La Rete, o come diavolo si chiama, è una miniera di informazioni anche per il cinefilo. Ma può, anche, essere una fonte ingannevole. Se, per esempio, il curioso in vena di approfondire la sua conoscenza del cinema di un tempo va a controllare su Wikipedia la data di nascita di Maria Mercader, che il mese scorso ha compiuto novant'anni (auguri, signora), gli viene raccontato che la bella attrice catalana era la sorella dell'assassino di Lev Trotsky.
Per carità, ne erano convinti anche i Servizi segreti di allora: al punto dì aprire, per questo motivo, un fascicolo sul marito Vittorio.
Peccato però che la luminosa e gentile ragazza catalana diventata la seconda moglie di Vittorio De Sica e la madre dei suoi due figli Manuel e Chrìstian (con Giuditta Risone, De Sica aveva avuto Emì) fosse di Ramón Mercader solo una lontana parente.
Per fortuna - per fortuna dì chi ha delle curiosità in questo campo - ci so no i libri, che, almeno a quanto si può giudicare, sono più precisi e puntuali. Appunto Maria Mercader. Una catalana a Cinecittà di Gualtiero De Santi (Liquori), uno studio tanto serio quanto poco pettegolo sulla vita e la carriera della bella signora, che è stata una delle facce e delle presenze importanti del cinema italiano d'anteguerra (di lei si possono vedere in Dvd alcuni film - da La vita è bella di Carlo Ludovico Bragaglia a La casa del sorriso di Marco Ferreri).
La biografia di Maria Mercader diventa così lo studio di un mondo e di un'industria profondamente diversi da quelli di oggi: mentre il divertente romanzo di Umberto Lenzi Delitti a Cinecittà descrive il mondo del cinema in noir, il libro di Gualtiero De Santi, con un cast di comprimari eccellenti come Cesare Zavattini, Carlo Ludovico Bragaglia, Anna Magnani, Louis Jouvet e naturalmente De Sica, racconta un cinema che, nella neonata Cinecittà, stava costruendo il suo piccolo star system all'italiana - per poi improvvisamente trasformarsi nel dopoguerra in quello che conosciamo come neorealismo.
Da Il Venerdì di Repubblica, 25 aprile 2008