Ho scoperto solo da poco che il vero nome di Diane Keaton è Diane Hall. Questo spiega forse qualcosa dell’aria di assoluta naturalezza con cui ha incarnato Annie Hall in Io e Annie (1977), imponendo un modo di parlare e uno stile alle sue coetanee del mondo intero (e vincendo un Oscar)?
Attrice favorita - fino al 1981 - di Woody Allen, grande interprete di Kay Corleone in Il Padrino (1972) - e più grigia in Il Padrino III (1990) ma non per ragioni anagrafiche -, ottima interprete della generosa e appassionata Louise Bryant in Reds (1981) di Warren Beatty, e della inquieta consorte dell’inquieto Finney in Spara alla luna (1982) di Alan Parker, Diane Keaton non ha seguito una carriera di belle parti né di film particolarmente fortunati, sempre più simile a se stessa che ai suoi ruoli. Veramente brava è stata forse solo in Fuga d’inverno (1984), un bel film sfortunato di Gillian Armstrong. Con Woody Allen è ritornata a lavorare (molto brevemente e molto bene) cantando You’d Be So Nice to Come Home to in Radio Days (1987). In quello stesso anno ha firmato un suo bizzarro documentario, Heaven, invitato al Festival di Cannes (qualcuno ha parlato di “frivola metafisica”, visto che l’autrice va chiedendo a un centinaio di persone come pensano sia l’aldilà). Poi ha realizzato lo special televisivo The Giri with the Crazy Brother, Wildlife, con Patricia Arquette, alcuni episodi delle serie Twin Peaks e China Beach, e numerosi video musicali.
Il suo ritorno al mondo di Woody Allen in Misterioso omicidio a Manhattan (1993) è stato molto festeggiato, ma non l’ha incoraggiata a scegliere bene gli altri suoi film da attrice, tra cui Il padre della sposa I e II e Amelia Earhart di Yves Simoneau. In compenso Eroi di tutti i giorni presentato nel 1995 a Cannes a “Un certain regard”, l’ha fatta riconoscere immediatamente almeno dalla critica tra i talenti interessanti di oggi.
Da Irene Bignardi, Il declino dell’impero americano, Feltrinelli, Milano, 1996