Titolo originale | Ya Man Aach |
Anno | 2012 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Tunisia |
Durata | 74 minuti |
Regia di | Hinde Boujemaa |
Attori | Aida Kaabi . |
Uscita | giovedì 12 giugno 2014 |
Distribuzione | Cineclub Internazionale |
MYmonetro | 2,75 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 8 gennaio 2016
Nel caos della rivoluzione tunisina del 2011, il film segue Aida, mentre si sposta da un quartiere all'altro in cerca di un tetto per ripararsi assieme ai suoi figli.
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CONSIGLIATO SÌ
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Tunisia 2011. Aida cerca un tetto per se stessa e per il figlio maggiore Faouzi, e lo fa anche per riprendersi i figli più piccoli, che ha dovuto affidare ad un'associazione perché incapace di occuparsene. Non fa caso agli eventi storici che le scorrono intorno, se non per approfittare del caos cittadino e provare ad occupare la casa lasciata sfitta da qualche straniero, o per limitarsi a sperare che la rivoluzioni cambi la vita della gente e la sua in particolare.
Eppure Aida e la Tunisia hanno una cosa in comune: entrambe devono ricominciare da capo, dimostrare agli scettici di essere affidabili, di sapersi gestire. Per entrambe, però, il peso del passato è una zavorra e l'esito della rivoluzione un'incertezza che assume ogni giorno facce diverse.
Non ci si aspetti il documentario sofisticato e militante che narrativizza gli eventi quasi in tempo reale. Era meglio domani è qualcosa di ben più atipico, molto più semplice ma a suo modo audace. La protagonista, infatti, va controsenso rispetto al resto del suo paese, ignorando le manifestazioni di piazza per concentrarsi sulla ricerca di una soluzione per sé, ma la forza combattiva che la contraddistingue, persino la violenza, non sono solo sue. Con Aida e al di là di Aida, il film di Hinde Boujemaa non racconta solo una Tunisia in preda alle incertezze e in cerca di una nuova identità, ma racconta il lato scomodo di una rivoluzione che chiaramente non può essere la panacea di tutti i mali, e per qualcuno, che l'aspetta come una benedizione, rischia di rivelarsi una chimera. Racconta di dittature non più politiche ma personalissime, come il rapporto di dipendenza che lega Aida a Faouzi, un rapporto di amore e odio che l'obiettivo cinematografico registra con sguardo vicinissimo eppure impietoso, e soprattutto di una storia di errori, che Aida madre ha mutuato dalla propria madre e che sono nemici invisibili ma reali quanto il disprezzo della gente o la prigione.
La regista ha seguito il suo personaggio, avvicinato in strada, per un anno e mezzo, e quello che ci arriva è un ritratto sicuro -specie per un'esordiente- e antropologicamente potente, lontano dall'ovvia denuncia di una situazione borderline. La fotografia di un personaggio con più ombre che luci, vittima e carnefice, che stabilisce con la macchina da presa un rapporto intimo e sfrontato, che può irritare ma non lascia indifferenti.
Mentre nel suo paese, la Tunisia, è in atto una rivoluzione, Aida cerca di proteggere i quattro figli: l'adolescente Faouzi, ladruncolo violento, e altri tre, affidati a un istituto causa le precarie condizioni della madre. Deve cavarsela da sola, perché il marito l'ha lasciata, e vaga da una zona povera della città. Già nella scena d'apertura entra in una casa che crede vuota e, invece, arrivano i [...] Vai alla recensione »
Un mattone da lasciar storditi, puntualmente presente a Venezia. ATunisi è scoppiata la rivoluzione dopo l'esilio del presidente Ben Alì. Fra i tanti che cercano casa, c'è anche la rabbiosa Aida con il figlio Faouzi, che pare la sosia di Mariangela Fantozzi. I due sbraitano a tutto volume o squittiscono davanti alla cinepresa. Ma chi se ne frega dei loro guai.