Hong ritrova Kim Min-hee in un'opera corposa che parla di teatro, rappresentazione, e del tempo che scorre. Drammatico, Corea del sud2024. Durata 111 Minuti.
Un'università femminile si trova a dover mettere in scena un piccolo spettacollo. Per la regia, Jeonim, che lavora in facoltà, pensa a suo zio, che è stato un attore e regista prima di diventare libraio. Espandi ▽
Per l’occasione di un festival teatrale, un’università femminile si trova a dover mettere in scena un piccolo spettacolo, ma il regista prescelto è stato appena allontanato per avere avuto delle relazioni inappropriate con le studentesse. Jeonim, che lavora in facoltà, pensa allora a suo zio, che non sente da parecchio ma che è stato un attore e regista prima di diventare libraio. L’uomo accetta con piacere e inizia a lavorare con le attrici, avvicinandosi nel frattempo anche a una professoressa collega di Jeonim, che da subito si confessa grande ammiratrice del suo lavoro. In un’opera più corposa e dall’impianto più tradizionale rispetto alle ultime, Hong ritrova Kim Min-hee e parla di teatro e rappresentazione, così come di malefatte e indiscrezioni del passato che inesorabilmente portano conseguenze. Kim Min-hee è messa perlopiù in una condizione reattiva, di testimone. Più spensierato è Kwon Hae-hyo, forse in una delle sue migliori incarnazioni al servizio di Hong, e che rappresenta la chiave attraverso cui By the stream parla del tempo che scorre. Recensione ❯
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Un film che decide di affidarsi unicamente agli scatti dell'artista per raccontare le ferite, ancora aperte, dell'apartheid. Documentario, Francia2024. Durata 105 Minuti.
Vita, lavoro e morte di un fotografo sudafricano che documentò l'apartheid e dal 1966 visse da esule a New York, vittima fino all'ultimo del razzismo. Espandi ▽
Ernest Cole è stato un fotografo sudafricano, nato nel 1940 nella provincia di Transvaal e morto a New York nel 1990. In vita ha pubblicato un solo libro, “House of Bondage”, uscito nel 1967 e poi bandito dal governo, con cui ha documentato l’orrore quotidiano dell’apartheid. Fuggito dal suo paese nel ’66, Cole non ha più fatto ritorno a casa e ha vissuto da esule a New York, lasciando la fotografia diversi anni prima della morte. Raoul Peck ne costruisce la biografia usando principalmente gli scatti (più di 60.000!) ritrovati nel 2017 nel caveau di una banca di Stoccolma, aggiungendovi un commento in prima persona dello stesso Cole, tratti da lettere o scritti a partire da riflessioni generati dalle sue immagini. La scoperta di nuovo straordinario materiale e l’esigenza di far scoprire al pubblico un artista poco noto hanno convinto il regista a fare un passo indietro e a nascondersi dietro la forza evocativa e testimoniale delle opere. L’approccio di Peck non è rigoroso, ma sfrutta anzi fotografie, filmati d’archivio, canzoni e didascalie per restituire la condizione esistenziale del suo protagonista (nel cui volto e nel cui unico filmato esistente si percepisce un dolore insanabile), la tragedia dell’apartheid in Sud Africa e l’evoluzione di una parabola storica che ha portato alla pacificazione fra due popoli, lasciando però ferite indelebili nelle vittime. Recensione ❯
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Un'operazione sperimentale e insieme storica, che ritorna sul trauma del COVID e lo affronta da un punto di vista inedito. Drammatico, Cina2024. Durata 106 Minuti.
2019: in un vecchio computer riportato in vita, un regista ritrova il materiale girato dieci anni prima di un film mai finito, la storia d'amore fra due ragazzi, e decide di portare a termine il progetto. Riunito il cast dell'epoca e messa insieme una troupe, s'appresta a girare la seconda parte del film nel gennaio del 2020 in un hotel vicino a Wuhan, proprio nei giorni in cui esplode la pandemia di COVID. Confinati nella struttura in lockdown, uomini e donne dovranno sopravvivere a mesi di clausura usando smartphone e video per comunicare.
Il ritorno su un film mai finito si trasforma per Lou Ye (a Cannes quindici anni dopo il premio per la sceneggiatura per Spring Fever) in una nuova operazione sperimentale, esempio di un cinema che s'interroga sul rapporto fra immagini e realtà.
Le riflessioni metalinguistiche sono espresse da Lou Ye con un'operazione sperimentale e insieme storica, che ritorna sul trauma del COVID e lo affronta da un punto di vista inedito. Con il passare dei minuti, però, il suo film diventa sempre di più una sorta di ricostruzione del primo lockdown della città da cui tutto è partito, Wuhan. Recensione ❯
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Il documentario segue 500 ragazze adolescenti provenienti da tutto il Missouri che si riuniscono per un'immersione di una settimana in un elaborato laboratorio di democrazia. Espandi ▽
Giugno 2022: alla Lindenwood University, in Missouri, si tengono, per la prima volta in contemporanea, due eventi speculari: il Girls State e Boys State, campi estivi di politica per adolescenti. È un doppio programma istituito in ogni stato dall’American Legion, associazione di veterani dell’esercito nata in seguito alla Prima guerra mondiale, e pensato per invitare chi ancora non vota a conoscere e praticare i meccanismi della cittadinanza attiva. Al Girls State del Missouri partecipano circa cinquecento ragazze: che siano di orientamento conservatore, o democratico, o in posizioni più sfumate tra i due, sono tutte ugualmente interessate alla cosa pubblica. Nell’arco di una settimana le ragazze fanno vita comune: creano gruppi tematici di discussione, si confrontano su argomenti condivisi, partecipano a incontri che stimolino la presa di coscienza e la legittimazione di sé. Documento significativo, in un contesto caratterizzato da un sistema di voto complesso e da astensionismo, Girls State è un atto di fiducia nello sviluppo della capacità di ascolto e confronto come alternativa possibile alla polarizzazione violenta del dibattito politico non solo statunitense e arriva in un anno di elezioni politiche più che mai cruciali. Il processo di empowerment è lento, faticoso, procede a ondate e strappi. Ma la direzione è tracciata e inarrestabile e la forza delle relazioni è tutto. Recensione ❯
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Ferrara documenta la guerra in Ucraina in un gioco di specchi tra sequenze di pura urgenza di cronaca e l'arte di Patti Smith. Documentario, USA, Germania, Gran Bretagna, Italia2024. Durata 77 Minuti.
Il cineasta Abel Ferrara si reca a Kiev per scoprire com'è cambiata la città in questi ultimi due anni di conflitto. Espandi ▽
Subito dopo l’invasione russa nei territori ucraini del febbraio 2022, Abel Ferrara raduna la sua troupe più fidata per recarsi nelle zone attorno al fronte e intervistare soldati e persone comuni che raccontano il loro primo contatto con le forze russe. A questi materiali, Ferrara aggiunge pezzi di diario visivo girati in compagnia della cantante Patti Smith, tra l’Italia e la Francia, lasciando che siano le sue declamazioni di versi, poesie e canzoni a fare da controcanto agli orrori della guerra.
Nonostante ci sia nel film una parte di intervista più classica al presidente Zelensky, il resto è un gioco di specchi puramente istintivo che filma il filmato, si distrae, cambia direzione, sfoggia i suoi lati più ruvidi e all’apparenza incompleti come un marchio di fabbrica.
La decisione artistica più problematica è quella di unire due anime molto diverse dell’opera e affiancare uno studio di Patti Smith alle sequenze di pura urgenza di cronaca che includono registrazioni di aperto combattimento. Una scelta che parla dell’arte come mezzo supremo di decodifica e di conforto del reale. Recensione ❯
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Philibert abbatte il muro tra operatori sanitari e pazienti per rendere condivisibile ogni storia vissuta. Documentario, Francia2024. Durata 143 Minuti.
Nicolas Philibert filma il confronto continuo tra pazienti e operatori sanitari delle due unità psichiatriche. Espandi ▽
Ogni giorno c’è un confronto continuo tra pazienti e operatori sanitari delle due unità psichiatriche “Averroès” e “Rosa Parks” dell’ospedale Esquirol di Parigi. Tra dialoghi individuali e attività di gruppo, Nicolas Philibert si prende le parti di una psichiatria che si sforza di accogliere e riabilitare le parole dei pazienti. “Cosa posso fare per aiutarti?”. Non è un dialogo, né un’intervista. È proprio la ricerca prima di un contatto poi di un (possibile?) legame, lo stesso che caratterizzava il rapporto tra medici e pazienti del precedente Sur l’Adamant. Il regista analizza a fondo il funzionamento della struttura basata essenzialmente su un rapporto dove si cerca il punto d’incontro tra operatori sanitari e pazienti proprio per cercare di abbattere i ruoli ed entrare ancora più a fondo nel disagio mentale. Philibert, oltre quello che si stanno dicendo operatori sanitari e pazienti, fa avvertire anche quello che provano mentre parlano e ascoltano. Il metodo diventa così ancora più efficace e coinvolgente, perché profondamente umano, nella sua presunta assenza. Recensione ❯
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Il fenomeno degli sweatshop raccontato con un approccio massimalista che invade la coscienza dello spettatore. Documentario, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi2024. Durata 227 Minuti.
Gli sweatshop cinesi - uno dei grandi mali del nostro tempo che produce quantità indicibili di vestiti di cui non abbiamo bisogno, a scapito sia degli impiegati che del pianeta. Espandi ▽
Un dettagliato ed esteso resoconto della vita nella cittadina di Zhili, in Cina, che negli ultimi decenni è arrivata a rappresentare un'enorme fetta produttiva del mercato dell'abbigliamento per l'infanzia, tanto in patria quanto a livello internazionale.
Disseminato di laboratori manifatturieri, il luogo diventa quindi un crocevia che attira lavoratori da tutte le province vicine. Giovani e meno giovani, coppie e famiglie, i dipendenti si sottopongono a turni massacranti e devono spesso lottare per essere pagati, tra libri paga smarriti, proprietari che scappano, e negoziazioni collettive.
Seconda parte di una trilogia che un maestro del documentario come Wang Bing dedica al fenomeno degli sweatshop cinesi - uno dei grandi mali del nostro tempo che produce quantità indicibili di vestiti di cui non abbiamo bisogno, a scapito sia degli impiegati che del pianeta. Recensione ❯
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Il cinema di Tsai Ming-liang continua ad essere spazio di riflessione personale e puro piacere estetico. Sperimentale, USA, Taiwan2024. Durata 79 Minuti.
Un monaco cammina tra le vie del Museo Nazionale di Arte Asiatica a Washington D.C.. Espandi ▽
Un monaco buddista avvolto in un abito di un rosso acceso si muove camminando con una lentezza esasperante, avulso da tutto ciò che lo circonda. Il territorio di marcia stavolta sono gli Stati Uniti, in particolare l’area attorno a Washington D.C., dove ha sede il Museo Nazionale di Arte Asiatica. Una serie di “quadri” a inquadratura fissa si susseguono mostrando i vari ambienti e cortili del museo, mentre il monaco li percorre in una sorta di esercizio meditativo. Guardando Abiding Nowhere si entra in contatto con quella che Guy Debord chiamava “deriva psicogeografica”, e lo spazio urbano si ri-configura davanti a noi. Meditazione per immagini, spazio di riflessione personale, puro piacere estetico: ciascuno troverà il suo punto d’ingresso preferito nel film, ma ciò che più conta è che Tsai Ming-liang continui a fare cinema di livello così assoluto anche in progetti di secondo piano. Recensione ❯
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Il ritratto di una scultrice tanto schiva quanto internazionalmente famosa. Espandi ▽
Maria Cristina Carlini racconta sé stessa in uno studio/abitazione dal quale prende le mosse una narrazione che, con il contributo di chi la conosce da molti anni e di chi ne ammira l'opera, conduce lo spettatore in Europa, Asia e America dove sono collocate alcune sue importanti opere. La passione di un'artista per creazioni che assurgono alla grandezza partendo dalla consapevolezza della propria funzione. Il titolo del film risente dell'influenza del critico e scrittore Pino Farinotti, il quale rende così omaggio a un'artista che sa trasfondere grandezza nelle sue opere (sicuramente anche nel servizio di piatti che ha realizzato per ingannare il tempo all'epoca del lockdown) conservando una naturalezza, anche di eloquio, che non è poi così diffusa in ambito artistico. Nelle sequenze in cui racconta di sé, della propria vita e del proprio essere artista emerge una spinta interiore continua alla ricerca e alla sperimentazione che si traduce in riflessioni di cui si può fare tesoro. Recensione ❯
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Un'opera giocosa e comica a cui non manca però l'impegno di riflettere sull'oppressione femminile in Iran. Drammatico, Iran, Germania, Repubblica Ceca2024. Durata 102 Minuti.
Una donna accetta di far entrare una troupe cinematografica a casa sua. Questo la porterà a fare profonde riflessioni su se stessa e la società. Espandi ▽
Farshad Hashemi ha centrato il segno con la sua pregevole opera prima. La storia parla di Mahboube, una donna sulla trentina, che a causa di ingenti difficoltà economiche affitta la sua casa per le riprese di un cortometraggio, sottoponendo inavvertitamente la sua vita privata al caos di una troupe cinematografica. Me, Maryam, the Children and 26 Others da un lato, è una riflessione sulla natura del cinema e della sua capacità di catturare le complessità della vita quotidiana. Al tempo stesso, è un toccante film politico che, attraverso il racconto della libertà limitata di una donna, affronta una questione più ampia e del tutto attuale: l’oppressione femminile in Iran. Ma è anche un’opera giocosa e a tratti comica, sia nella forma che nel contenuto. Recensione ❯
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Una black comedy divertente in cui nulla è mai come sembra, che intrattiene e fa riflettere sui magnati che si arricchiscono. Commedia, Gran Bretagna2024. Durata 99 Minuti.
In carcere, Baron racconta al compagno di cella Otis della fidanzata Marmalade, sua complice. Otis lo aiuta a evadere per ricongiungersi a lei. Espandi ▽
Dopo essere finito in prigione per una rapina andata male, Baron conosce Otis, il suo compagno di cella, a cui comincia a raccontare della fidanzata Marmalade, sua complice nel crimine. Grazie alle sue abilità da mago della fuga, Otis decide di evadere insieme a Baron e riunire i due fidanzati. Recensione ❯
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La serie basata sul libro bestseller "Capote's Women: A True Story of Love, Betrayal, and a Swan Song for an Era" di Laurence Leamer. Espandi ▽
Tra gli anni '60 e '70 Truman Capote è il re dei salotti mondani di New York oltre che intellettuale di riferimento dopo i successi letterari di "Colazione da Tiffany" e "A sangue freddo". È amico di alcune delle donne più influenti dell'alta società che chiama affettuosamente - ma non troppo - "The Swans" ("I Cigni").
Quando nel 1975 decide di metterle in cattiva luce e rivelarne i segreti in un racconto sulla rivista Esquire intitolato "La Côte Basque, 1965" (dal nome del famoso ristorante francese di Manhattan frequentato dal gruppo di amiche), loro si sentono tradite e taglieranno i rapporti con lui, facendogli terra bruciata attorno. La solitudine, la dipendenza da alcol e droghe e la tendenza all'autodistruzione di Capote ne segneranno la tragica fine.
La stagione incentrata su un dolente Capote e le sue amiche/nemiche colpisce per l'eleganza della confezione e la finezza delle interpretazioni attoriali, ma non coinvolge come potrebbe. Recensione ❯
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The Bear, il ristorante di Carmy, ha finalmente aperto e lo chef vuole arrivare al più presto a ottenere una stella. Per questo decide che il menù dovrà cambiare ogni giorno, imponendo a tutta la cucina un ritmo di lavoro forsennato e portando a sprechi sulle provviste che incidono su un bilancio già traballante. In questa ossessione per il lavoro, Carmy ancora una volta si rifugia per sfuggire alle proprie difficoltà relazionali, infatti non ha ancora affrontato con Claire le conseguenze della loro ultima telefonata.
Non si placano nel mentre le tensioni tra lui e Richie, ma è soprattutto Sydney a dover riflettere sulla propria lealtà al ristorante: riceve infatti un'altra ottima proposta e procrastina la firma del contratto. A incrementare ulteriormente la tensione c'è poi la scoperta che un critico è già stato al ristorante senza essere riconosciuto e presto pubblicherà la propria recensione.
La cucina a nervi scoperti di The Bear si siede parzialmente sugli allori in questa stagione di passaggio, che rimanda tutte le trame portanti alla prossima stagione e si concentra sui personaggi, a volte inceppandosi. Recensione ❯
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Sauron si è rivelato a Galadriel e ora è in cammino verso Mordor, terra ora controllata da Arad che afferma di aver ucciso in passato il signore delle menzogne. Al tempo però aveva un altro aspetto e infatti Arad continua a non lo riconoscerlo nelle vesti di Halbrand, che lo avvicinerà per manipolarlo prima di tornare dal maestro elfo dei fabbri, Celebrimbor, insieme al quale intende forgiare altri anelli, per i nani e per gli uomini. Galadriel ed Elrond intanto dovranno mettere da parte le loro divergenze per trovare modo di intervenire contro l'Oscuro Signore. Tra i nani poi Durin IV non se la passa bene: privato dal padre dei suoi privilegi di principe si ritrova in una Khazad-Dur dove un terremoto chiude l'ingresso alla luce. Recensione ❯
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Una parodia del genere in costume tutta da gustare. Un tripudio di umorismo british, battute e gag dall'irriverente efficacia comica. Commedia, Gran Bretagna2024.
Inghilterra, 1735. L'eccentrico e ingenuo Dick Turpin, figlio di un severo macellaio, non ha intenzione di seguire le orme paterne (essendo peraltro vegano) e si ritrova per caso a capo di una sgangherata banda di fuorilegge. Tra smeraldi preziosi e carrozze maledette, lingotti d'oro e imboscate, incantesimi e streghe infernali, Dick diventerà il ladro più famoso in circolazione. Ad ostacolare, invano, la sua travolgente e spassosa ascesa criminale saranno il generale corrotto Jonathan Wilde, la potente Lady Helen Gwinear e un fascinoso bandito rivale. Recensione ❯
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