere, saltando spesso in situazioni fin troppo sopra le righe. In questo senso il robot compositore e la reazione che suscita in Rodrigo può strappare un sorriso, ma non va molto più in là e anzi ha il fastidioso retrogusto di consolidare stereotipi sui giapponesi, ossessionati dalla tecnologia e dalla robotica. Più divertente del ruolo dell'imprenditori nipponico di Masi Oka (Heroes) è sicuramente quello di Michael Emerson (Lost, Person of Interest), qui nei panni di un collezionista di oggetti appartenuti a musicisti e compositori del passato, che spinge la propria eccentricità fino a vestirsi e circondarsi di persone in costume settecentesco, con tanto di abbondante cipria e parrucconi.
Il più interessante è però il ruolo del regista John Cameron Mitchell (Hedwig - La diva con qualcosa in più e Shortbus - Dove tutto è permesso), che nei panni del coreografo Egon vuole creare un balletto che faccia a meno del pubblico, in cui coinvolge Rodrigo come ballerino. È il suo lavoro sulla danza a traslare il racconto in una dimensione davvero magica e catartica, in linea con i momenti più felici della serie. Il personaggio di Cameron Mitchell, che come attore in Tv aveva già interpretato nientemeno che Andy Warhol in Vinyl, pone Rodrigo di fronte all'esigenza di un'arte che non accetta alcun compromesso, fino a scomparire. Esatto contraltare di Gloria, che invece tenta perennemente Rodrigo con compromessi per il bene dell'orchestra e che lui però accetta sempre più a fatica. Anche se questa è stata per certi versi la stagione di Hailey e di Thomas, è Rodrigo a vivere il percorso di crescita più interessante e a fare di Mozart in the Jungle qualcosa di più di una commedia semplicemente graziosa.
Una serie straordinaria con un Grande Gael Garcia Bernal in compagnia di un'ottimo cast: stupende caratterizazionim, belle scenografie e dialoghi esileranti.