La comunicazione tra due menti
Leggere nel pensiero. Per molti un sogno, per altri un incubo. La telepatia, termine coniato nel 1882 da Fredrick William Henry Myers, uno dei padri della moderna psicologia, è la comunicazione che avviene tra due menti attraverso la percezione extra sensoriale. Studiata dalla parapsicologia, la scienza che studia i fenomeni paranormali legati alla mente, questa discussa abilità è stata da sempre molto amata dalla fiction, dai fumetti, dal cinema, e dalle serie televisive.

Telepatia come patologia
Fin dai tempi dei vulcaniani di Star Trek e di Ai confini della realtà le serie tv hanno trattato la capacità di leggere nel pensiero come un'abilità in bilico fra un superpotere e una problematica psichica. Essendo infatti ancora incerta la sua esistenza, negli anni la telepatia è stata attribuita a svariate tipologie di personaggi, dall'extraterrestre o alieno, al supereroe, all'uomo qualunque. Ultimamente nei vari tv show è proprio l'essere umano protagonista del quotidiano a possedere questa caratteristica, di cui si evidenziano sia le possibilità che i grandissimi problemi che ne derivano. È un luogo comune credere che sia meraviglioso avere la possibilità di leggere nel pensiero, sapere cosa contengano le menti delle persone, ma è plausibile che se si ritiene che questa abilità sia incontrollabile, l'estremizzazione della telepatia conduca ad ascoltare tutte le "voci" della gente che si può avere vicina. In questo caso la telepatia diventa una patologia e un elemento di diversità.

Heroes, la telepatia come disabilità
Uno dei personaggi ponte che ha traghettato il concetto di telepatia da superpotere a diversità è Matt Parkman (Greg Grunberg), il detective di Heroes. La serie introduce un approccio innovativo agli uomini dotati di poteri incredibili. Essi sono essere umani diversi che sebbene abbiano l'obiettivo finale di salvare il mondo, si trovano imprigionati da abilità straordinarie che li rendono più deboli o fallibili. Nathan Petrelli (Adrian Pasdar), il politico fratello di Peter Petrelli (Milo Ventimiglia), che si domanda "A cosa mi serve volare?" riassume una visione disillusa sul suo potere che conviene tenere segreto per evitare ulteriori problemi. Heroes diventa il simbolo per le serie tv, come lo era Spiderman 2 per il cinema, di superpoteri che si trasformano in ipo-poteri o elementi di disabilità.

The Listener, la telepatia nel quotidiano
T he Listener, la serie globale della Fox, che ha come protagonista Toby Logan (Craig Olejnik), un paramedico con poteri telepatici, avvicina la telepatia all'everyday man, il ragazzo della porta accanto, analizzando ulteriormente come questo sesto senso possa rischiare di condurre alla follia se non controllato. Le mille voci delle menti di chi circonda Toby, che sente ogni giorno in modo sempre più insistente, rischiano di precludere il privilegio di poter indagare nelle menti dei sospetti criminali. La serie canadese affronta il potere extra sensoriale inserendolo nella realtà del quotidiano descrivendone gli effetti positivi e soprattutto negativi.

True Blood, la telepatia come elemento di emarginazione
Un confronto fra diversità è l'elemento trainante di True Blood, serie in arrivo in Italia ambientata in un vicino futuro che descrive un'ipotetica integrazione dei vampiri nella società. I diversi, in questo ambito, non sono solo i vampiri che ripercorrono la via crucis degli afroamericani negli anni '30 e '40, ma lo è anche Sookie Stackhouse (Anna Paquin), una ragazza telepatica che soffre la capacità di percepire i pensieri di ognuno che incontra. Si innamora infatti del vampiro gentiluomo Bill Compton (Stephen Moyer) proprio perchè non riesce a leggergli la mente. Non sentire le voci le consente di poter dedicare i propri sensi, i cinque canonici, alle emozioni e al sentimento. L'amore fra Bill è Sookie è anche una condivisione della diversità e dei suoi problemi, per tendere alla difficile ricerca dell'integrazione tra i "normali".

Psych e The Mentalist, la deduzione mascherata da telepatia
Le serie televisive negli ultimi periodi hanno affrontato anche casi di capacità che si avvicinano molto a quelle extrasensoriali senza esserlo, per esplorare i limiti della mente umana. Sia Psych che The Mentalist narrano rispettivamente le vicende dell'investigatore privato Shawn Spencer (James Roday) e del consulente del California Bureau of Investigation Patrick Jane (Simon Baker), entrambi dei fake, ovvero finti sensitivi dotati però di capacità deduttive e investigative elevatissime. L'abilità è una maschera necessaria per dare una credibilità ai protagonisti che altrimenti non potrebbero essere considerati semplici talenti. In Psych e The Mentalist l'apparenza è il punto di forza, e l'incredibile si trasforma in affidabile.

Voyeurismo 2.0
L'interesse per la telepatia da parte dello spettatore è pari a quello che potremmo definire "voyeurismo 2.0", ovvero l'elevare di un gradino l'insaziabile curiosità dell'essere umano verso i fatti di chi si conosce. Dal semplice gossip sulle celebrità o sulle persone che si conoscono (la variabile conoscenza è chiave), la possibilità di poter entrare nelle menti per sapere cosa si sta pensando è un potere che ognuno vorrebbe avere, considerandone comunque solo l'aspetto positivo.
Lo spettatore che entra abitualmente con lo sguardo in mille reality show probabilmente pagherebbe per essere informato delle intenzioni dei partecipanti, purtroppo si deve accontentare di entrare semplicemente nella loro vita. Per fortuna, attualmente leggere il pensiero è possibile solo nella fiction che sembra metterci sempre più in guardia sui danni collaterali di impadronirsi delle vite degli altri.