Chiara Mastroianni (Chiara Françoise Charlotte Mastroianni) è un'attrice francese, è nata il 28 maggio 1972 a Parigi (Francia). Chiara Mastroianni ha oggi 52 anni ed è del segno zodiacale Gemelli.
Prima di sposarsi, un paio d'anni fa, Chiara e Benjamin erano state ben distinte nel firmamento delle celebrità. Lei, Chiara Mastroianni, figlia dei grande Marcello e Catherine Deneuve e lei stessa attrice popolarissima in Francia, una specie di nuova Marianna (di recente ha persino prestato corpo e voce all'eroina di un videogioco, “Atlantis III”, e il suo viso alla campagna dei profumi Jean Patou). Lui, Benjamin Biolay, l'astro talentoso e maudit della nouvelle chanson.
Ma dopo “Home” (Virgin), il primo disco realizzato in duo (esce il 4 giugno in Francia, il 18 in Italia), eccoli precipitati entrambi nel novero delle celebri coppie canterine. Per la serie un uomo, una donna, una chitarra, formula che rievoca dischi memorabili realizzati da coppie famose: John Lennon & Yoko Ono, Paul & Linda McCartney, Serge Gainsbourg & Jane Birkin. Con la differenza che ora, vista la natura del duo, a molti è venuto il sospetto che quest'album fosse solo il Capriccio di un'attrice orchestrato da un marito accondiscendente. Invece, Chiara e Benjamin hanno prodotto un disco che si ascolta con piacere.
Tutto è cominciato con un viaggio. Meglio, «con il desiderio folle di partire senza una mèta particolare», precisa Chiara. Salvo poi rendersi conto, prima di mollare gli ormeggi, di non sapere quale musica portarsi in viaggio. Che le cassette a disposizione non si intonavano al paesaggio che avrebbero incontrato sul loro cammino (la mèta prescelta erano i Paesi Bassi), fino ad arrivare alla conclusione che sarebbe stato meglio tornare indietro, registrare un disco da suonare in macchina (musica che intrecciasse sogni, riflessioni e paesaggio come la colonna sonora di un film on the road) e poi ripartire.
Tornati a casa, Chiara e Benjamin, cercano di organizzare le proprie riflessioni. E in poco tempo, pezzo dopo pezzo, l'album prende forma. A dare la linea generale è il primo brano, “La Ballade“, con gli l'arpeggi di una chitarra folk, il fruscio leggero delle spazzole e nient'altro a parte le loro voci, sospinte dalla brezza, come su una decappottabile o dal vento dei deserto dell'Arizona. Paradossalmente infatti, benché l'intenzione fosse di creare la colonna sonora di un road movie europeo, i paesaggi evocati da “Home” appartengono a un'immaginario tutto americano. Il suono del dobro e della chitarra slide rimandano ai grandi spazi punteggiati da cactus e alle autostrade assolate di ParisTexas, piuttosto che ai piatti orizzonti dei Paesi Bassi.
Del resto, mentre “Home” veniva cornposto (testi e musica di Benjamin e tre canzoni con la firma anche di Chiara), sul tvcolor di casa fluttuavano le immagini del film di Wirn Wenders. Principale fonte di ispirazione per Biolay sono state le sonorità di Ry Cooder e il Chris Isaac delle “Baja Section” (disco da cui “La Ballade” è stato praticamente donato). A fronte di queste contaminazioni di stampo folkrock, la voce sussurrata di Chiara gioca un piacevole contrasto. Possiede una leggerezza e un languore tipicamente francesi. Al punto da risultare quasi uno stereotipo (pensiamo alla irresistibile imitazione di Carla Bruni fatta da Fiorello).
E forse non è un caso se Valeria Bruni Tedeschi ha scelto proprio Chiara Mastroianni, per interpretare il ruolo di sua sorella Carla nel film È più facile per un cammello... «Abbiamo fatto tanti provini, ma lei si è imposta su tutte le altre», spiega la neo regista:«Ha proposto qualcosa di buffo, di autoironico. Il suo personaggio è diventato meno serio e anche più sottile. Ha conservato una certa durezza che fa emergere tutta la sua tenerezza». Anche quando canta e suona la chitarra cosa che nel film accade spesso.
Da L'Espresso, 10 giugno 2004
Da bambina portavo l’apparecchio per i denti e il mio naso sembrava quello di Elephant Man. A dirlo, contro ogni verosimiglianza, è Chiara Mastroianni, figlia cosmopolita della settima arte. Anche Isabella Rossellini ha detto di sé qualcosa di simile sui proprio presunto status di “ex bruttina”. Che sia la progenitura ingombrante a rendere eccessivamente narcisi o modesti i figli? E allora, meglio chiamarli solo per nome. Chiara è una bellezza indecisa tra i tratti fermi dei pigro, malinconico Marcello e la raffinatezza sfrontata di Catherine. Nel passato da adolescente mostro lynchiano ad attrice feticcio dei cinema d’autore francese, stanno oltre venti film. Un’infanzia passata sui set, un’apparizione a sette anni in A noi due di Lelouch, Chiara entra al cinema interpretando proprio “la figlia della Deneuve” in La mia stagione preferita di André Téchiné. Madre e figlia sono ancora insieme nella copertina di “Paris Match”, che si chiedeva se la riscossa dei figli d’arte sboccia allora - come Guillaume Depardieu e Marie Trintignant - fosse un passaggio di consegne o una sfida. Da quella stagione ricca di César per le promesse del cinema francese sono passati dieci anni, e forse per i figli d’arte è tempo di chiudere i conti con le proprie famiglie. Chiara, nata il 28 maggio 1972 a Parigi sotto il versatile e volubile segno dei Gemelli, ha dato voce e volto al vigeogioco Atlantis III ha prestato (come la madre) l’immagine ad un profumo, partecipato a progetti misconosciuti, di nicchia, a volte folli, come Nowhere di Gregg Araki o Hotel di Mike Figgis (scena cult: un incontro bollente con Valeria Golino). È stata l’Albertine proustiana in Il tempo ritrovato di Raouil Ruiz (con cui ha lavorato, con il padre, anche in Tre vite e una sola morte).
Come ha scritto “Les Inrockuptibles”, nel 1999, ha “illuminato” La lettera di Manoel de Oliveira ed è transitata in Libero burro di Castellitto. Nel frattempo, tra una copertina e l’altra di “Elle” francese, ha amato Benicio Del Toro e ha avuto due figli da due unioni diverse. L’ultima, quella con il musicista Benjamin Biolay, ha portato anche ad un disco a due voci, Home. Un disco sussurrato, come le canzoni di Carla Bruni, la ex top model convertita al canto a tal punto da dedicare al marito la canzone Raphael (vedi la strepitosa imitazione di Fiorello). Il caso vuole che Chiara e Carla siano comparse entrambe in Prêt à porter di Altman. E anche che Valeria Bruni Tedeschi (sorella di Carla, proveniente da un’illustre famiglia torinese trasferita in Francia per volere dei padre musicista negli anni 70) stesse da anni ipotizzando un film. A metà tra immaginazione e autobiografia. incoraggiata dall’ex compagno Calopresti, che in Le parole di mio padre, ossia La coscienza di Zeno secondo Francesca Comencini, recitava fianco a fianco con Chiara (lui era il padre delle sorelle Malfenti, lei la figlia Ada). In È più facile per un cammello... Chiara è Bianca, l’indurita, lunatica, ironica sorella di Federica (Valeria).
E suona anche la chitarra. Per la cronaca, Carla Bruni, interpellata dalla sorella, ha declinato l’offerta di comparire; mentre la vera madre di Valeria, la pianista Marysa Borini, nel film interpreta se stessa, anche quando l’azione è al passato. Un vero e proprio cortocircuito tra realtà e finzione, impreziosito da una leggerezza discontinua ma sincera, in cui ognuno mostra tutta la propria nervosa incapacità a vivere. Sconsigliabile ai felici e contenti e agli scettici, il film è una sorta di alternativa alla terapia analitica. In una delle scene più curiose, la bara del padre (a scanso di equivoci) su un jet privato proprio non vuole saperne di entrare. Per questo, sembrano dirci Valeria e Chiara. è il momento di farne un film. Per (con)vivere meglio. Perché la bellezza non è tutto.
Da Film Tv, n. 25, 2004