Dopo gli studi liceali svolti al "Pigafetta" di Vicenza, frequentò la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Padova per migrare quasi subito a quella di Lettere e Filosofia che percepiva come più vicina ai suoi interessi nella scrittura. Insegnante nei licei, una voltra trasferitosi a Milano, fu preso nel 1915 al "Corriere della Sera".
Inviato e commentatore politico in Svizzera, Austria, Ungheria, Germania, seguì gli avvenimenti più cruciali a cavallo tra anni 10 e 20 che avvennero nei paesi di lingua tedesca usciti sconfitti dalla guerra. Acerrimo avversario del fascismo, di cui non faceva assolutamente mistero, Sacchi fu messo alla porta dal "Corriere" a metà degli anni 20. Fu Eugenio Balzan, l'illuminato e colto direttore del quotidiano milanese, a richiamarlo al Corriere affidandogli la rubrica della critica cinematografica. Divenuto redattore responsabile del "Corriere" nei brevi giorni del governo badogliano, fuggì in Svizzera per sottrarsi ai tedeschi. Dopo la fine della guerra, fu direttore de "La Gazzetta del popolo" e dell'"Illustrazione italiana". Fino al 1952 collaborarò anche con "La Stampa".
Tra le sue molte opere narrative vanno ricordate La Casa in Oceania (1932 e 1954), La primadonna (1943), Il mare è buono (1946) e una monumentale biografia di Arturo Toscanini. Raccolse le sue recensioni cinematografiche in alcuni volumi tra cui Al cinema col lapis. Negli ultimi anni della sua vita li dedicò alla stesura di manuali di storia per gli studenti delle medie. Morì a Milano nel 1971.
Dopo la sua morte è stato istituito dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani (SNGCI) un premio dedicato alla migliore tesi universitaria di argomento cinematografico intitolato Premio Filippo Sacchi.
È nonno da parte di madre dell'attrice Giovanna Mezzogiorno.