Tra identità di genere, bioetica e retrofuturismo, un prodotto che stimola il dibattito sull’implementazione delle nuove tecnologie nella nostra quotidianità. Su Netflix.
di Gabriele Prosperi
In tutti i quattro episodi della serie thailandese Tomorrow and I, realizzata per Netflix, riconosciamo una produzione nazionale emergente nella serialità, visibile anche attraverso alcuni errori formali, ma compensati da soggetti estremamente interessanti.
La serie ha un'impronta distopica e una grande capacità introspettiva, sebbene appaia come una versione asiatica di Black Mirror, essa si focalizza su un tipo di racconto decisamente originale e con punti di vista innovativi rispetto alla ormai strutturata e, forse, oggi ripetitiva serie antologica di Charlie Brooker. Primo aspetto che contraddistingue questo prodotto asiatico, anch'esso antologico, è la costante presenza dell'intelligenza artificiale come core narrativo, sia come soggetto degli episodi sia come elemento integrato nelle trame.
La serie affronta temi che, nel mercato occidentale, sono oggi paradossalmente più difficili da esplorare, non tanto per una questione di bigottismo o di possibilità oggettiva di esplorazione, quanto per le differenze di sensibilità e per alcune logiche editoriali e imprenditoriali che ne minano l'analisi fattuale.