Anno | 2023 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia, Gran Bretagna, USA |
Durata | 60 minuti |
Regia di | Bing Wang |
Attori | Xilin Wang . |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 24 maggio 2023
La storia di una grande compositori perseguitato in Cina durante la Rivoluzione.
CONSIGLIATO SÌ
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Un uomo nudo si aggira per un teatro vuoto e inscena una performance che sembra appartenere all'arte contemporanea. Si flette, grida, canta, occasionalmente suona il pianoforte. Il corpo reca i segni dell'età che avanza, ma anche della sofferenza patita lungo un'esistenza di prigionia torture, inflitte per idee non conformi a quelle del regime cinese.
L'uomo "in nero" in questione è Wang Xilin, compositore di musica orchestrale, che a 86 anni si mette letteralmente a nudo di fronte alla macchina da presa del documentarista Wang Bing.
È un lavoro inconsueto per lo stile a cui ci aveva abituato il regista di 'Til Madness Do Us Part e Mrs. Fang, in genere incline al realismo e alla mancanza di ogni tentazione estetizzante. Qui invece Wang si affida a Caroline Charpentier per parte delle riprese - realizzate in digitale con Sony Venice 6K - e cura molto la forma, non disdegnando virtuosismi quali contre-plongée e panoramiche circolari, che restituiscono la dimensione spaziale del teatro parigino in cui Wang Xilin si esibisce ignudo. Lo sguardo del regista gira intorno al compositore e si sofferma su dettagli del suo corpo, come se si trattasse di una scultura vivente. Capiremo nella seconda parte quale sia l'intento di Wang Bing, quando Xilin si siede e comincia a raccontare la sua vita, passata attraverso l'adesione all'esercito di liberazione di Mao Zedong, lo scetticismo degli anni 50 e 60 e la persecuzione subita durante la Rivoluzione culturale, quando l'ideologia non allineata di Xilin ha finito per collidere con il volere del Partito comunista cinese. Il corpo diviene quindi testimonianza di quanto subito da Xilin e anche la colonna sonora finisce per assumere un ruolo inedito nel cinema di Wang Bing. In primo piano ci sono le composizioni di Xilin, dallo stile epico e tonitruante, che vengono sovrapposte al monologo dello stesso, spesso prevalendo sulla parola. La voce di Xilin viene coperta ma il contrappunto musicale così non fa che sottolineare la rabbia per le ingiustizie subite e per un futuro che non apre ad alcuna prospettiva ottimistica.
Oggi il musicista vive in Germania, costretto all'esilio dal 2017: il suo racconto storico, che passa anche dall'illusione infranta di Piazza Tienanmen, ripercorre decenni di politica cinese di iniquità sul piano etico, tali quasi da rendere Man in Black una sorta di appendice a Dead Souls, straordinario documentario del regista dedicato ai sopravvissuti alla detenzione durante la Rivoluzione culturale. L'intento politico di Man in Black è evidente, ma lo è anche quello stilistico, possibile indicazione sul prosieguo di carriera di un grande regista, destinato a sorprendere ancora.