Anno | 2013 |
Genere | Documentario |
Produzione | Danimarca, USA |
Durata | 76 minuti |
Regia di | Anna Eborn |
Attori | Vanessa Piper, Kassel Sky Little, Daniel Runs Close, John Little Finger, Bert Lee Montileaux Jr . |
Tag | Da vedere 2013 |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 6 settembre 2013
Il film racconta le vite di alcuni nativi americani che vivono nella riserva di Pine Ridge, nel South Dakota.
CONSIGLIATO SÌ
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Bert Lee, Cassandra Warrior, Daniel Runs Close, Kassel Sky Little, Vanessa Piper, Lane Red Cloud sono soltanto alcuni degli Oglala Lakota che vivono nella riserva indiana di Pine Ridge, situata nel sud Dakota. I loro percorsi si intrecciano e la mdp li riprende nella loro quotidianità; chi a badare ai propri figli, chi a bighellonare per la stazione di servizio Big Bat, nella speranza di guadagnare qualche soldo, chi a gestire il Centro di informazione, un vero e proprio Memoriale sul Massacro di Wounded Knee - dove nel 1890 ebbe luogo l'eccidio, ad opera dell'esercito statunitense, del gruppo dei Lakota Sioux (ne morirono circa trecento).
Estesa per più di undici mila chilometri quadrati, Pine Ridge è una delle più importanti riserve indiane in cui gli Stati Uniti hanno relegato i Nativi, tristemente nota per l'alto tasso di suicidi, alcolismo, disoccupazione e sovraffollamento. Il trattato di Fort Laramie, stilato nel 1868 conferiva alla riserva lo status di nazione indipendente dotata di sovranità assoluta, oltre a dare la possibilità di cacciare e vivere nella zona delle Black Hills, le montagne sacre della tradizione Sioux; ma gli accordi furono spesso disattesi dal governo americano.
Con Pine Ridge la regista danese Anna Ebon, autrice del cortometraggio Baba, ci conduce in quei luoghi dove una natura di rara bellezza, scenario che rimanda inevitabilmente ad un immaginario cinematografico ricco di titoli, contrasta fortemente con una situazione umanamente desolante e mortificante. Una scrittura che non adotta il "cine-pugno" di Michael Moore, non formula atti di accusa contro una nazione che ha "rimosso" una pagina oscura della propria Storia, calpestando i diritti civili di un'intera popolazione, ma che osserva con discrezione e attenzione le vite sospese di quegli abitanti, ne ascolta le aspirazioni, i sogni, la visione, per quanto incerta, del futuro. Un film che si compone dell'intensità degli sguardi e silenzi dei suoi protagonisti, restituendone egregiamente il senso di smarrimento e al contempo di grande dignità e fierezza. Da vedere, per non dimenticare...