Una serie ambientata dopo gli eventi di Star Wars: Il ritorno dello Jedi, nello stesso periodo di The Mandalorian. Espandi ▽
Wim è un ragazzo che sogna di vivere le avventure degli Jedi di cui legge incessantemente un libro illustrato digitale; Neel è il suo migliore amico, è un alieno con le caratteristiche di un elefante antropomorfo; Fern è la figlia ribelle della sottosegretaria di At Attin; KB è la sua migliore amica, dotata di alcuni potenziamenti cibernetici in seguito a un incidente. Queste due coppie di ragazzini si ritrovano loro malgrado insieme in un'incredibile avventura, quando trovano un'astronave sepolta nei boschi fuori città e per errore la attivano, risvegliando anche il droide SM-33. Presto il loro destino si incrocia con quello di Jod Na Nawood, un misterioso individuo che conosce bene il mondo dei pirati e che ha alcune capacità Jedi.
Skeleton Crew è il felice incontro tra I Goonies e la saga di Star Wars, con in più una bella dose di L'isola del tesoro.
La dinamica tra i giovanissimi attori e Jude Law, così come l'atmosfera generale, che cambia ambientazione più o meno ogni episodio mantenendo il gusto per la sorpresa, hanno portato la serie a essere davvero efficace. Piaccia o non piaccia, la serie fa esattamente quel che si propone di fare e se pur è esattamente il contrario dell'adulta Andor non è per questo meno riuscita nel declinare una specifica grammatica alla Galassia lontana lontana. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
La pandemia è agli inizi. Una coppia di fratelli, Etienne e Paul, si rifugia nella casa di campagna dei genitori per isolarsi assieme alle rispettive compagne. Espandi ▽
Nell'aprile 2020, la pandemia è ancora agli inizi e la Francia è in lockdown. Una coppia di fratelli, Etienne e Paul, si rifugia nella casa di campagna dei genitori per isolarsi assieme alle rispettive compagne, Carole e Morgane. Insieme cucinano, fanno lunghe passeggiate e bisticciano sui protocolli di sicurezza e sullo shopping online. Soprattutto Paul, regista di cinema, vive con grande intensità il rapporto con la casa e con il ricordo dell'infanzia, in un ambiente che è sospeso nel tempo come all'epoca di quando era ragazzo.
Il film è una piacevole commedia autobiografica che da un lato cattura bene tutti i riti collettivi e le paure di quei primi mesi di pandemia. Dall'altro, rimanendo pur sempre il parto di una mente raffinata come Assayas, il film sembra ossessionato dalla permanenza visiva dei luoghi, dalla pittura figurativa e la sua capacità di imprimersi su un paesaggio meglio ancora di quanto possa fare il cinema.
Hors du temps è anche una rivisitazione di L'heure d'été, una delle sue opere più riuscite. Stavolta il canale aperto col suo trascorso personale è più limpido e anche più pacato, perfino inconsistente, in un film-curiosità che sarà imprescindibile per i fan del regista ma forse fuori tempo per tutti gli altri. E, senza dubbio, Assayas di questo sarà contento. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Una grande avventura cinematografica tra l'autoritratto biografico e il saggio sociologico. Una meditazione incandescente. Drammatico, Francia2024. Durata 88 Minuti.
Regista francese maggiore, cinefilo erudito, grande autore a cavallo tra il XX e il XXI secolo, Arnaud Desplechin celebra già dal titolo una qualità che rivendica come indiscutibile e fondamentale: quella di essere uno spettatore. Come Truffaut si permette il lusso di mostrare il suo “io” sullo schermo e dicendo “chi sono” ci fa capire meglio “chi siamo”. Con Spectateurs! Desplechin ritorna alle origini della sua ispirazione, ci innamora e ci incolla alla poltrona di velluto rosso attraverso un percorso cinefilo e un torrente di immagini. Posseduto, dotto, generoso, disegna un film personale e lineare da qualche parte tra l’autoritratto biografico e il saggio sociologico. Ma Spectateurs! è tante altre cose e tutte convergono verso una sola: la dichiarazione d’amore. Il cinema per vivere meglio e re-incantare il mondo. La piccola storia di uno spettatore e la grande Storia del cinema sedute accanto, in quel luogo singolare, definito dall’esperienza condivisa della sala, del grande schermo, della comunità precipitata nel buio e illuminata soltanto da un raggio di luce. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Loznitsa crea un mosaico di situazioni che, una volta messe a fuoco complessivamente, ci offrono un ritratto inedito della situazione in Ucraina. Documentario, Ucraina, Paesi Bassi, Francia, USA2024. Durata 145 Minuti.
Due anni di guerra in Ucraina raccontati attraverso le vite di uomini, donne e bambini. Espandi ▽
A partire dai funerali di alcuni soldati morti nella guerra di resistenza contro la Russia si snoda una serie di episodi che vanno da un matrimonio a battesimi di adulti nell’acqua ghiacciata fino a una lezione in una scuola elementare con l’incubo dell’allarme bombardamenti.
.
Con l’impegno produttivo di piccole troupe che, nel corso di due anni a partire dal febbraio 2022, si sono recate in diversi luoghi del territorio ucraino, il regista ha assemblato tessere di durata abbastanza simile l’una con l’altra perché alla fine ci venisse offerto un mosaico originale di un popolo in guerra. Ciò che emerge (ma ce lo aveva detto già con Maidan è la realtà di uomini e donne ben lontani dall’etichetta di ‘nazisti’ che il Cremlino di Putin cerca di applicare loro. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Una serie d'animazione che rappresenta un tuffo nel passato, un ritorno all'estetica noir della serie Batman del 1992. Espandi ▽
A Gotham City la criminalità e la corruzione dilagano, creando terreno fertile per l'emergere della follia, a partire da quella di un miliardario che si veste da uomo pipistrello per riportare l'ordine senza rispondere alla legge. Sarà infatti Batman ad aiutare la giustizia a risolvere diversi casi, a intralciare gli agenti corrotti e i boss malavitosi, e a fermare super-sicari, sfortunati piromani e persino minacce sovrannaturali. Nel dipartimento di polizia ci sono poi almeno due agenti dalla parte giusta: il commissario Gordon e la detective Montoya, inoltre la figlia di Gordon, Barbara, è una avvocatessa d'ufficio che fa davvero del suo meglio per i propri clienti. Cerca di cambiare le cose, pur se in modo più spregiudicato, anche il procuratore Harvey Dent, ma è impossibile fare qualcosa di grosso a Gotham senza fare i conti con la criminalità organizzata.
Batman: Caped Crusader è un tuffo nel passato, un ritorno all'estetica noir della serie Batman del 1992, con un costume però più vicino all'esordio a fumetti del personaggio e con un cast più multietnico.
La qualità della serie rimane mediamente alta ed è appassionante sino al finale, pur senza ricorrere al più iconico dei villain del cavaliere oscuro: il Joker infatti appare solo nella scena conclusiva. Un inizio dunque compiuto, ma che pure promette pezzi forti per la prossima stagione, perché il mito ormai ottantacinquennale di Batman è una inesauribile miniera di splendidi e disturbanti caratteri. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
La storia di un cavaliere mongolo si reiventa come performer, Espandi ▽
I paesaggi di una Mongolia stepposa e invernale fanno da sfondo alla storia di Saina,
mandriano alle prese con condizioni climatiche ed economiche che rendono sempre più
insostenibile il suo lavoro e la sua esistenza. Quello della regista Xiaoxuan Jiang è un percorso classico nel cinema d’autore contemporaneo:
lavori notevoli nel cortometraggio, sviluppo di progetti nei lab dei festival internazionali, e infine
un ritorno al luogo natale come spunto per il film d’esordio. La Mongolia, ritratta in un dramma
delicato sulla resilienza, appare quindi filtrata da una prospettiva che si interroga sui
compromessi necessari nella vita; lavoro e passione, persistenza e pragmatismo, autentica
appartenenza e rappresentazione spettacolare. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
La vita di una giovane dalla profonda fede viene sconvolta da un incontro casuale. Espandi ▽
In una città del nord della Normandia, l’orfana Joy vive fin da bambina nella chiesa locale. Joy è molto devota quando però nella chiesa entra Andriy, un giovane malmenato dalla polizia, qualcosa in Joy cambia.
Un racconto di formazione atipico, ambientato negli spazi asettici di una città popolata da individui soli e disperati, in cui lo scontro tra la protagonista e il mondo assume una valenza astratta e spirituale.Un film sulla grazia, sulla duplice attrazione verso il bene e verso il male, in cui l’assenza di una risposta di fronte all’invocazione della preghiera sfocia in un desiderio di carnalità e soprattutto di perdizione. Selon Joy, cioè il “Vangelo secondo Joy”, non nasconde le sue ambizioni spirituali anche a costo di sfociare, consapevolmente o meno, nel kitsch. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
I Beatles in America nel 1965 come spunto per un curioso esperimento narrativo in cerca di quello spirito di cambiamento. Documentario, Francia, Romania2024. Durata 91 Minuti.
Un documentario sul celebre tour nordamericano dei Beatles. Espandi ▽
13 agosto 1965, New York: migliaia di fans attendono i Beatles, che suoneranno due giorni dopo allo Shea Stadium. Tra la folla impazzita si distingue un adolescente, Geoffrey, che grazie al fatto di essere figlio di un famoso deejay radiofonico riesce ad accreditarsi alla loro conferenza stampa al Warwick Hotel, e una ragazza di fuori città, Judith, che andrà al concerto con le sue amiche Shelly e Carol. Non sono nè attori nè persone in carne e ossa, ma silhouettes colorate e sfuggenti, invenzioni a matita disegnate (da Yann Kebbi) sulle pellicole d'archivio di cui TWST - Things We Said Today è composto.
Un film che sperimenta con la narrazione, monta una varietà di materiali molto eterogenei - film in pellicola, in 8 e 16 mm, sia notiziari televisivi che filmati amatoriali e di famiglia - sovrappone a tali immagini tratti leggeri di animazione, e lavora intensamente sulla colonna audio, rimaneggiandola completamente. Il risultato è straniante, inatteso, l'interpretazione aperta, non guidata da elementi esterni quali didascalie o commenti.
Il regista si è chiesto quando il cinema abbia raggiunto la complessità della letteratura: con Things We Said Today tenta di dare una risposta a questa domanda. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
I materiali d'archivio si trasformano in resistenza militante in quest'opera sulla storia della Palestina. Documentario, Germania, Brasile, Francia, Qatar2024. Durata 78 Minuti.
Documentario e tecniche sperimentali si fondono per raccontare l'invasione di Beirut nell'estate del 1982 quando il Palestinian Research Centre è stato reso al suolo. Espandi ▽
A seguito dell’invasione del Libano nel 1982, l’esercito israeliano sequestra dei documenti dagli uffici del Palestine Research Center a Beirut, rendendo inaccessibili delle importanti testimonianze – testi e immagini – sulla vita nei territori palestinesi dei cinquant’anni precedenti. Attraverso il recupero di materiali d’archivio, Kamal Aljafari organizza cronologicamente frammenti storici presentando una visione della Palestina e dei suoi abitanti che altrimenti resterebbe nascosta. Non è facile per un film “di montaggio” essere attivamente militante e sovversivo, ma il regista palestinese Kamal Aljafari riesce nell’impresa assemblando un puzzle visivamente eterogeneo, che tocca registri del documentario ma anche di cinema sperimentale. Il tutto dando un importante segnale dell’esistenza storica e radicata della sua patria. Un segnale che non è significativo solo per ciò che rivela ma anche per l’orgoglio insito nell’atto del disvelamento. La sua firma più stridente è un tratto rosso vivo che va ad annotare le immagini, a rimuovere titoli e didascalie, o a coprire volti di attori in produzioni israeliane di finzione. Resistenza che si fa grido di dolore, fino a riempire di questo inserto sanguinoso le fibre stesse della pellicola. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Una famiglia viene messa a dura prova da un inaspettato ritorno. Espandi ▽
Adattando per lo schermo un romanzo di Pierric Bailly, i fratelli Larrieu confezionano un’opera intrisa di sentimento melodrammatico che guarda alla paternità come epopea esistenziale, facendo al tempo stesso un ritratto originale. La storia di Aymeric si muove nei contorni del melodramma familiare, con un arco drammatico molto intenso ma non privo di momenti di leggerezza e commedia. Le vicende che lo toccano hanno talvolta le sfumature dell’assurdo, fanno trattenere il fiato nei momenti più crudeli e danno modo ai personaggi di sentire e di guadagnarsi il tempo che passa. I temi sono quelli classici del genere - rapporti con i figli, genitori adottivi e biologici, relazioni che nascono e finiscono - ma la natura del protagonista e la sua capacità di adattamento favoriscono l’afflato letterario della storia e restituiscono uno sguardo non convenzionale sulla vita. Nonostante le ferite non ci sono cattivi perché di ciascuno si scorgono le debolezze e i traumi, e il piccolo Jim sarà il vero prodotto “romanzesco” di una successione di eventi e di persone così burrascosa Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
La conclusione della trilogia che ha messo al centro del racconto la Cina rurale. Espandi ▽
Conclusione della monumentale opera documentaristica in tre parti di Wang Bing sulle condizioni di lavoro nei laboratori tessili di Zhili, questo epilogo si differenzia dai due film precedenti per come si svolge in larga parte lontano dall’ossessiva e intensa routine descritta così meticolosamente nelle varie ore di girato del regista. In un’abbondanza di ritratti familiari e scene di calda ritualità, Wang Bing apre una finestra più ampia sul grande affresco umano della Cina rurale, offrendo una coda inaspettata ed emotivamente soddisfacente alla raccolta di materiale da lui effettuata tra il 2014 e il 2019. Con urgenza e pragmatismo, la galassia umana che Wang Bing si è ripromesso di mappare fa del suo meglio per tenere insieme un paradosso socio-economico dai contorni sconvolgenti. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Il nuovo provocante film di Harmony Korine. Espandi ▽
Baby invasion è il titolo di un videogioco talmente immersivo da confondere i livelli di realtà. Al suo interno, il giocatore si cala nei panni di un membro di una banda criminale il cui obiettivo è fare irruzione in ricche abitazioni della Florida, prendere in ostaggio le famiglie che ci abitano e mettere le mani sulla refurtiva. Il gioco stesso fa apparire i volti dei rapinatori come quelli di neonati, mentre un coniglio conduce un'epica battaglia con una creatura demoniaca.
L'ottavo film da regista di un talento stellare e sfuggente come Harmony Korine andrebbe forse catalogato più come il secondo del "nuovo" Korine, quello che ha fondato lo studio di produzione transmediale Edglrd.
Sarà davvero questo il post-cinema? Mentre ne discutiamo, Korine di sicuro offre qualcosa di diverso, la sua miglior approssimazione di un'esperienza sensoriale allucinogena che non richiede altro di stupefacente che un buono schermo per produrre i suoi effetti. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Due anti-eroi in una scuola che è anche metafora dell'intera Ungheria. Espandi ▽
Palkó è un bambino di dieci anni che, provenendo da Berlino, entra in una quinta classe a Budapest. Abituato a una maggiore libertà, fatica ad accettare i ritmi imposti nella nuova scuola. Chi cerca di comprenderlo e di aiutarlo è un’insegnante di Lingua nuova arrivata che adotta metodi di insegnamento in parte diversi da quelli tradizionali. Per entrambi la vita nell’istituzione scolastica non sarà facile.
Il regista nella sua opera prima rivive, almeno in parte, quanto accadutogli nella realtà.
Bálint Szimler nel 1996, all’età di nove anni, ha lasciato con la famiglia gli Stati Uniti per raggiungere l’Ungheria. Ricorda che all’epoca il gap si fece sentire in modo molto acuto e da lì ha preso spunto per questo film che vuole riflettere sulla scuola e su come essa finisca con il rappresentare la società e prefigurare le relazioni future di coloro che in essa stanno apprendendo a rapportarsi con gli altri. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un processo, tra sorrisi e commozione, a un cane che ha morso alcune donne. Espandi ▽
Avril è un avvocato dedicata alle cosiddette cause perse. Ha deciso però di affrontarne in tribunale una che pensa di poter vincere. Si tratta di difendere Cosmos, un cane che ha morso alcune donne da cui si sentiva minacciato. Da un fatto realmente accaduto nasce un’opera prima in cui il divertimento si unisce alla riflessione su più temi. La sceneggiatura interviene su più fronti, ivi compreso quello della parità uomo donna, mettendo però l’accento sul potere che gli esseri umani si arrogano sulle specie animali. Avril si impegna per disinnescare la misoginia di Cosmos e questo implica una serie di situazioni divertenti. Dosch sa dosare gli elementi riuscendo a coinvolgere non solo gli animalisti (ed era facile) ma anche chi semplicemente chiede alla commedia di non essere fine a stessa ma di mettere in scena dei personaggi che rimandino alla realtà anche nei loro eventuali aspetti caricaturali. Non di soli drammi vive il cinema ma anche di opere che sappiano divertire e, al contempo, far pensare. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
La tecnologia raschia la superficie delle tradizioni, mettendo a nudo gli strappi nel tessuto culturale. Espandi ▽
In tutti i quattro episodi della serie thailandese Tomorrow and I, realizzata per Netflix, riconosciamo una produzione nazionale emergente nella serialità, visibile anche attraverso alcuni errori formali, ma compensati da soggetti estremamente interessanti.
La serie ha un'impronta distopica e una grande capacità introspettiva, sebbene appaia come una versione asiatica di Black Mirror, essa si focalizza su un tipo di racconto decisamente originale e con punti di vista innovativi rispetto alla ormai strutturata e, forse, oggi ripetitiva serie antologica di Charlie Brooker. Primo aspetto che contraddistingue questo prodotto asiatico, anch'esso antologico, è la costante presenza dell'intelligenza artificiale come core narrativo, sia come soggetto degli episodi sia come elemento integrato nelle trame.
La serie affronta temi che, nel mercato occidentale, sono oggi paradossalmente più difficili da esplorare, non tanto per una questione di bigottismo o di possibilità oggettiva di esplorazione, quanto per le differenze di sensibilità e per alcune logiche editoriali e imprenditoriali che ne minano l'analisi fattuale. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.