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Rassegna stampa di Charles Aznavour

Charles Aznavour è un attore francese, musicista, è nato il 22 maggio 1924 a Parigi (Francia) ed è morto il 1 ottobre 2018 all'età di 94 anni a Mouriès (Francia).

CRISTINA BRAGAGLIA

Attore e cantautore, figlio di un cuoco armeno. Dopo l'Accademia di arte drammatica, debutta in teatro come attore di prosa. Contemporaneamente cresce in lui la passione per la canzone. Già nel dopoguerra comincia a farsi conoscere come cantante e autore di canzoni: nel 1956 ottiene un grande successo all'Olympia di Parigi. In pochi anni entra nella storia dei grandi chansonnier francesi. Le sue sono canzoni malinconiche, dense di gioia e di tristezza, profondamente vissute e proprio questa malinconia e questo intenso senso del rimpianto daranno vita ai suoi personaggi cinematografici. Esordisce nel cinema come attore nel 1938. in una piccola parte di Les disparus de Saint-Agil (Gli scomparsi di Saint Agil) di Christian-Jaque. In seguito lavora per il cinema come autore di colonne sonore e ritorna all'interpretazione solo nel 1956. Ma sono film di poco conto. La prima parte di rilievo è del 1958: è il pazzo in La téte contre les murs (La fossa dei disperati, 1960) di Georges Franju: un film che, in un certo senso, apre la strada alla più radicale nouvelle vague: un'interpretazione (è un epilettico ricoverato in maniconìio) di grande intensità. Nel 1960 Truffaut lo vuole protagonista di Ne tirez pas sur le pianiste (Tirate sul pianista): interpreta con felice aderenza il personaggio malinconico del pianista dalla doppia vita. Ancora nel 1960 due ruoli che mettono in evidenza le sue possibilità drammatiche (fino alla tragedia): Un taxi pour Tobruk (Un taxi per Tobruk) di Denis de La Patellière è e Le passage du Rhin (Il passaggio del Reno) il film di André Cayatte vincitore di un controverso Leone d'oro a Venezia. I suoi personaggi (cui presta il volto dai grandi occhi malinconici e furbi) sono caratterizzati da un grande “esprit de finesse” che ricorda i suoi attori preferiti: Spencer Tracy e Jean Gabin. Autant-Lara l'ha definito “un Pierrot moderno”. Nella sua nutrita filmografia (perlopiù film commerciali dove tuttavia fornisce sempre prove di grande dignità) segnaliamo Le testament d'Orphée (Il testamento d'Orfeo, 1960) di Jean Cocteau, Die Blechirommel (Il tamburo di latta, 1979) di Volker Schlöndorff è (in cui è un dolce venditore di giocattoli) e Les fantômes du chapelier (I fantasmi del cappellaio, 1982) di Claude Chabrol. Qui è il mite e determinato protagonista, personaggio dalle risonanze e dimensioni misteriose, che forse derivano dalle origini dell'attore. Con il trascorrere del tempo, gli impegni dell'attore si fanno meno importanti. I film che gira, in parti secondarie, hanno scarso rilievo, da Qu'est-ce qui fait courir David? (Che cosa fa correre David?, 1982) di Elie Chouraquis, a Viva la vie (Viva la vita, 1984) di Claude Lelouch, a il maestro (1989) di Marion Hansel. Se il film di Truffaut rimane il suo capolavoro, la sua prova più spiritosa e personale va cercata, nell'episodio Peccato nel pomeriggio di Elio Petri (in Alta infedeltà, 1964), equivoci matrimoniali in chiave satirica, una sorta di Antonioni. Nel 2002 è in Ararat dove interpreta un regista armeno Edward Saroyan che rievoca la "pulizia etnica" effettuata dai turchi neir primi decenni del 900 nei confronti del popolo armeno, omaggiando così il paese di origine della sua famiglia e dando un contributo a non far dimenticare un crimine efferato.

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