Un incidente stradale fa riemergere profonde ferite del passato. Espandi ▽
Padre, madre e figlioletta percorrono di notte una strada in auto quando un cane finisce sotto le ruote. Ciò provoca un danneggiamento al veicolo che costringe ad una sosta per la riparazione temporanea. Un uomo che si trova sul posto cerca di non farsi vedere perché gli è parso di riconoscere nel conducente dell’auto un agente dei servizi segreti che lo ha sottoposto a violenza in carcere. Riesce successivamente a sequestrarlo ed è pronto a seppellirlo vivo quando gli viene il dubbio che si tratti di uno scambio di persona. Jafar Panahi, scontata la pena inflittagli dal regime iraniano, gira un film in cui la denuncia si fa durissima anche se nell’involucro di una apparente commedia. Chi sente l’urgenza della denuncia di una struttura di repressione in cui si stanno insinuando crepe visibili non potrà non apprezzare il fatto che il coraggioso regista iraniano abbia scelto la strada dell’ironia per poi poter colpire dritto il bersaglio mettendone a nudo la crudeltà. Recensione ❯
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Strane dinamiche famigliari si sviluppano durante le proteste del maggio 1968 a Parigi. Espandi ▽
Parigi, 1968. Durante il maggio francese, il piccolo Cristophe, un bambino di nove anni, è lasciato in custodia dai genitori (impegnati pure loro nelle proteste) nel caratteristico appartamento di famiglia in Rue de Grenelle assieme ai nonni, agli zii bohémien, e all'arzilla bisnonna di origini ucraine. Da quel nido caotico e protettivo, Cristophe osserva la Storia in movimento, filtrata dalle parole e dai silenzi dei propri cari, dal racconto e dal ricordo. Nel frattempo, vive quei giorni immerso nel confronto generazionale e con lo stupore di chi, senza rendersene conto, attraversa un'epoca di trasformazioni.
Il film trova la sua verità all'incrocio tra immaginazione e memoria, facendo del piccolo protagonista un osservatore dei mutamenti culturali e del confronto generazionale. Il regista svizzero Lionel Baier adatta il memoir autobiografico di Christophe Boltanski "Il nascondiglio" ("La Cache") traducendo le dense pagine del romanzo in un caleidoscopio visivo fatto di collage, squarci di fantasia, carrellate urbane che si alternano al quotidiano surreale di casa, un interno pensato come estensione del mondo, nelle dimensioni dello spazio e del tempo. Recensione ❯
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Un ex spia deve tornare in azione quando la misteriosa vicina di stanza scompare. Espandi ▽
In un grand hotel sulla Costa azzurra, l'anziano agente speciale John rimane affascinato da una giovane donna e ricorda i suoi giorni da spia negli anni '60. Quando la donna scompare misteriosamente, l'uomo è preda delle sue fantasie e rivive le avventure del passato, tra furti di gioielli, rapimenti e torture, arrivando a temere che forse i suoi nemici del passato sono tornati. John vive la sua vita, o forse ha sempre fatto parte di un mondo di fantasia, segnato dall'immaginario del cinema d'avventura d'un tempo?
Al limite tra memoria, cinefilia e delirio, i due registi belgi Hélène Cattet e Bruno Forzani arrivano al punto di non ritorno della loro estetica postmoderna ispirata al mondo dei gialli italiani, non solo cinematografico.
Il film è un omaggio soprattutto a Diabolik e al genere spionistico anni '60, dunque non solo cinema ma anche romanzi gialli e fumetto. E rappresenta un cinema ipertrofico, ipercolorato, ipercitazionista, iperconsapevole, anche iperviolento. Recensione ❯
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Una riflessione intima e surreale sulla perdita, scandagliando il rapporto padre - figlio attraverso una narrazione che unisce leggerezza e malinconia. Espandi ▽
Bernard, scrittore di mezza età in crisi creativa, ha un complicato rapporto con il padre e una relazione sentimentale alla deriva con Agata. Chiuso tanto al mondo esterno quanto a quello dei suoi sentimenti, Bernard trova conforto solamente nella pecora che tiene in casa e che abbraccia quando dorme. Un'aggressione subita dal padre e la conseguente scoperta che l'uomo soffre di un cancro in fase terminale sconvolgono ulteriormente la vita di Bernard, facendolo precipitare in una realtà sempre più condizionata da incontri ed eventi surreali.
L'opera seconda del regista azero Elmar Imanov, presentata nel corso del Festival di Berlino, racconta con toni da realismo magico l'odissea esistenziale di un uomo incapace di liberarsi dei fantasma della sua educazione.
Il film porta progressivamente lo spettatore in una dimensione enigmatica. Il riferimento a Cronenberg non è del tutto gratuito, perché il mestiere di scrittore di Bernard avvicina le sue allucinazioni alle creature de Il pasto nudo, in un ideale collegamento con Queer di Guadagnino per quanto con toni e temi opposti. Recensione ❯
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Nel cantiere notturno di un quartiere futuristico, operai iniziano a sparire. Vincent sospetta un insabbiamento, ma il mistero si fa più oscuro. Espandi ▽
Vincent lavora di notte nel cantiere di un quartiere futuristico ribattezzato Grand Ciel. Quando un operaio scompare, Vincent e i suoi colleghi sospettano che il caposquadra abbia nascosto il suo corpo da qualche parte nel gigantesco cantiere. Quando un altro lavoratore scompare altrettanto misteriosamente, Vincent comincia anche ad assistere a strane ed inquietanti manifestazioni. Recensione ❯
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Un cinema pionieristico che questa volta porta avanti uno studio mai banale sui mille volti di Dracula. Commedia, Romania, Austria, Lussemburgo2025. Durata 170 Minuti.
Dracula rivive in storie diverse: un anziano vampiro attrazione turistica e un regista che usa l'IA per esplorare le sfaccettature di Vlad. Espandi ▽
Il mito e la storia di Dracula rivisti attraverso una moltitudine di racconti diversi: mentre un anziano “vampiro” si fa inseguire da un'orda di turisti come attrazione vacanziera, un regista chiede a un'applicazione di intelligenza artificiale di creare degli intermezzi narrativi che indaghino le mille sfaccettature di Vlad, tra passato e presente. Cultore dell'eccesso, intrepido formalista, indagatore delle perversioni contemporanee: è il profilo di Radu Jude, autore rumeno che come pochi altri ha saputo interpretare il cinema (e il mondo) di questi tumultuosi anni venti. Era forse inevitabile che i grandi successi lo portassero a un certo punto a confrontarsi con l'icona culturale suprema della sua Transilvania, e Jude lo fa a modo suo: come uno scherzo, indirettamente, e sovraccaricandone il simbolo per accumulo fino a farlo deflagrare in una galassia di riferimenti e provocazioni. Lo fa con un occhio da intenditore per l'estetica del brutto, un talento tanto singolare quanto indiscusso, e ampiamente messo in mostra già nei film precedenti. Recensione ❯
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Il film d'animazione che reinventa il mito di Frankenstein in un'avventura straordinaria per "mostri" di tutte le età! Espandi ▽
In un castello-laboratorio sopra la cittadina di Grubbers Nubbin, il più folle dei professori risveglia mostruose creazioni a (quasi)-VITA... e poi dimentica subito tutto di loro.
Chi si occupa del castello? Chi si prende cura dei mostri? Chi insegna loro a NON essere mostruosi, in modo che gli abitanti della città non formino una folla inferocita e brucino il castello? Ecco a voi Stitch Head, la prima creazione del professore. Stitch Head fa tutto il lavoro, ma il professore non lo nota nemmeno. Ma ora in città è arrivato uno sgangherato spettacolo di fenomeni da baraccone e il suo proprietario, Fulbert Freakfinder, ha un disperato bisogno di una nuova attrazione per attirare le folle. Presto si presenta al cancello del castello, promettendo a Stitch Head fama, fortuna e amore. Emozionante rivisitazione della leggenda di Frankenstein, Stitch Head è un'esilarante avventura per mostri grandi e piccini. Recensione ❯
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Marcel Pagnol, ormai anziano, rivive l'infanzia in Provenza guidato dal suo sé bambino, per scrivere a puntate la propria storia su Elle. Espandi ▽
Marcel Pagnol è già un uomo più che maturo quando riceve la richiesta, da parte della caporedattrice di Elle di scrivere a puntate la sua storia. Mentre cerca di raccogliere le idee per capire come affrontare il foglio bianco, gli appare accanto il sé stesso bambino, che lo aiuta a farsi strada tra gli avvenimenti del passato. Più tradizionalmente narrativo dei precedenti lavori di Chomait, e un po’ meno ispirato, Marcel et Monsieur Pagnol è ugualmente straordinario nel disegno. I tetti di Parigi e la campagna provenzale, il cinema di Londra e i bar del porto di Marsiglia, il mulino e Montecarlo: non c’è ambientazione che non sia un piacere leggere attraverso il filtro del colore di Chomet, il suo tratto acuto e elegante, anche quello in perpetuo movimento. Ed è un racconto sincretico, quello di Marcel et monsieur Pagnol , che combina il disegno alla musica (di Stefano Bollani) e alla grafica, mescolando i formati, per costruire un’atmosfera viva e pulsante, che trascina il passato al tempo presente. Recensione ❯
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Sana porta i gemelli in Costa Azzurra occupando la villa degli ex suoceri. Ma, neri in un'enclave per soli bianchi, vivono da clandestini tra tensioni e rischi. Espandi ▽
Ai suoi due gemelli la giovane madre Sana sente di dovere un break dalla routine quotidiana: una breve vacanza in Costa Azzurra per Pasqua. Visto che c'è il tutto esaurito, pensa di approfittare della villa dei suoi ex suoceri: lei ha ancora le chiavi, loro sono altrove. Solo che Sana e suoi figli hanno la pelle nera, e diventa difficile vivere da clandestini in una enclave recintata per bianchi abbienti. Recensione ❯
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Dopo un attacco armato andato maile, un'attivista lascia i propri compagni. Ma non sarà così facile. Espandi ▽
Giovani attiviste tentano un attacco armato che fallisce, portando una di loro ad abbandonare i suoi compagni. Un ex membro la perseguita, esplorando violenza, convinzioni, amicizia e amore contro le crisi sociali. Recensione ❯
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La vita di una scuola in Ucraina durante la guerra. Espandi ▽
Nonostante la guerra, la vita scolastica continua in Ucraina, con alunni e insegnanti che si sforzano di continuare a imparare anche sotto una minaccia costante. Il film è un mosaico della vita quotidiana di insegnanti e studenti provenienti da diversi angoli dell'Ucraina. Recensione ❯
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A Varsavia, appena prima della legge marziale del 1981, la psicologa londinese Joan Andrews rimane bloccata senza passaporto, testimone della repressione in un incubo kafkiano. Espandi ▽
La psicologa londinese Joan Andrews arriva a Varsavia per una conferenza appena prima che venga imposta la legge marziale, il 13 dicembre 1981. E lei, che di Solidarnosc non sapeva quasi nulla, e anzi diffidava degli studenti che chiedevano il suo appoggio, si trova senza passaporto, in una metropoli buia simile a un incubo kafkiano, testimone di repressione e violenza. Recensione ❯
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Ispirato all'omicidio di Sophie Toscan du Plantier, il film immagina un processo mai avvenuto: tra i giurati emergono scontri tra dubbio e condanna. Espandi ▽
Il film s'ispira al caso reale dell'omicidio della regista francese Sophie Toscan du Plantier e immagina un processo mai celebrato contro il presunto colpevole Eion Bailey. Al centro del racconto vi è la giurata numero 8 unica a rifiutarsi di aderire immediatamente al verdetto di colpevolezza, contrapposta al giurato numero 3, più istintivo e tormentato. Recensione ❯
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In un'acciaieria in crisi, Mohamed cerca giustizia dopo la morte del compagno Adel. Colpito da una misteriosa ruggine nel corpo, diventa simbolo di resistenza operaia. Espandi ▽
In un mondo industriale segnato dal declino, Mohamed, operaio in una grande acciaieria nazionale prossima alla privatizzazione, intraprende una dolorosa ricerca di verità e giustizia dopo la morte del compagno Adel in un tragico incidente. Sopravvissuto con un frammento di metallo conficcato nella testa, che inizia lentamente ad arrugginirsi, viene retrocesso al ruolo di guardiano. Isolato e sempre più solo, Mohamed si trova al centro di una rete di corruzione che va ben oltre i cancelli della fabbrica. Recensione ❯
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Ritratto lirico di una famiglia di minatori italiani a Villerupt negli anni '60, tra memoria, identità culturale e mutamenti generazionali, con musica e poesia. Espandi ▽
Il ritratto di una famiglia di minatori italiani emigrati a Villerupt, al confine tra Francia e Lussemburgo, negli anni Sessanta del secolo scorso: la lotta per conservare l'identità culturale, le nuove generazioni, i mutamenti del lavoro, le trasformazioni del nuovo millennio. Ma Temps nouveau è anche una sorprendente opera lirica, con interludi cantati e recitati, con parole di Valerio Magrelli e musiche di Carlo Crivelli. Caillat, maestro del film-essai, lavora con grande sensibilità sulla memoria ed espande i limiti del documentario, facendo dialogare forme narrative e artistiche apparentemente lontane. Recensione ❯
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