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Il cinema in movimento

Road to the Oscars.
di Roy Menarini

In foto Toni Servillo e Paolo Sorrentino, in corsa per l'Oscar come miglior film straniero con La grande bellezza.

lunedì 20 gennaio 2014 - Approfondimenti

Una volta assegnati i Golden Globe, e annunciate le candidature agli Academy Awards (con magno gaudio del nostro Paolo Sorrentino), si può dire che ci avviciniamo alla conclusione di quel lungo percorso che la stampa americana definisce come la "strada verso gli Oscar". La differenza rispetto a un periodo ormai lontano (ma recente nel ricordo) è che il numero, e il novero, di premi attribuiti in questo bimestre è impressionante. Facciamo un breve elenco, peraltro incompleto: Screen Actors Guild Award, Critics Choice Award, Independent Spirit Award, Directors Guild of America Award, American Cinema Editors Award, AFI Awards e altri; poi in Europa Bafta Award, European Film Awards, British Independent Film Awards...
Aggiungiamo ora le organizzazioni ufficiali di critici e le società di giornalisti che hanno a loro volta attribuito premi, sebbene puramente virtuali e senza alcuna statuetta da consegnare. Tra di esse, solo in America si trovano Online Film Critics Society, Alliance of Women Film Journalists, Prix Louis-Delluc, National Board of Review, National Society of Film Critics, Women Film Critics Cycle, African-American Film Critics Association, e tutte le organizzazioni di critici di ogni singola città statunitense e canadese (Boston Society of Film Critics, Chicago Film Critics Association, ecc., e poi ci lamentiamo che ci siano troppi critici in Italia).
Infine, con un flashback di qualche settimana, è giusto ricordare che a fine 2013 furono le principali riviste cartacee e online a proporre le proprie liste dei migliori, in alcuni casi frutto del voto dei redattori, in altri casi dei lettori, in altri ancora di entrambi: in Italia storicamente svolge il compito Ciak, ma se allarghiamo lo sguardo all'editoria internazionale, troviamo le classifiche di Artforum, Cahiers du Cinéma, Film Comment, Guardian, Independent, Indiewire, Les Inrockuptibles, Sight and Sound, Time, Time Out, Variety, Village Voice, e mille altri. Last but not least, anche alcuni cineasti e autori hanno voluto rendere pubbliche le loro classifiche, per cui ora sappiamo che tra i migliori film 2013 di Quentin Tarantino c'è a sorpresa The Lone Ranger di Gore Verbinski, che Pedro Almodovar premia The Act of Killing come primo e La grande bellezza come secondo, e così via.
Tutte queste informazioni, facilmente recuperabili sul web, offrono l'idea che ci siano più premi che film, più liste che titoli, più classifiche che vere e proprie nozioni di gusto. Tuttavia, se si mette da parte lo sconcerto e - come si suol dire - si "sta al gioco", allora forse comprendiamo meglio come il cinema oggi vada anche considerato un frutto della società ludica. Da qualche tempo, infatti, storici e sociologi parlano di "gamification", ovvero di una ludicizzazione della cultura contemporanea, non solo attraverso i veri e propri giochi (videogame, quiz, test, app, sondaggi, poll, ecc.) ma anche nell'offrire un aspetto giocoso e sportivo a forme artistiche più seriose.
Questa pioggia di premi e premietti, insomma, ha tutta l'aria di soddisfare la nostra esigenza un po' infantile al divertimento e alla gara, al gioco e al cimento, iniettando anche nel cinema - negli anni della sua avvenuta istituzionalizzazione - quell'aspetto ludico che permette di prendersi sul serio senza esagerare. La seconda esigenza che le liste soddisfano è quella di archiviare e fissare per sempre un magma di film, prodotti audiovisivi e titoli che superano abbondantemente ciò che ciascuno di noi può guardare in un anno. Così che in futuro sapremo - o penseremo di sapere - che cosa valeva la pena vedere in quel determinato anno.

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