Anno | 2006 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Libano, Francia |
Durata | 101 minuti |
Regia di | Ghassan Salhab |
Attori | Carlos Chahine . |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ogni giorno Beirut si sveglia con una nuova vittima e il marchio dell'assassino è sempre lo stesso, un morso da vampiro alla base del collo.
CONSIGLIATO NÌ
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La quotidianità del dottor Khalil si tinge del colore del sangue. Ogni giorno all'ospedale di Beirut giungono corpi esanimi di uomini e donne, marchiati e dissanguati con una ferita al collo che progressivamente assume sempre più nettamente le fattezze di un morso vampiresco. Khalil osserva, tocca con mano, e resta turbato.
Il rosso si affaccia, d'ora innanzi, a intervalli regolari e incalzanti nel terzo lungometraggio di Ghassan Salhab, Le Dernier Homme. Prima nella vernice fresca di una barca, vicino al punto in cui Khalil si immerge per le consuete sessioni subacquee, segnali di una solitudine ricercata ma anche di una presa di distanza dal mondo che si fa ogni giorno più evidente. Poi è il sangue nell'occhio dello stesso Khalil, che comincia a mal sopportare la luce e finirà per lasciare il posto di lavoro e uscire in strada esclusivamente di notte. Il male di vivere lo trasforma in un elegante Nosferatu, sancendo un legame tra la sua persona e il serial-killer cui tutti danno la caccia.
Dopo il film d'esordio Beirut Fantôme, Salhab torna a mettere in scena un altro fantasma, un non morto che ha sete di sangue ma in fondo più che di nutrirsi gli importa di arrestare la vita che pulsa nella vena del collo. Attraverso la figura retorica della metafora, Khalil sostituisce e impersona la città di Beirut, ciclicamente distrutta (uccisa) e risorta dalle proprie macerie, fino alla malattia sociale, alla difficoltà di accettare che non ci sia una fine. Le immagini dei corpi straziati dallo stesso killer assumono, in questa prospettiva, il posto dei corpi straziati dallo stesso conflitto che va avanti da decenni, mietendo morte seriale e "preferendo" le giovani leve.
Film sofferto, rigoroso nella forma e attentissimo al sonoro, Le Dernier Homme veicola grande solitudine e non soddisfa nessuna aspettativa riguardo a un finale salvifico. La guerra sa lasciare solo rovine: il film mette in scena le macerie interiori, ma non pesano meno dei macigni.