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Il mio paese: ritratto di un'Italia che sta cambiando

Daniele Vicari ripercorre le orme di Joris Ivens
di Tirza Bonifazi Tognazzi


venerdì 8 settembre 2006 - News

Quarantasei anni fa nel documentario L'Italia non è un paese povero Joris Ivens raccontava lo sforzo del Bel Paese di industrializzarsi in un periodo in cui il risveglio economico era alle porte in un viaggio che da Nord a Sud mostrava le due facce di quell'Italia (la prosperità da una parte e la fame dall'altra). Oggi Daniele Vicari ripercorre le orme del grande cineasta cercando di capire se le promesse di un paese migliore sono state mantenute. "Ho trovato un paese di luci e ombre" dice "dove la grande promessa dell'industrializzazione e del boom si è risolta in un presente di forti contraddizioni". Questo è quanto ha documentato nel suo viaggio all'inverso rispetto a quello di Ivens, che da Gela lo ha portato a Venezia. E proprio nella città veneta qualche ora fa si è tenuta la conferenza stampa di presentazione de Il mio paese, presentato alla Mostra come evento speciale nella Sezione Orizzonti.

"La voglia di raccontare il mio paese, il nostro paese, è un'esigenza che ho sempre avuto" dichiara Vicari. "Quando ho visto il film di Ivens ho avuto l'impressione che lì dentro ci fossero gli strumenti per farlo. Lui ha trovato una chiave (l'industrializzazione dell'Italia) per raccontare un paese che andava cambiando. Con l'aiuto del documento di Ivens l'impresa che volevo fare da tempo mi è sembrata molto più chiara, meno difficoltosa. Il momento storico che ritrae" prosegue il regista "era un momento in cui l'Italia stava facendo un balzo di civiltà. Io ho voluto mostrare gli aspetti di un futuro già presente. Oggi si riesce con fatica a stare dietro alle sfide che il mondo ci propone".

Il mio paese vede anche rinnovarsi la collaborazione tra Vicari e Massimo Zamboni, che torna a occuparsi delle musiche originali del film - dopo Velocità massima e L'orizzonte degli eventi - e porta con sé l'amica e collega Nada, interprete di un brano della colonna sonora. "Quando Nada ha ascoltato la canzone mi ha detto 'Bella! Un po' triste però..." e aveva ragione, ma allo stesso tempo era l'idea musicale che mi sembrava congeniale a questo film. Mentre lavoravo alle musiche sentivo profonda tristezza per la situazione che c'era in Italia descritta dal documentario di Daniele. La canzone in questione si intitola Patria attuale, e credo di non aver mai usato prima il termine patria in un pezzo, ma era davvero necessario".

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