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Eragon: Quando a dirigere è un tecnico

Per l'operato di Stefen Fangmeier si può parlare di film di effetti speciali
di Gabriele Niola

venerdì 22 dicembre 2006 - News
Una caratteristica curiosa del genere fantasy al cinema è la sua assoluta dipendenza dalle tecnologie. Non è un caso che si sia sviluppato (sempre cinematograficamente parlando) proprio nel momento in cui queste hanno consentito la creazione di personaggi virtuali al pari di moltitudini di comparse.
Se dunque la fantascienza è sempre stato il genere che per eccellenza doveva fare i conti con gli effetti speciali (un'affermazione che sempre più è solo una leggenda metropolitana) ora il fantasy va anche oltre, e i film appartenenti a questo genere fanno a gara a imitarsi e migliorarsi nelle mille visioni possibili di uno stesso universo.
Nel caso di Eragon si può, e non a torto, parlare davvero di "film di effetti speciali", poiché alla regia c'è Stefen Fangmeier, esperto curatore di effetti speciali che per anni ha lavorato per la Industrial Light & Magic di Lucas prendendo parte alla realizzazione di decine di film, da Terminator 2 fino a Lemony Snicket passando per Salvate il soldato Ryan e Twister.
A fronte di una storia che è un puro pretesto, un canovaccio basato sul libro di Christopher Paolini e portato avanti assecondando tutte le regole della narrazione classica americana, Fangmeier si concentra sulla dimensione visiva e nello specifico sugli effetti digitali (anche perché per le soluzioni visive si limita ad applicare le idee di Peter Jackson).
Viene fuori così un film senz'anima ma realizzato con tecnologie allo stato dell'arte. E se il drago Saphira non porta di molto in avanti il lavoro che all'epoca fu fatto per il medesimo animale in Dragonheart, sono le sequenze del volo a costituire un salto in avanti del genere.

Per realizzare gli effetti i referenti sono stati chiaramente gli uomini dell'IL&M, ma è servito anche l'intervento della WETA, lo studio responsabile delle creazioni computerizzate del Signore degli Anelli. Un esempio di questa collaborazione è proprio la realizzazione del drago: "La mia priorità fin da subito era realizzare il drago Saphira" racconta Fangmeier "Per il disegno ho lavorato sei mesi assieme a un team della IL&M, sperimentando tutti i diversi tipi di approccio. Quello che volevamo raggiungere (e che abbiamo poi raggiunto) era una figura potente, muscolosa eppur femminea. A questo stadio della realizzazione però le ali somigliavano molto a quelle dell'Angelo degli X-Men che stavano realizzando a quel tempo, piene di piume e simili a quelle di un pipistrello, così abbiamo deciso di differenziarle introducendo elementi che ricordassero più un rettile. Il risultato quindi è che il nostro drago non somiglia a nessun drago mai visto prima". In effetti Saphira per molti versi ricorda più un grifone, anche perché in molti casi gli animatori si sono presi delle concessioni, come spiega John Helms, il supervisore alla computer graphic: "La cosa più difficile era far piegare le ali in una maniera aggraziata. Era proprio una questione geometrica, alle volte non si piegavano nella maniera giusta e si creavano mille sovrapposizioni. Per questo abbiamo dovuto barare un po', ma non si nota".

Ma come già detto sono le sequenze del volo a costituire la vera peculiarità tecnica del film, un unione inedita di riprese in computer graphic e dal vero dove per la prima volta sono le prime a comandare l'andamento delle seconde.
Ogni sequenza veniva pianificata con accuratezza, con previsualizzazione, movimenti di macchina già decisi e animazioni del drago. Ed erano proprio queste animazioni a guidare i movimenti del modello reale, una ricostruzione parziale del dorso della bestia creato partendo dal modello usato agli studi di Pinewood in Inghilterra per Harry Potter e il prigioniero di Azkaban. Il modello dunque si trovava su un set fornito di bluescreen e si muoveva a seconda dei movimenti decisi per il drago, in modo che anche l'attore potesse rispondere a queste variazioni di conseguenza. In questo modo è stato possibile unire riprese dal vero e in computer graphic in maniera assolutamente trasparente come mai prima d'ora.

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