Young Guns - Giovani pistole

Di nuovo la saga del bandito Billy Kid e della guerra del bestiame nella contea di Lincoln, Nuovo Messico. Billy è un giovane psicopatico che dopo un periodo nella legalità al servizio del ranchero Tunstall, si dà alla macchia per vendicare la morte di costui. Christopher Cain rifà un compito svolto con maggiore originalità da altri (Vidor, Penn, Peckinpah). Poco convincente il suo tentativo di aggiornare i personaggi (i giovani fuorilegge visti come odierni giovani disadattati). 

Già dai titoli di testa, con le immagini rielaborate elettronicamente su un sottofondo di chitarre elettriche, ci possiamo fare un'idea di quello che ci aspetta, e cioè una rilettura giovanilistica e sopra le righe dell'epopea del west. Qui, in particolare, viene rimessa in scena la drammatica "Guerra della Contea di Lincoln" che ebbe fra i suoi attori principali il famoso William Bonney, meglio noto come Billy the Kid, già protagonista di molti western. L'aggiornamento della saga messo in scena da Christopher Cain prevede, rispetto agli altri film realizzati sullo stesso argomento, l'inserimento nella banda di un indiano, un amore interrazziale e viaggi onirici a base di peiote. Ma l'elemento forse più interessante è la dimensione corale che assume questa rilettura della storia. Già Peckinpah, autore di un famoso Pat Garrett e Billy the Kid (1973), aveva messo al centro della vicenda l'amicizia, ma si trattava di quella fra Pat e Billy: in Young Guns, invece, salgono alla ribalta tutti i vigilantes di Tunstall, legati l'uno all'altro dal dolore per la perdita di quello che era ormai divenuto, per molti di loro, quasi un padre. Tunstall, infatti, riesce a creare, sulle aspre colline del Nuovo Messico, una specie di "città dei ragazzi" come quella messa in piedi da padre Flanagan (Spencer Tracy) nel famoso film degli anni Trenta. Nel bel meno del selvaggio Ovest, questo inglese eccentrico e altruista vive tra ladri e assassini e li tratta come bambini: gli affibbia punizioni come lavare i piatti dopo cena e si assicura che abbiano un minimo di istruzione, perché la vita non si può affrontare solo a pugni e pistolettate.
Tunstall si preoccupa, dunque, di offrire la prospettiva di un futuro migliore a questo gruppo di giovani sbandati e irrequieti, ma fondamentalmente leali e coraggiosi. La sua uccisione, compiuta dagli uomini di Murphy, viene così a distruggere non solo la possibilità che qualcuno metta in discussione lo strapotere esercitato da quest'uomo prepotente e brutale, ma anche il percorso di rinascita morale dei ragazzi, che vengono rigettati, senza più una guida, in un mondo violento dove non hanno altro strumento per difendersi (e per fare giustizia) che la violenza. A spingere il gruppo sempre più avanti su questa strada senza ritorno provvede l'ultimo arrivato, William Bonney, che sicuramente è anche il meno affezionato all'inglese. E qui il film pecca di una certa superficialità, preferendo l'azione allo sviluppo del carattere dei personaggi, per cui il nostro Billy resta, per lo spettatore, un enigma piuttosto difficile da decifrare: un po' pazzo irresponsabile, un po' capo carismatico, un po' determinato combattente per la giustizia, un po' assassino spietato. Non molto diverso il destino degli altri componenti della banda, che alternano momenti di dipendenza dal Kid ad altri in cui mostrano di possedere una forte personalità, il tutto in una generale confusione, violenta e rumorosa, che lascia la netta sensazione di un'opera tutt'altro che risolta.