Anno | 2024 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Tailandia |
Durata | 70 minuti |
Regia di | Paween Purikitpanya |
Attori | Luka Sero, Pakorn Chadborirak, Violette Wautier, Chananticha Chaipa, Ray MacDonald Waruntorn Paonil, Wanichaya Pornpanarittichai, Timethai Dharmthai, Aelm Thavornsiri, Pongsatorn Jongwilak, Treechada Hongsyok, Thongchai Thongkanthom. |
Tag | Da vedere 2024 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 11 dicembre 2024
La tecnologia raschia la superficie delle tradizioni, mettendo a nudo gli strappi nel tessuto culturale.
CONSIGLIATO SÌ
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In tutti i quattro episodi della serie thailandese Tomorrow and I, realizzata per Netflix, riconosciamo una produzione nazionale emergente nella serialità, visibile anche attraverso alcuni errori formali, ma compensati da soggetti estremamente interessanti. La serie ha un'impronta distopica e, sebbene appaia come una versione asiatica di Black Mirror, essa si focalizza su un tipo di racconto decisamente originale e con punti di vista innovativi rispetto alla ormai strutturata e, forse, oggi ripetitiva serie antologica di Charlie Brooker. Primo aspetto che contraddistingue questo prodotto asiatico, anch'esso antologico, è la costante presenza dell'intelligenza artificiale come core narrativo, sia come soggetto degli episodi sia come elemento integrato nelle trame.
Nel primo episodio, Black Sheep, la dottoressa Noon (Waruntorn Paonil) è una ragazza concentrata sulla sua carriera medica che scopre la possibilità di creare organi umani sostitutivi grazie alla stampa 3D e, appunto, all'intelligenza artificiale.
Per farlo, si reca sulla Luna, dove ha la possibilità di operare in assenza di gravità, condizione che si scopre essenziale per lo sviluppo di questo nuovo strumento medico. Al suo ritorno sulla Terra, muore in un incidente. Il marito, Nont (Pakorn Chatborirak), sconvolto dalla perdita, decide di clonarla, nonostante la clonazione umana sia illegale e riservata solo agli animali domestici. Durante la procedura, l'intelligenza artificiale - tecnologia fondamentale per la ricostruzione della memoria dell'individuo clonato - richiede l'aiuto umano per decidere alcuni aspetti contrastanti della sua personalità.
Emergono così delle discrepanze nell'identità di Noon: si scopre che fin dall'adolescenza si percepiva come maschio, ma aveva represso questa identità a causa delle aspettative familiari. Nont dovrà decidere - in una profonda esplorazione di cosa sia l'amore e l'identità, propria e di chi si ama - non solo se riconoscerla come persona transgender ma anche se "concederle" un cromosoma Y, assegnandole biologicamente la sua identità di genere.
La macchina da presa si sofferma, in linea con questo soggetto, su immagini che raccontano tanto la dualità tra naturale e artificiale, quanto e soprattutto sulla loro integrazione, in un complesso racconto che, ancor prima di esplicitarsi in maniera narrativa o dialogica, si concretizza attraverso oggetti, design e immagini che raccontano tale integrazione.
Una simile attenzione al racconto visivo è riconoscibile nel secondo episodio, Paradistopia, che si concentra sul sex working in un futuro in cui vengono creati robot per varie funzioni. La protagonista dell'episodio, la CEO Jessica Hearthighhill (Violette Wautier), si chiede quale sia il settore in cui la Thailandia risulta come miglior offerente, e riconosce così, quale maggior servizio "esportabile", quello della prostituzione. L'ironia di questo episodio, palpabile già in questo breve riassunto, si mescola però a riflessioni tutt'altro che superficiali sul sex working, sulle norme (o sull'assenza di norme) che lo regolano, fino all'idea di una sessualizzazione delle macchine e di un incontro intimo tra organico e inorganico.
La protagonista crea Paradise X, un paradiso sessuale di robot, permettendo alla regia di esplorare le potenzialità dell'intelligenza artificiale nella robotica. Visivamente, l'episodio si rifà all'immaginario degli anni '70, creando un contrasto efficace tra stile vintage (intriso di design e colori tipici dell'epoca) e contesto futuristico, e definendo un'originale visione retrofuristica che rimanda, sì, idealmente a Blade Runner, ma ne amplia anche i rimandi concettuali. Questo richiamo visivo riflette, infatti, su come l'introduzione di nuove tecnologie, come l'intelligenza artificiale, potrà sembrare ingenua o, addirittura, kitsch in prospettiva futura, proprio come ci appaiono oggi alcune fondamentali tecnologie introdotte negli anni '70, e poi evolutesi.
La cura al dettaglio visivo, sonoro e formale in relazione ai soggetti narrati - peculiari di questa serie - è innovativa e supera di gran lunga le ormai assodate riflessioni di prodotti audiovisivi distopici di origine occidentale, ormai compresi e ancorati al nostro immaginario. In Tomorrow and I emergono elementi narrativi e stilistici che possono risultare difficili da fruire, a primo acchito, per il pubblico occidentale. Una questione dovuta, però, più a forme di ironia e racconto che, sebbene ridondanti, sono in realtà solamente insolite per chi non è abituato ai prodotti provenienti da quella parte del mondo. Questi elementi riflettono, infatti, un'estetica e un gusto distintivi: la recente esplorazione del mercato asiatico in Occidente dimostra come queste differenze siano più una sfida alla nostra percezione che un difetto narrativo o produttivo. I soggetti sono approfonditi e invitano a riflettere sulla contemporaneità non solo attraverso le loro trame, ma anche tramite scelte visive che stimolano il dibattito sull'implementazione delle nuove tecnologie nella nostra quotidianità.
Tomorrow and I è, soprattutto, una serie dalla grande capacità introspettiva, che esattamente come fa la CEO Hearthighhill, si interroga sui fenomeni che maggiormente contraddistinguono la Thailandia - nota globalmente per il turismo sessuale, per l'assenza di una sua regolamentazione ufficiale (e per la presenza di una ufficiosa), così come per la diffusione dei kathoey (il cosiddetto terzo genere) nella società e nella cultura thailandese, ampiamente rappresentati nei prodotti audiovisivi nazionali.
La serie, quindi, stimola la nostra percezione su più livelli, spingendoci a considerare prospettive diverse. D'altro canto, Tomorrow and I affronta temi che, nel mercato occidentale, sono oggi paradossalmente più difficili da esplorare, non tanto per una questione di bigottismo o di possibilità oggettiva di esplorazione, quanto per le differenze di sensibilità e per alcune logiche editoriali e imprenditoriali che ne minano l'analisi fattuale. Argomenti come l'identità di genere, il sex working e le questioni di bioetica vengono qui affrontati con una prospettiva diversa, fornendo spunti di riflessione e, soprattutto, "nuovi occhi" capaci di rendere queste tematiche più pertinenti e più presenti. È attraverso la comunicazione con una prospettiva "altra" che possiamo, infatti, raggiungere una maggiore comprensione delle complessità che caratterizzano questi temi, favorendo così il dialogo su temi rilevanti ed estremamente attuali.