L'ultimo degli ingiusti

Film 2013 | Documentario 210 min.

Titolo originaleLe dernier des injustes
Anno2013
GenereDocumentario
ProduzioneFrancia, Austria
Durata210 minuti
Regia diClaude Lanzmann
AttoriClaude Lanzmann, Benjamin Murmelstein .
Uscitadomenica 26 gennaio 2014
TagDa vedere 2013
MYmonetro 3,54 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Claude Lanzmann. Un film Da vedere 2013 con Claude Lanzmann, Benjamin Murmelstein. Titolo originale: Le dernier des injustes. Genere Documentario - Francia, Austria, 2013, durata 210 minuti. Uscita cinema domenica 26 gennaio 2014 - MYmonetro 3,54 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 26 gennaio 2015

Lanzmann prosegue il lavoro di una vita dando nuova vita ad un'intervista del 1975 con l'ultimo e unico sopravvissuto del consiglio degli ebrei anziani del ghetto di Terezin Il film ha ottenuto 1 candidatura a Cesar, Al Box Office Usa L'ultimo degli ingiusti ha incassato 26 mila dollari .

Consigliato sì!
3,54/5
MYMOVIES 4,00
CRITICA
PUBBLICO 3,08
CONSIGLIATO SÌ
L'autore di Shoah racconta il "ghetto modello" di Terezin e riabilita la figura di Benjamin Murmelstein.
Recensione di Marianna Cappi
mercoledì 22 maggio 2013
Recensione di Marianna Cappi
mercoledì 22 maggio 2013

Nel 1975 Claude Lanzmann realizza un'intervista filmata a Benjamin Murmelstein, ultimo presidente del Consiglio Ebraico del ghetto di Theresienstadt (o Terezin) e unico sopravvissuto dei tre anziani che lo hanno presieduto durante la guerra, in esilio a Roma. Rabbino capo a Vienna al tempo dell'annessione dell'Austria alla Germania, nel 1938, Murmelstein, che si occupava dell'emigrazione, riuscì a far uscire dal paese circa 121mila ebrei, salvandoli da morte certa, eppure -a causa del suo lavoro per i tedeschi- è stato a lungo accusato di collaborazionismo e non ha mai potuto mettere piede in Israele. Nel 2012 Lanzmann, 87enne, torna a Theresienstadt, il cosiddetto "ghetto modello", offerto in regalo da Hitler agli ebrei come soggiorno termale e luogo simbolo della terribile commistione di organizzazione e menzogna della strategia nazista, per dare nuova vita all'intervista a Murmelstein e riabilitare una volta per tutte la sua figura.
Per più di trent'anni, dunque, il regista ha conservato il materiale (girato all'inizio del lavoro decennale su "Shoah"), rimandando la sua utilizzazione e finalmente decidendo, solo in tempi recentissimi, di offrirlo alla conoscenza di tutti.
Lanzmann, con le sue domande risolute, ottiene da Murmelstein una confessione sincera e talvolta quasi politicamente scorretta, ma mai in contraddizione con un esempio di vita che parla da solo, fatto di raro coraggio e della decisione centrale di non lasciare l'Austria quando avrebbe potuto, ma di restare tra la sua gente per fare tutto il possibile. Le parole di Murmelstein sono forti e critiche anche e soprattutto nei confronti del processo a Eichmann (che si era svolto malamente nel '61): avendo trattato con lui per anni, egli sostiene di poter affermare di prima mano la partecipazione di Eichmann alla notte dei Cristalli, la sua lontananza dalla idea arendtiana di una "banalità" del male, e la sua agghiacciante iniziativa nella genesi della soluzione finale, motivata anche e soprattutto da una ragione economica, perché era dalle partenze degli ebrei per i campi di sterminio che otteneva il suo stipendio. Di Eichmann, d'altronde, fu l'idea del Madagascar, prima, e poi di quella terra tra due fiumi a nord ovest di Praga, lontana da sguardi indiscreti, dove trovò realizzazione il progetto, unico nella sua natura, del ghetto modello.
Il racconto delle reali e terribili condizioni della "vita" a Theresienstadt si alterna, nel film di Lanzmann, al lugubre silenzio dell'oggi e ad alcuni materiali di repertorio. Ed è proprio di fronte a esempi audiovisivi come la messa in scena nazista della vita quotidiana a Theresienstadt, con i prigionieri abbelliti per l'occasione e usati come comparse di una tremenda farsa destinata ad attirare altre vittime inconsapevoli, che il lavoro sulla verità delle immagini e delle parole svolto da Lanzmann assume ancora una volta un'importanza che non ha eguali.

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RECENSIONI DELLA CRITICA
Cristina Piccino
Il Manifesto

Claude Lanzmann è nel cinema francese un'istituzione: regista, scrittore, giornalista, direttore oggi della rivista Temps moderne, tende a rappresentarsi, almeno da Shoah in poi, come il solo a avere il diritto di parlare dell'Olocausto. Non ammette contraddittori, repliche, punti di vista diversi meno che mai critiche a sé stesso o a Israele, di cui è assoluto sostenitore appoggiando le posizioni [...] Vai alla recensione »

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