Anno | 1950 |
Genere | Comico |
Produzione | Italia |
Durata | 85 minuti |
Regia di | Mario Mattoli |
Attori | Totò, Mario Castellani, Marilyn Buferd, Tino Buazzelli, Vinicio Sofia, Enrico Luzi Bianca Maria Fusari, Luigi Pavese, Nino Vingelli, Guglielmo Barnabò, Nico Pepe, Eduardo Passarelli, Rina Franchetti, Galeazzo Benti, Adriana Serra, Mario Siletti, Totò Mignone, Riccardo Billi, Vira Silenti, Alberto Sorrentino, Guglielmo Inglese, Clara Bindi, Ughetto Bertucci, Alba Arnova, Giacomo Furia, Carlo Croccolo, Aldo Giuffré, Luisa Poselli, Paolo Modugno, Paola Bertini, Ciro Berardi, Bruno Corelli. |
MYmonetro | 3,00 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Totò è in questo film un bianco vissuto nella giungla come Tarzan. Eredita un favoloso patrimonio e due bande decidono di ucciderlo per dividerselo. M...
CONSIGLIATO SÌ
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Un film in cui tutto appare caricaturale senza che sia ben chiara la direzione da seguire. C'è senz'altro una volontà di satira contro la civiltà, ma lo stesso mondo della giungla rispecchia talvolta i difetti di quest'ultima e alla fine non ci sono né vincitori né vinti, ma solo parecchia confusione.
Antonio Della Buffas (Totò) è il discendente di una nobile famiglia che lo ha abbandonato da bambino nella giungla. La sua tranquilla esistenza viene sconvolta dall'arrivo di una spedizione che lo riconduce in patria, interessata a impadronirsi della cospicua eredità a lui indirizzata: tornato nella "civiltà" Totòtarzan deve fare i conti, oltre che con una realtà cui fatica ad adattarsi, con la malvagità dei suoi simili e in particolare di chi vuole raggirarlo per trarne beneficio in termini economici. Lieto e selvaggio fine assicurato.
La fisicità stessa di un attore come Totò inevitabilmente stride con quella entrata a far parte dell'immaginario collettivo del personaggio di Tarzan: il contrasto ne fa derivare conseguenze comiche che purtroppo si accontentano in questa pellicola di non sollevarsi più di tanto dalla materia. Forse fra tutti questo è il film cui ha preso parte Totò in cui l'umorismo è sceso fino ai toni più bassi, non disdegnando di mancare in più occasioni di eleganza o delicatezza (sia sufficiente nella sequenza conclusiva il processo di disumanizzazione cui viene sottoposto il personaggio legato alla catena come un cane).
Riesce male la miscela di elementi umani e ferini: non c'è tempo per avvertire la bellezza di una natura incontaminata né per indagare davvero i tanti difetti della civiltà. Il ritmo deve procedere incalzante a suon di battute. Lo stesso protagonista non esce bene da più d'una situazione: rispetto alla tipologia del personaggio nobile d'animo e con una profonda dignità cui Totò ha dato vita nei suoi maggiori successi, Totòtarzan sembra un rovesciamento, una creatura che almeno all'inizio dell'avventura dà l'impressione di scendere facilmente a patti per raggiungere un utile più o meno immediato e di lasciarsi sedurre dall'attrattiva della comodità. E alla fine questa stessa creatura si rivelerà abbastanza malvagia nella sua vendetta peraltro di dubbio gusto.
Le battute cercano una risata facile, senza pretese, a volte attraverso un umorismo rozzo, in sintonia con una pellicola di grana grossa, che già alla sua uscita trovò consenso di pubblico ma non di critica. Da notare l'affermazione di Gaetano Carancini sulla Voce Repubblicana: «Il fenomeno Totò è preoccupante perché è una specie di febbre gialla che ha contagiato la maggior parte dei nostri produttori. Non ci resta che seguire il decorso di questa 'malattia', la quale dopo aver toccato l'acme della crisi finirà per concludersi con la guarigione del malato.»(26 novembre 1950).
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Tra numerose bellezze (brune, come i tempi di allora esigevano), caratteristi inarrivabili e un'atmosfera quasi..goliardica, , il Principe Totò fa e disfa a suo piacimento. Urla, balla (e fa morir dal ridere..!!), gioca con le parole come un bambino con..la playstation (sic!). La trama del film è, se così si può dire, l'unico difetto. Stappato via dalla Jungla, suo habitat naturale, Totò è portato [...] Vai alla recensione »
Il film è tutto sulle spalle di Totò, in certo momenti sublime. La sua comicità lunare e insieme precisa nel denunciare la pochezza borghese va quasi sempre a segno. Molto bravo anche Buazzelli e il resto de contorno non sifgura affatto, pur rimanendo sotto parecchi gradini alla recitazione del "principe". Regia svelta nella prima parte, macchinosa verso la fine.
Antonio della Buffas vive nella giungla, allevato da scimmie, benchè discenda da una una nobile famiglia che però lo ha abbandonato da bambino. Vive tranquillamente tra animali selvaggi e feroci, fino a che un manipolo di uomini senza scrupoli, interessati alla sua cospicua eredità, non decide di catturarlo per portarlo in Italia.
Uno dei pochissimi film scialbi con Totò. Solitamente il sommo comico napoletano riusciva a trasformare in successi anche film mediocremente sceneggiati e diretti, ma in questo caso sembra invischiato nelle scene "fessacchiotte", non ne emerge, pur spalleggiato dagli affidabili Mario Castellani, Vinicio Sofia e Tino Buazzelli. Nel trailer originale, per un secondo s'intravedeva [...] Vai alla recensione »
Ormai il fenomeno Totò e una specie di febbre gialla che ha contagiato la maggior parte dei nostri produttori. Quindi non ci resta che seguire il decorso di questa "malattia", la quale, come ogni malanno di questo mondo, dopo aver toccato l'acme della crisi, finirà col concludersi con la guarigione del malato. E ieri il quadro clinico della epidemia, con Totòtarzan, ha registrato un altro focolaio [...] Vai alla recensione »
Dopo Le sei mogli di Barbablù, il principe de Curtis torna con Mattoli per due tra i suoi film più felici e redditizi. Il primo è Tototarzan: lo spunto viene dalla popolarità dei film con Johnny Weissmuller, ma l'idea è dello stesso Totò, che nel '39 aveva scritto e interpretato la rivista L'ultimo Tarzan. Il soggetto è di Vittorio Metz: alla sceneggiatura partecipano Marchesi, Age, Scarpelli, [...] Vai alla recensione »