C’è da rimpiangerlo, Ronald Reagan? Sì, se si pensa alla sua Hollywood. quella dei caratteristi e della “serie b“, quella in cui gli studios avevano coraggio, quella dei produttori che si accollavano “rischi d’impresa” senza rendere conto ai Cda delle banche. QuelIa dei Codice Hays, della censura manifesta che tutti però facevano a gara per infinocchiare.
Come nel torrido e malato melodrammone di Sam Wood, Delitto senza castigo (1942), dove il nostro Ronnie si vede le gambe amputate da un fanatico che lo considera “peccaminoso” e quando si risveglia dopo l’operazione esclama sgomento: «Where is the rest of me?», la migliore battuta della sua carriera prima di quella sull’Impero del Male. Era la Hollywood delle case di produzione che si facevano vera concorrenza e di divi che si azzannavano davanti ai paparazzi. Nessuno faceva a gara per essere amico di tutti, secondo la “fiction” che domina oggi tra i palazzoní dello star system. Eppure Reagan, nonostante la successiva fama da duro, era descritto come un tipo simpatico, alla mano, persino un po’ pasticcione in pubblico (e a dire la verità lo rimase anche dopo, con le sue proverbiali gaffe...). Amici ne aveva eccome, tutti in linea con il suo personaggio. Ward Bond, per esempio, come lui magnifico attore di “seconda fila”, volto ricorrente in un sacco di film di Ford, anch’egli appassionato di politica (era un fan di Mussolini). Oppure Ralph Meeker, specie di Lee Marvin dei B movie, “la faccia più hard boiled della storia del cinema” secondo Tarantino. E il Duca, ça va sans dire. John Wayne resterà per sempre un modello comportamentale per Reagan, oltre che “artistico”. E per una coincidenza certo dettata dal destino, il vecchio presidente è stato sepolto il giorno del venticinquesimo anniversario della morte dei suo idolo. Grande anche l’amicizia con Randolph Scott, con il quale Reagan condivise l’impietoso giudizio della critica circa l’assoluta inespressività.
Erano invece statuari e inamovibili, come la Monument Valley. A differenza di Scott, che dalla sua ebbe i capolavori di Budd Boetticher e il ruolo della vita in Sfida nell’Alta Sierra, Reagan non uscì praticamente mai dalla “gavetta” dei B movie, ma fu un notevole cattivo. Facile dire “da presidente“: però pensiamo al gangster non banale di Contratto per uccidere di Don Siegel (1964), ii suo ultimo titolo, e anche il più ricordato. «È il tipico cornprimario al quale l’eroe, alla fine del film, ruba la ragazza», dicevano di lui. Intanto però fu amato (e poi sposato) dalla desideratissima di Hollywood, Jane Wyman. Poi, girando Le pantere dei mari (1957), incontrò Nancy Davis, attricetta ideale per le parti da infermiera. Sarà, per il resto della vita, la “first lady“.
Dopo le prImarie repubblicane che lanciarono Reagan sul set della Casa Bianca, Noam Chomsky scrisse: «Hanno scelto lui perché era il più bravo a leggere il gobbo». Fu, in effetti, un attore sottostimato.
Da Film Tv, n. 25, 2004