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Leone d'oro: il ritorno dell'Euphoria

È tra i film più belli visti finora, la rivincita dell'est infiamma la competizione veneziana
di Pierpaolo Simone


mercoledì 6 settembre 2006 - News

Si chiama Ivan Vyrypayev, è russo, e ha fatto tremare Venezia. La sua opera prima, Ejforija, è un piccolo capolavoro di 76 minuti. Asciutto, essenziale, magicamente perfetto, è la risposta alle polemiche dei giorni scorsi sulla presunta scarsa qualità dei film in Concorso. Una pellicola ipnotica ed equilibrata, tenuta in vita da una trama sussurrata – quasi inesistente –, una serie di immagini a sé stanti, chiaroscuri che racchiudono in pochi fotogrammi il sentore d'un epoca di stravolgimenti pittorici. Fino all'epilogo finale – metafora commuovente d'un cammino, quello della vita, che lentamente si inabissa, su una zattera di legno trasformata per l'occasione in un'accogliente bara - il film si dondola nella steppa russa cullato da una colonna sonora composta, per l'occasione, da un giovanissimo (appena venticinquenne) musicista russo. Dopo tre anni da Il ritorno, dell'impronunciabile Andrei Zvyagintsev, un altro russo è pronto ad aggiudicarsi un meritatissimo Leone d'oro. Sarà davvero così facile per Catherine Deneuve e "soci" scegliere la pellicola che porterà a casa l'ambita statuetta?

MakeFilmsNotWar è la campagna organizzata dalla Lee and Gund Foundation, che ha lanciato un appello ai registi invitandoli a partecipare alla prossima edizione del Festival di Beirut (in programma dal 4 ottobre), in un Libano ancora sconvolto dai recentissimi episodi di guerra. La curatrice della rassegna, Colette Naufal, ha già assicurato la presenza del film di Nanni Moretti, Il Caimano, a rappresentare la nostra nazione, dicendosi però rammaricata per aver ricevuto un rifiuto da parte del regista a essere presente alla kermesse. "In nessun posto come a Beirut ho visto cineasti di tutto il mondo arabo parlarsi senza schermi né corazze, segnale che la vita normale e civile è dietro l'angolo e può riprendere”, sottolinea Marco Müller, raccontando poi alla stampa di come qualche anno fa fu costretto per dei giorni in una prigione libanese a causa di un incredibile caso di omonimia. Basterà allora seguire lo slogan della campagna (fate film e non la guerra) per divertirsi a coniare il nuovo tormentone di questo Festival unendo, come in un gioco enigmistico, il nome di Müller a quello di una nota marca di Yogurt. Amore libero e con molto gusto. Provare per credere.

E se Venezia è la città romantica per eccellenza, non è un caso che Emilio Estevez, regista di Bobby, abbia deciso di comunicare il futuro matrimonio (ma la data non è ancora stata decisa) con la giornalista Sonja Magdevski, giornalista conquistata dopo un anno e mezzo di corteggiamento, che il regista americano ha voluto anche per una piccola parte nel film presentato al Lido nei giorni scorsi. Fiamme che si accendono nell’euforia festivaliera.

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