Mel Gibson (Mel Columcille Gerard Gibson) è un attore statunitense, regista, produttore, scrittore, sceneggiatore, art director, è nato il 3 gennaio 1956 a Peekskill, New York (USA). Mel Gibson ha oggi 68 anni ed è del segno zodiacale Capricorno.
Sesto di undici fratelli, risiede negli Stati Uniti fino al 1968 quando il padre, ferroviere rimasto vittima di un incidente sul lavoro, ricevuta la liquidazione decide di trasferire la famiglia a Sidney, in Australia, per evitare ai figli maschi l'arruolamento nell'esercito e la partenza per il Vietnam. Dopo aver frequentato le scuole superiori in un istituto cattolico di Sidney, Mel è indeciso se intraprendere la carriera dello chef o quella del giornalista. Sarà sua sorella a scegliere per lui, iscrivendolo al National Institute of Dramatic Arts. Emotivo al punto da doversi sedere per riuscire a recitare nella sua prima prova d'attore, ottiene tuttavia, ancora studente, di debuttare nel cinema con il film Summer City, del 1977. Conseguito il diploma inizia una regolare attività artistica nella South Australia Theater Company, recitando in Morte di un commesso viaggiatore, Aspettando Godot e in varie opere shakespeariane. Nel 1979, all'audizione per il film Interceptor, viene scelto dal regista Miller anche perché la ferita riportata al volto durante una rissa rende il suo aspetto maggiormente adatto al ruolo del protagonista Mad Max. Il film batte in Australia ogni record d'incasso, ma viene poco conosciuto all'estero. Il suo seguito del 1981, Interceptor- il guerriero della strada, con uguali regista e interprete principale, ha invece successo anche oltre confine e lancia Gibson sulla ribalta internazionale. Nello stesso anno e in quello seguente è il protagonista di due film di Peter Weir, ben accolti da pubblico e critica: Gli anni spezzati e Un anno vissuto pericolosamente, a fianco di Sigourney Weaver. Nel 1984 gira il suo primo film americano nella parte di Christian Fletcher in Il Bounty, ruolo appartenuto in passato sia a Clarke Gable che a Marlon Brando. Negli anni successivi, dopo aver girato Mad Max oltre la sfera del tuono, terzo e ultimo capitolo della serie, inaugura il fortunato ciclo di film intitolati Arma letale, dal soprannome del poliziotto impersonato sul set, comprendente quattro episodi distribuiti in un arco di tempo che va dal 1987 al 1997, tutti firmati dal regista Richard Donner. In questo stesso periodo fonda una sua casa di produzione, la ICON, con la quale finanzia il film Amleto, da lui ben interpretato sotto la direzione di Zeffirelli. Nel 1993 si cimenta con risultati decisamente apprezzabili nella regia di L'uomo senza volto, lavoro nel quale interpreta un insegnante, sfigurato in viso da un incidente, che instaura una profonda amicizia con un ragazzo penalizzato dall'incomprensione di chi lo circonda. Due anni dopo veste ancora la duplice veste di regista e protagonista in Braveheart, colossal che narra le gesta di William Wallace, eroe indipendentista scozzese del XIII secolo. Accolto con grande successo dal pubblico e premiato con l'Oscar per la regia e come miglior film, rappresenta il suo risultato più prestigioso. Tra i suoi ultimi lavori segnaliamo Ipotesi di complotto, ancora per la regia di Donner, Payback e Million Dollar Hotel di Wenders, nel ruolo di un arcigno, seppur minato nel fisico, agente dell'FBI. Più volte inserito nelle classifiche degli attori migliori o più avvenenti stilate dai periodici internazionali, nel 1985 viene eletto uomo più sexy dal People Magazine, Gibson non appartiene alla schiera dei belli senz'anima. Il sorriso aperto e lo sguardo limpido rivolto lontano, cose che non si imparano a scuola di recitazione, lo rendono idoneo, come pochi altri, a portare con autenticità sullo schermo figure di uomini onesti e idealisti, che lottano coraggiosamente per una giusta causa. Questo è in larga misura, il motivo che lo rende amato e popolare. Finché vi sarà chi va a vedere dei film per potersi identificare con un eroe buono, il cinema avrà bisogno di attori come Mel Gibson.
Tra la gente del mestiere Mel Gibson ha due soprannomi che alludono alla sua prestanza, al suo cinema eccitato e truculento: «Bel-Mel», «Mel-O-Drama». Alcuni lo considerano uno psicopatico, un sadico, ed elencano: il primo film che ha diretto nel 1993, L'uomo senza volto, era la storia di un insegnante misantropo con la faccia deturpata, accusato di pedofilia; da Braveheart lo costrinsero a tagliare una sequenza finale di tremendi tormenti; La Passione di Cristo, epopea sanguinolenta, disseppelliva tradizioni medievali e preconciliari riguardanti il martirio di Gesù e restituiva al Calvario la sua natura di tortura corporale; l'ultimo film ora nei cinema, Apocalypto, dispiega cuori, fegati e genitali strappati via a mani nude durante sacrifici umani, teste mozze issate sulle lance, gole tagliate, scontri letali.
Per non parlare, naturalmente, delle serie più popolari da lui interpretate quand'era giovane (adesso ha cinquanta anni): la trilogia di Mad Max di George Miller, epica post-apocalittica con corpo a corpo combattuti dentro una gabbia, la trilogia pugnace di eroismo poliziesco Arma Letale (ogni sparo una vittima). Le notizie di cronaca, mix di violenza e devozione, non sono dissimili: la grande famiglia (una figlia è suora) abitante in campagna, la grande chiesa regalata al padre pastore d'un gruppo di cristiani tradizionalisti e intolleranti, l'arresto per guida in stato di ubriachezza e gli insulti antisemiti gridati ai poliziotti, il pentimento e le promesse (si, sono alcolizzato ma non intendevo, non volevo, mi curerò).
Mel Gibson, nato nello Stato di New York e da dodici anni cresciuto in Australia, studente di recitazione a Sydney, alto bello e con gli occhi blu, superstar e proprietario dal 1993 della propria società di produzione Icon, interprete anche di film nobili e belli (Gli anni spezzati, Un anno vissuto pericolosamente, Signs), può anche essere un barbaro. Può tendere allo schematismo didascalico, al messianesimo, alla retorica ideologica, all'eroismo enfatico. Ma è un regista bravissimo, e diverso da tutti gli altri.
Da Lo Specchio, 20 gennaio 2007
Adesso, nella frenesia mediatica intorno a La Passione di Cristo, di Mel Gibson si parla come d’un guru religioso più che come di una star. Si racconta della sua adesione a un cristianesimo radicale, a un cattolicesimo tradizionalista che giudica i Papi seguiti al Concilio Vaticani II(1962-1965) degli «usurpatori del trono di Pietro». Si precisa che non mangia carne al venerdì, che segue la Messa in latino, che ha sei figli (una è suora), che viene da una famiglia di undici figli di Peeskill, vicino a New York, trasferitasi a Sydney in Australia perché il padre e la madre (una ex cantante d’opera) non volevano che i loro figli venissero costretti a partecipare alla guerra del Vietnam. Si cita con qualche ripugnanza suo padre Hutton Gibson, 85 anni, leader in California d’una congregazione anticonciliare, uno che ritiene l’Olocausto «una mezza invenzione» e considera gli ebrei «uccisori di Dio».
Ma Mel Gibson ha 47 anni e ha riscoperto la religiosità una dozzina d’anni fa. Prima, sempre stato un uomo grande, grosso, bello, forte, un divo muscolare di film d’azione catapultato nella celebrità da due serie, quella di MadMax e quella di Arma fetale. Nelle storie di Mad Max di George Miller, Gibson è un guerriero post-atomico ricco di forza e dinamismo, giunto nella città di Barteltown dominata da una regina feroce, vincitore di duelli gladiatori nell’arena, esiliato nel deserto, salvato da ragazzi selvaggi, Nelle storie di Arma letale di Richard Donnerè un poliziotto in coppia con il collega nero Danny Glover, in lotta contro trafficanti di droga o d’armi e contro triadi cinesi: spettacolarità, azione, violenza, una sfumatura da commedia, in una saga poliziesca tra e piu etticaci degli ultimi quindici anni.
Se questi sono i film che hanno reso Mel Gibson più popolare, non si può trascurare Amleto, costruito nel 1990 da Franco Zeffirelli su misura per lui, facendone un personaggio poco shakespeariano, risoluto, senza dubbi, senza ambiguità; e naturalmente l’Oscar-kolossal guerresco Braveheart diretto oltre che interpretato da Gibson, vicenda della rivolta antinglese nella Scozia del XIII secolo, d’una grande lotta per la giustizia e la libertà. A ripensarci, per Mel Gibson quand’era soltanto un divo bello, prestante, attraente, si può provare una forte nostalgia.
Da Lo Specchio, 6 marzo 2004
Adesso, nella frenesia mediatica intorno a La Passione di Cristo, di Mel Gibson si parla come d’un guru religioso più che come di una star. Si racconta della sua adesione a un cristianesimo radicale, a un cattolicesimo tradizionalista che giudica i Papi seguiti al Concilio Vaticani II(1962-1965) degli «usurpatori del trono di Pietro». Si precisa che non mangia carne al venerdì, che segue la Messa in latino, che ha sei figli (una è suora), che viene da una famiglia di undici figli di Peeskill, vicino a New York, trasferitasi a Sydney in Australia perché il padre e la madre (una ex cantante d’opera) non volevano che i loro figli venissero costretti a partecipare alla guerra del Vietnam. Si cita con qualche ripugnanza suo padre Hutton Gibson, 85 anni, leader in California d’una congregazione anticonciliare, uno che ritiene l’Olocausto «una mezza invenzione» e considera gli ebrei «uccisori di Dio».
Ma Mel Gibson ha 47 anni e ha riscoperto la religiosità una dozzina d’anni fa. Prima, sempre stato un uomo grande, grosso, bello, forte, un divo muscolare di film d’azione catapultato nella celebrità da due serie, quella di MadMax e quella di Arma fetale. Nelle storie di Mad Max di George Miller, Gibson è un guerriero post-atomico ricco di forza e dinamismo, giunto nella città di Barteltown dominata da una regina feroce, vincitore di duelli gladiatori nell’arena, esiliato nel deserto, salvato da ragazzi selvaggi, Nelle storie di Arma letale di Richard Donnerè un poliziotto in coppia con il collega nero Danny Glover, in lotta contro trafficanti di droga o d’armi e contro triadi cinesi: spettacolarità, azione, violenza, una sfumatura da commedia, in una saga poliziesca tra e piu etticaci degli ultimi quindici anni.
Se questi sono i film che hanno reso Mel Gibson più popolare, non si può trascurare Amleto, costruito nel 1990 da Franco Zeffirelli su misura per lui, facendone un personaggio poco shakespeariano, risoluto, senza dubbi, senza ambiguità; e naturalmente l’Oscar-kolossal guerresco Braveheart diretto oltre che interpretato da Gibson, vicenda della rivolta antinglese nella Scozia del XIII secolo, d’una grande lotta per la giustizia e la libertà. A ripensarci, per Mel Gibson quand’era soltanto un divo bello, prestante, attraente, si può provare una forte nostalgia.
Da Lo Specchio, 6 marzo 2004