Dopo significative prove come giornalista, scrittore e poeta iniziate fino dal 1946 (ricordiamo in proposito, oltre ai suoi numerosi interventi su vari giornali, il libro di poesie Paesi del cuore, pubblicato nel 1959 con la casa editrice Cappelli e un'altra raccolta di notevole successo, Poesie nuove), Andreassi si dedicò all'attività di documentarista, dimostrandosi uno degli autori più attivi e interessanti. Di particolare pregio i suoi cortometraggi sull'arte e sugli artisti, tra i quali si distingue per impegno e sensibilità Antonio Ligabue, pittore (1965), in cui è descritta la tormentata vicenda esistenziale e psicologica del più famoso pittore naif italiano, vissuto in miseria nella Bassa Padana e scomparso nello stesso anno in cui fu realizzato il documentario. L'impegno di Andreassi nel cinema spettacolare di lungometraggio è stato saltuario e non sempre fortunato: un suo film-inchiesta sul mondo della prostituzione, I piaceri proibiti (1964), fu manipolato dalla produzione in modo così deformante, da essere reso simile ad una mediocre pellicola sexy, tanto che l'autore si rifiutò di riconoscerlo. Di grande interesse anche un suo esperimento di cinema psicologico, Flashback (1969), in cui le tragiche atrocità dell'ultima guerra sono rivissute attraverso i ricordi personali di un giovanissimo soldato tedesco, il quale, posto a fare la sentinella fra i rami di un albero e dimenticato lì dai suoi commilitoni, ripercorre sul filo del ricordo i momenti più significativi e drammatici della sua breve esistenza. Il film ebbe una diffusione limitatissima; eppure si tratta di un'opera che, pur con qualche discontinuità ed incertezza narrativa, rivela pienamente le capacità poetiche dell'autore e la sua straordinaria capacità di trasmettere quella profonda e lirica tragicità esistenziale, che gli appare insita anche negli aspetti più quotidiani del vivere. Dopo vari servizi e inchieste per la televisione, Andreassi è tornato al cinema nel 1999, con I lupi dentro, un altro poetico viaggio nella memoria, ambientato nel delta padano e dedicato ai pittori, rimasti per lo più sconosciuti, che si ispirarono alla maniera di Antonio Ligabue.