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Il cinema artigianale di Gondry

Le animazioni imperfette di un artista bambino
di Gabriele Niola

giovedì 18 gennaio 2007 - News
Michel Gondry appartiene a quella schiera di registi che sono noti più per la particolarità del loro immaginario trasferito su pellicola che per i contenuti dei loro film. Quei registi che, pur lavorando in generi diversi, sono diventati un punto di riferimento specialmente per come sanno manipolare l'immagine evitando (volontariamente o meno) gli effetti digitali. Un elenco che va da Hitchcock a Michael Powell, da Mario Bava a Tim Burton, fino appunto a Michel Gondry. Una tradizione, come si può vedere, per lo più europea.
Ne L'arte del sogno, conquistata la fiducia dei produttori con i due lungometraggi precedenti (Human nature e Se mi lasci ti cancello), Gondry ha finalmente la possibilità di realizzare un film il cui soggetto principale non è più l'intreccio della trama o il carattere dei personaggi ma il suo immaginario. Nonostante la presenza di una storia, L'arte del sogno è una lunga dissertazione sull'illusione del cinema. "Illusione" perchè è proprio quello l'obiettivo di Gondry. Anche quelle rare volte in cui usa effetti interamente digitali, il regista francese ha sempre lo scopo di ingannare lo spettatore. E questo lo sa bene chi segue il regista francese fin dai suoi esordi nel mondo della pubblicità e dei videoclip, due tipologie di produzione nelle quali Gondry ha potuto esprimere al meglio la sua idea di "fascinazione artigianale" del cinema.
Poco importa che il trucco sia evidente: è proprio di questa percezione della messa in scena che si nutre il cinema di Gondry.

In uno dei molti sogni il protagonista de L'arte del sogno (interpretato da Gael Garcia Bernal) si immagina dotato di grosse mani con le quali picchia i colleghi: è subito evidente allo spettatore che le mani giganti sono estensioni di gomma, ma nell'inquadratura successiva queste mani innaturalmente grosse si muovono perfettamente come mani vere. Per fare questo Gondry ha usato mani di gomma ma, quando queste dovevano muoversi, ha allestito un set in miniatura all'interno del quale le mani reali di Bernal sembrassero gigantesche.
Un altro trucco che ben spiega la visione del cinema del regista francese è uno dei preferiti di Gondry, e sta subito all'inizio del film: una macchina da presa montata su un piatto e puntata sul piatto stesso che gira vorticosamente e sul quale vengono poi versate di volta in volta vernici colorate che la forza centrifuga fa spandere, ottenendo così l'effetto finale di esplosione di colori che accompagna i titoli di testa.

L'immagine seguente poi mostra il protagonista (interpretato da Gael Garcia Bernal) all'interno di un finto studio televisivo fatto di cartapesta, ma incredibilmente funzionante, che spiega come siano composti i sogni. In questa piccola introduzione c'è tutto il succo del film, l'immaginario artigianale, difettoso e romantico del suo autore, fatto di oggetti creati artigianalmente e appositamente difettosi, storti e di fattura scadente perchè (e sono parole di Gondry) "sono più poetici". Ma non sono solo questi oggetti le imperfezioni volute del film. Anche le molte animazioni in stop motion che caratterizzano la pellicola contengono dei grossolani difetti: "Quello che ha sempre in mente è un tipo di animazione molto cruda", spiega Cédric Mercier, uno degli animatori. "Qualcosa che sia contemporaneamente amatoriale ed energetico, così da riflettere il carattere fanciullesco del creatore. Cose che non hanno nulla a che vedere con l'animazione in stile Tim Burton, niente motion control. Ho dovuto addirittura lottare per avere una videocamera test con la quale controllare l'animazione a mano a mano che andavamo avanti. Era solo una telecamera attaccata ad un portatile, ma Michel voleva proprio che il risultato fosse percepito come improvvisato. Addirittura alle volte cambiava la posizione delle luci durante le riprese di un'animazione! E più venivano scadenti più ne era contento".

Neanche a dirlo, il film è girato tutto quanto in 35mm, con l'uso di una particolare pellicola in grado di mantenere costante il grado d'illuminazione, fornita per la prima volta dalla Fuji proprio per le riprese in stop motion. I ritocchi al computer invece sono pochissimi, e utilizzati per lo più per correggere le imperfezioni dell'animazione o dei trucchi dal vero, come la presenza evidente di fili.
Non è stato nemmeno usato il blue screen per gli sfondi. Gondry infatti si è chiuso due mesi nella sua casa di campagna per realizzare con un team tutte le animazioni che sarebbero servite per i fondali ben 6 mesi prima dell'inizio delle riprese del film. In questo modo, nelle scene che lo richiedevano, anzichè far recitare gli attori davanti a una parete blu, ha potuto proiettare direttamente le animazioni sullo sfondo dando la possibilità agli attori di interagirci.

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