Figura iconica del mondo dello spettacolo e dell'attivismo, Michael J. Fox ha trasformato la propria vulnerabilità in forza pubblica e la propria carriera in un esempio di resilienza e impegno.
Salito alla ribalta con Casa Keaton e consacrato al mito con Ritorno al futuro, Fox ha saputo imporsi non solo come attore brillante e versatile, ma anche come voce autorevole nella lotta contro il morbo di Parkinson, malattia che gli fu diagnosticata a soli trent'anni. Dopo anni di silenzio, ha scelto di raccontare la sua condizione con coraggio e ironia, fondando nel 2000 la Michael J. Fox Foundation, oggi il più grande ente non profit al mondo per la ricerca sul Parkinson, con oltre due miliardi di dollari raccolti.
La sua vita è stata narrata in quattro autobiografie e nel documentario Still, che ne celebra la visione lucida e ottimista e la capacità di affrontare la fragilità con dignità.
Fox ha ricevuto numerosi riconoscimenti accademici e professionali, ha costruito una famiglia solida e ha continuato a recitare anche dopo il ritiro ufficiale, interpretando ruoli che riflettono la sua esperienza personale.
La sua storia è quella di un uomo che ha saputo reinventarsi, lasciare un segno profondo nella cultura pop e contribuire in modo decisivo alla ricerca scientifica, dimostrando che la vulnerabilità può essere una forma di leadership.
Studi
Nato a Edmonton, in Canada, nel 1961, Michael J. Fox è il quinto figlio di un'impiegata di un ufficio di collocamento e di un militare del Royal Canadian Corps of Signals che, a causa del suo lavoro, farà spostare la sua famiglia di città in città in tutta la nazione.
Studente della Burnaby Central Secondary School, comincia a recitare da bambino, prendendo parte a numerosi spettacoli locali, salvo scegliere già da adolescente che il suo futuro sarebbe stato quello di diventare un attore.
Gli inizi televisivi come protagonista
Ha solo sedici anni quando entra come protagonista nella serie televisiva canadese Leo and Me (1976), prodotta dalla Canadian Broadcasting Corporation, esperienza che lo spingerà a trasferirsi a Los Angeles nel 1979, per avere più opportunità lavorative.
Non passeranno che pochi mesi dal suo trasferimento che, un giovane accreditato con il nome di "Michael Fox" apparirà in un episodio di Lou Grant (1979) e nel film tv Letters from Frank (1979), diretto da Edward Parone, qui fortemente voluto dal produttore Ronald Shedlo. Tuttavia, quando si registrerà presso la Screen Actors Guild, scoprirà di non poter usare il proprio nome, poiché un altro attore omonimo, era già stato registrato presso il sindacato, e dato che la Screen Actors Guild vieta a due membri di lavorare con lo stesso nome d'arte, cambiò il suo in Michael J. Fox. Un omaggio a uno dei suoi attori preferiti, Michael J. Pollard, l'ingenuo complice di Gangster Story.
Comparso nella serie tv Palmerstown, U.S.A. (1980-1981), poco dopo, entrerà nel cast della sitcom della NBC che lo renderà celebre per sempre: Casa Keaton.
In ben 176 episodi, trasmessi tra il 1982 e il 1989, Michael J. Fox interpreterà Alex P. Keaton, un giovane repubblicano, figlio di una coppia democratica che aveva un passato come attivista nella Rivoluzione Culturale del Sessantotto. Un ruolo che è riuscito ad accaparrarsi solo dopo il rifiuto di Matthew Broderick e che venne così apprezzato dalla critica, e soprattutto dal pubblico, da sovvertire le basi stesse della narrativa del prodotto televisivo, che voleva i genitori come veri protagonisti della serie. La reazione positiva alla performance di Fox fu talmente forte che gli sceneggiatori decisero quindi di trasformare il suo personaggio nel fulcro dello show già a partire dal quarto episodio.
Per quanto fosse "antipatico" per la sua ambizione e il suo sarcasmo, in netto contrasto con la cultura liberal post-hippie dei suoi genitori, Alex P. Keaton divenne comunque irresistibile, grazie al tempismo comico impeccabile, a una mimica vivace e alla straordinaria capacità dell'attore di bilanciare arroganza e vulnerabilità, trasformando il primogenito di Casa Keaton in un simbolo generazionale che incarnava il conflitto ideologico degli Anni Ottanta con intelligenza e ironia. Brillante nei duelli verbali tanto quanto in quelli più emotivi e con una presenza scenica magnetica, Michael J. Fox ha elevato la serie, rendendola un successo duraturo e facendogli guadagnare tre Emmy consecutivi e un Golden Globe come miglior attore protagonista in una serie comica.
Intanto, appariva anche in altri film tv e telefilm (Un liceo tutto matto, Giudice di notte, I racconti della cripta), salvo fermarsi nel 1991, anno in cui gli venne diagnosticato il morbo di Parkinson.
Il ritorno in tv con Spin City
Ma dopo tre anni di assenza, deciderà di tornare nel piccolo schermo con il botto e, nel 1994, sarà diretto da Woody Allen nella fiction Don't Drink the Water, ma soprattutto sarà il protagonista di Spin City dal 1996 al 2001, andando incontro a nuovi plausi di pubblico e critica per la sua interpretazione di Mike Flaherty, un vice sindaco brillante e nevrotico, che gestisce le follie della politica municipale.
Fox porta in scena un'evoluzione di Alex P. Keaton, con un personaggio ipercompetente, capace di alternare sarcasmo fulminante e momenti di sincera introspezione, incarnando con naturalezza il ritmo frenetico della serie e la sua miscela di satira politica e commedia umana. Bilanciando il caos dell'ufficio con le dinamiche personali (spesso con una battuta fulminea o uno sguardo eloquente), Mike Flaherty si impone come un protagonista memorabile, che ha contribuito alla longevità della serie, facendo vincere al suo interprete un nuovo Emmy e ben tre Golden Globe come miglior attore protagonista.
Altri ruoli televisivi
Fortemente legato al creatore della serie Spin City, Bill Lawrence, accetterà di comparire in due episodi della serie Scrubs (2004) da quest'ultimo creata, nel ruolo del Dr. Kevin Casey, un brillante chirurgo con grave disturbo ossessivo-compulsivo, offrendo una nuova performance ironica.
Senza mai cadere nel pietismo, Fox mostra a tutti quanto sia incontenibile la sua energia scenica e quanto possa essere ancora ottimo il suo tempismo comico.
Più pungente e sofisticato il suo Daniel Post, miliardario malato di cancro ai polmoni, in Boston Legal (2006), poi divenuto cliente e interesse amoroso dell'avvocata Denise Bauer.
Con un mix di fascino e arroganza, Fox gioca con emotività e leggerezza, portando nelle sue battute le difficoltà legate a temi delicati come l'eutanasia, la dignità e il controllo sulla propria fine. Contenuti scomodi e necessari anche nella serie tv Rescue Me (2009), dove sarà il provocatore Dwight, un uomo paraplegico diventato il rivale in amore del protagonista, Tommy Gavin. Anche qui, Fox abbandona ogni compiacenza e costruisce un personaggio tagliente e manipolatore, capace di dominare le scene con cinismo e giocando con le aspettative dello spettatore. Basterà questo per fargli ottenere un nuovo Emmy come miglior guest star in una serie drammatica.
Un personaggio molto simile all'astuto avvocato Louis Canning dei telefilm The Good Wife e The Good Fight, girati tra il 2010 e il 2016, legal drama di altissimo livello, all'interno dei quali Fox si fa odiare per la sua luciferina ambiguità, che lo porta a sfruttare la propria malattia neurologica per ottenere vantaggi in aula.
La sottile inesistenza morale di Canning, stratega spietato, riesce a rendere il personaggio al tempo stesso detestabile e affascinante. Fox qui è nel pieno del morbo di Parkinson, ma riesce comunque a modulare perfettamente il tono della voce e le espressioni con una bravura tale da creare un proprio ritmo recitativo, che gli consentirà di trasformare ogni apparizione in un duello psicologico contro la protagonista, interpretata da Julianna Margulies.
Pluricandidato agli Emmy, sfida le convenzioni del dramma con una maturità attoriale di qualità, arrivando poi a ridere di se stesso e della sua immagine in un episodio dell'ottava stagione di Curb Your Enthusiasm (2011), dove si ritrae come vicino di casa di Larry David, che lo accusa di usare il morbo di Parkinson come strumento opportunistico, diventando il cardine di una serie di equivoci esilaranti.
The Michael J. Fox Show
Nel 2012, la NBC annuncia che l'attore sarà poi protagonista di una serie tutta sua The Michael J. Fox Show, che effettivamente andrà in onda dal 2013 al 2014. Purtroppo, dopo solo quindici episodi, verrà cancellata e l'interprete dovrà dire addio a Mike Henry, un ex giornalista televisivo che decide di tornare al lavoro dopo una pausa dovuta al Parkinson.
Un ruolo fortemente autobiografico, che mescola commedia familiare e riflessione personale, all'interno del quale abbiamo tutta la disarmante naturalezza della star televisiva, l'arguta comicità sottile cui ci aveva abituato all'inizio della sua carriera e un rincorrersi continuo fra le sfaccettature del proprio passato pubblico e privato, in modo autoironico e coraggioso.
Sarà il suo lascito televisivo più forte: la normalizzazione di una condizione patologica senza che questa venga edulcorata ma, soprattutto, una prova attoriale che sarà al tempo stesso confessione, reinvenzione e affermazione di sé.
Dopo Designated Survivor (2018), nel 2020, si ritirerà ufficialmente dalla recitazione a causa della crescente difficoltà a parlare, ma non prima di aver girato il documentario televisivo Still - La storia di Michael J. Fox, tracciando una sua linea autobiografica, partita dall'ascesa fulminea a Hollywood per arrivare alle lotte quotidiane per mantenere dignità e vitalità. Messosi a nudo con una sincerità disarmante, alternando materiali d'archivio, ricostruzioni e confessioni dirette alla telecamera, riuscirà a trasformare l'opera in una riflessione sugli spiriti indomiti, spinti dall'umorismo, che come lui possono diventare strumenti di verità. Non solo la storia di una star, dunque, ma anche quella di un uomo che affronta il suo stesso ritratto lucidamente.
Il debutto e il successo di Ritorno al futuro
Al cinema, debutterà invece nel 1980 con Follia di mezzanotte di Michael Nankin e David Wechter e, dopo una piccola apparizione in Classe 1984 (1982) e il successo televisivo di Casa Keaton, esploderà sui grandi schermi con Voglia di vincere (1985), dove sarà un teenager licantropo, ma soprattutto con la saga di Ritorno al futuro, diretta da Robert Zemeckis.
Sostituendo Eric Stoltz nei panni di Marty McFly (approfittando di un arco temporale in cui la sua presenza in Casa Keaton era meno rilevante ai fini delle trame), Michael J. Fox riuscì a vestire i panni di un liceale che viene accidentalmente inviato indietro nel tempo dal 1985 al 1955, contribuendo al successo critico e commerciale del film accanto a Christopher Lloyd.
L'interpretazione di Fox, in particolare, venne elogiata, guadagnandosi una nomination come miglior attore in una commedia per il Golden Globe e conducendo il film verso due sequel di successo nel 1989 e nel 1990, girati contemporaneamente, ma rilasciati separatamente.
Un plauso unanime attirato dalle situazioni più assurde legate ai paradossi temporali e a scene iconiche come quella in cui suona "Johnny B. Goode", che sintetizza perfettamente il suo carisma e quella sua capacità di fondere ironia, ritmo e cultura pop, in un momento diventato leggenda.
Un archetipo dell'adolescente americano Anni Ottanta, ribelle ma sensibile, che non lascerà mai l'immaginario collettivo, ma soprattutto non lascerà mai se stesso e la sua identificazione.
Altri film
Ormai sulla cresta dell'onda, verrà diretto da Paul Schrader in La luce del giorno (1987) e sarà il frizzante ed elettrico neolaureato della Kansas State University che si trasferisce a New York City, per cercare di entrare nel mondo degli affari, in Il segreto del mio successo (1987) di Herbert Ross. Poi vestirà i panni di un fact-checker per una rivista di New York, che trascorre le sue notti a fare festa con alcol e droghe, in Le mille luci di New York (1988), venendo però elogiato per la sua interpretazione (soprattutto per un lungo monologo da ubriaco), malgrado il film avesse ricevuto critiche contrastanti.
Sfiderà la sorte, che lo voleva ormai principe della commedia Made in Usa, con il drammatico Vittime di guerra (1989) di Brian De Palma, un oscuro e violento dramma bellico sulla guerra del Vietnam con Sean Penn, che non sarà un grande successo al botteghino, ma che lo porterà a essere molto apprezzato per la sua performance.
Tornato al genere a lui più congeniale (con qualche variante romantica) grazie a Doc Hollywood - Dottore in carriera (1991) di Michael Caton-Jones, nel quale interpreta un medico di talento che decide di diventare un chirurgo plastico a Beverly Hills, finendo però in una piccola città della Carolina del Sud, riconfermerà la sua bravura comica, così come similmente accadrà in Insieme per forza (1991), diventando un attore sotto copertura che ha bisogno di studiare come lavora un vero agente di polizia (James Woods). Una commedia poliziesca che funzionerà proprio per l'ottima alchimia della coppia.
Il fermo di tre anni e il ritorno alle scene
Purtroppo, dopo questo film, gli verrà diagnosticato il morbo di Parkinson e Fox, dopo essersi preso una pausa da televisione e cinema, sembrerà aver abbandonato ogni speranza di ritornare sul grande schermo.
Ma è solo un momento di passaggio, perché già nel 1993, è diretto da Barry Sonnenfeld in Amore con interessi, un film poco riuscito e nel quale interpreta con risicata verosimiglianza un ragazzino, ma che avrà il pregio di aiutarlo a superare la sua condizione di salute e a dimostrare a se stesso, ancora prima che al pubblico e alla critica, che recitare è ancora possibile. Gira così Cercasi superstar (1993), Il grande fiume del Nord (1993), Caro zio Joe (1994), Blue in the Face (1995) e Coolblooded (1995).
Diretto da Rob Reiner in Il presidente - Una storia d'amore con Michael Douglas, Annette Benning e Martin Sheen, continua a dare il meglio di sé in un ruolo di secondo piano (è l'esagitato consigliere di politica interna del Presidente degli Stati Uniti), inoltre tornerà protagonista di un film con il fantastico Sospesi nel tempo (1996) di Peter Jackson, suo ultimo ruolo cinematografico. Una performance che ha ricevuto molti elogi dalla critica per la piacevolezza con la quale ha trainato il film, accanto a una professionista esperta come Trini Alvarado.
Da quel momento in poi, a parte qualche piccola apparizione (Mars Attacks! di Tim Burton nel 1996), lo vedremo sul grande schermo solo per qualche cameo (Interstate 60, Annie - La felicità è contagiosa, See You Yesterday), ritirandosi definitivamente dalla recitazione nel 2020.
Il doppiaggio
Anche doppiatore, dopo aver prestato la sua voce al bulldog americano Chance di In fuga a quattro zampe (1993) e Quattro zampe a San Francisco (1996), è stato Stuart Little in Stuart Little - Un topolino in gamba (1999) e nei suoi sequel, con una performance vocale affettuosa e piena di sfumature, riuscendo a infondere nel piccolo topo antropomorfo una personalità vivace e curiosa. Più avventuroso il suo Milo in Atlantis - L'impero perduto (2001).
Anche doppiatore di videogame, ha ritrovato Marty McFly in "LEGO Dimensions", riprendendo l'iconico ruolo di Ritorno al futuro in un contesto ludico e interattivo, che celebra la nostalgia e il crossover tra universi narrativi.
Sua anche la voce del cane-robot A.R.C.H.I.E. in A.R.C.H.I.E - Un robot a quattro zampe (2016) e A.R.C.H.I.E. 2 (2018).
Attivismo
Dopo la diagnosi di Parkinson ricevuta nel 1991, Michael J. Fox è diventato un attivista impegnato nella ricerca di una cura, fondando la Michael J. Fox Foundation e scrivendo diverse memorie in cui racconta il suo percorso personale e pubblico. Nel suo primo libro, "Lucky Man", descrive come ha superato la negazione iniziale della malattia, smettendo di bere e iniziando a sostenere le persone affette da Parkinson.
Nel 2006, ha partecipato a uno spot elettorale, sostenendo la ricerca sulle cellule staminali embrionali e mostrando pubblicamente gli effetti della malattia, con grande impatto sull'opinione pubblica.
Il suo secondo libro, "Always Looking Up", approfondisce il suo impegno tra il 1999 e il 2009, mentre nel 2009 è apparso su "The Oprah Winfrey Show" per parlare della sua condizione e del suo speciale televisivo.
È stato riconosciuto da TIME come una delle 100 persone più influenti al mondo nel 2007 e ha ricevuto diversi dottorati onorari per il suo contributo alla ricerca e alla sensibilizzazione sul Parkinson.
Nel 2010, ha pubblicato "A Funny Thing Happened on the Way to the Future" e, nel 2012, ha ricevuto un ulteriore riconoscimento dal Justice Institute of British Columbia.
Nel 2016, grazie a una lotteria organizzata con Nike, ha raccolto 6,75 milioni di dollari per la ricerca e, nel 2020, ha pubblicato "No Time Like the Future", riflettendo sulla mortalità con il suo consueto ottimismo. Oscar onorario nel 2022, ha raccontato in un'intervista le crescenti difficoltà fisiche causate dalla malattia, tra cui interventi chirurgici e fratture ed è stato inserito nella lista del 2024 tra le persone influenti in ambito sanitario, confermando il suo ruolo centrale nella lotta contro la sindrome.
Vita privata
Michael J. Fox è il marito dell'attrice Tracy Pollan, conosciuta sul set di Casa Keaton. La coppia si è sposata nel 1988 e ha avuto quattro figli, fra i quali il produttore Sam Fox e l'attrice Esmé Fox.