Anno | 2010 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Durata | 67 minuti |
Regia di | Salvatore Mereu |
Attori | Abdullah Seye, Oscar Vincis, Munira Amhetovic . |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 5 agosto 2010
Un anno con un gruppo di adolescenti cagliaritani, tra la vita a scuola, le difficoltà multirazziali, i primi amori e anche la morte
CONSIGLIATO SÌ
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Tra finzione e documentario si snodano le vite di alcuni di ragazzi di Cagliari, le età sono estremamente giovani (tra i 13 e i 15) e l'estrazione non è delle più alte. Al centro delle storie, tutte tra loro collegate, ci sono i primi amori. C'è una coppia di zingari che scappa dal campo perchè le famiglie non li vogliono vedere insieme, un ragazzo africano che deve lavorare per mantenere la madre sola, una ragazza cui ronzano intorno diversi ragazzi, due gruppetti che si litigano le sfere d'influenza e infine una ragazza sovrappeso che abborda su internet un ragazzo che le piace e ha paura di farsi vedere per com'è.
Per Salvatore Mereu la storia sembra importare molto poco, i piccoli fatti intorno al quale orchestra questo suo film, realizzato in un anno di osservazione e lavoro con i ragazzi di una scuola di Cagliari, oscillano tra il banale e il poco interessante. Quello che invece è molto interessante è la vita cagliaritana adolescenziale, fatta di una multirazzialità più spinta di quella che di solito si vede, e il modo di indagare la realtà diverso dal solito che il regista ricerca con furore.
Quello che si intuisce in Tajabone è un lavoro non comune sui ragazzi (tanto che gli attori peggiori sono i professori), sia come attori che come collaboratori alla sceneggiatura, tutto mirato a raggiungere un'aderenza il più fedele possibile alle loro vere vite e al loro sentire. Il risultato non è perfetto certo ma in alcuni momenti, quando Mereu al semidocumentarismo dello stile aggiunge quegli artifici di finzione (cioè di linguaggio filmico) che ben padroneggia, Tajabona vive momenti di toccante autenticità.
Ciò che riesce di meno forse è il tentativo di creare un cinema ibrido tra la professionalità di Mereu e la salvaggia sincerità dei ragazzi. L'accostamento di una mano sapiente alla regia in diverse occasioni infatti stride contro una recitazione o una sceneggiatura decisamente ingenue.