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Un film di Giuseppe Tornatore.
Con Geoffrey Rush, Jim Sturgess, Sylvia Hoeks, Donald Sutherland, Philip Jackson.
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Titolo originale The Best Offer.
Drammatico,
durata 124 min.
- Italia 2012.
- Warner Bros Italia
uscita martedì 1 gennaio 2013.
MYMONETRO
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Un capolavoro assoluto
di Carlo LisottoFeedback: 103 | altri commenti e recensioni di Carlo Lisotto |
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domenica 6 gennaio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Da quanti anni il Cinema Italiano non risuciva a produrre un tale capolavoro, di respiro internazionale, finalmente non più confinato nei notri angusti confini? Si tratta di un film metafisico, girato in una città di fatto inesistente, in una ideale Mitteleuropa. Alleate fatali ed essenziali di tale capolavoro sono la Pittura e la Psichiatria. E fortissime sono le suggesioni di tale cultura, da Kafka a Roth, da Freud a Schnitzler, da Klimt a Schiele, da Schonberg a Webern. Un film di cui la trama è del tutto inifluente, proprio per la temperie metafisica dell'opera e la dimensione assolutamente spirituale in cui si svolgono gli eventi. Certo, esiste una narrazione, a tratti "thrilling", ma il il film è dominato completamente dal viaggio interiore di Virgil Oldmam. Egli ha vissuto un'esistenza permeata dalla tensione alla bellezza assoluta, costituita dai quadri da lui collezionati, la bellezza che si può trovare solo nella Pittura. Il quadro altro non è che la perfezione attimale, in cui l'artists ha rappreentato quell'istante di pienezza divina, che indi non potrà più ripetersi. E Virgil ne è rimasto inesorabilmente folgorato, non riuscendo a condurre una vita "omologata", con i suoi stereotipi (famiglia e figli). Ha solo amato le sue donne ritratte, venendo a sua volta contraccambiato, in una dimensione meramente onirica. Eppure anche nella vita più distaccata, quasi con alterigia, dalle vicende terrene, può irrompere fatalmente e inesorabilmente l'Amore, come forza prodigiosa e devastante, che rimanda al significato di Eros nella cultura greca. Un amore totalizzante, che spazza via, disintegra ogni certezza del Logos. Ma come nella tradizione greca, dietro a Eros non può che essereci Thanatos, il crepuscolo esistenziale, la morte. E Virgil procede ineluttabilmente, dopo aver conoscuito per la prima volta la bellezza suprema dell'esistenza, costituita da Eros che tutto può travolgere e spazzare via (come magistralmente descritto dai Lirici Greci), verso la deframmatazione della sua mente, fino alla totale follia. Tale percorso viene superlativamente descritto dal cienasta, con un lirismo, una perfezione formale, davvero quasi introvabili nel panorama contemporaneo. In una dimensione sempre sospesa tra realtà e sogno, verità e simulazione. Tutto può essere simulato, dall'Opera d'Arte fino ai nostri sentimenti supremi, fino allo stesso Amore. Le highlights del film sono numerose e memorabili. Certo, per un amante della Pittura, la stanza dei ritratti di Virgil è pura apoteosi dei sensi, bellezza sconvolgente e soavemente ammaliante. I dialoghi tra l'antiquario e Claire, attraverso la fessura tra parete e pavimento di una stanza che sembra il Parnaso, sono di un altissimo patohos, scandito dalle superlative, incantevoli musiche di Morricone. Il delrio visionario, sopraffacente e progressivo del protagonista resta una descrizione da manuale di Psichiatria da Freud a Hillman, intriso di una spiritualità sublime. Ma il finale, da molti ritenuto ridonadante e didascalico, superfluo, costituisce invece il vertice di un' opera prismatica, caleidoscopica. L'internazione in quell'Istituto (manicomio?), costellata di folgoranti flash-back costituisce uno dei più grandi epiloghi nella storia del Cinema. Il percorso a ritroso della propria fine, la più struggente nostalgia fino alla follia per l'Amore assoluto e per definione effimero, per sempre perduto. Era l'ultimo momento di pienezza divina, intesa come da Holderlin, che la vita aveva concesso.
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