Un complesso edilizio della periferia milanese diventa teatro di una storia d'amore, di vendetta, di libertà e di affermazione personale. Espandi ▽
Prodotta da Sky Studios Italia, con la supervisione musicale del rapper Salmo (che interpreta anche un piccolo ruolo), una serie che racconta le nuove conformazioni urbane e sociali di Milano, pur costruendo un paesaggio totalmente fittizio e irreale. Il quartiere del film è una città immaginaria, composta da tante periferie che insieme vanno a formare il quadro astratto di una città in rapidissima trasformazione, attraversata per davvero dall’impazienza e dalla rabbia di chi – figlio di immigrati, giovane disilluso, criminale senza alternativa – chiede di occupare un posto nella società. La serie è figlia di questo movimento metropolitano: mescola i generi, il noir, il gangster movie, il melodramma, il coming of age in una cornice da graphic novel, visivamente connotata e geograficamente indefinita.
Niente in Blocco 181 è nuovo, né la scelta di Milano come paesaggio metropolitano attraversato dai conflitti della società contemporanea – sperequazione della ricchezza, speculazione edilizia, dominio incontrastato della criminalità organizzata –; né il racconto delle giovani generazioni sedotte dal crimine come condizione di vita. Recensione ❯
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Filmati privati, interviste a chi lo ha conosciuto nella sua intimita`, repertorio delle sue prove piu` straordinarie e testimonianze dei suoi momenti piu` difficili. Espandi ▽
Nasce a Prato il 23 settembre 1956 da una famiglia proletaria. Ha un fisico gracile ma una tecnica sublime, come ha sottolineato il suo allenatore Piero con cui ha mosso i primi passi come calciatore. Si trasferisce giovanissimo a Torino per giocare nelle giovanili della Juventus ma si rompe il menisco tre volte e la sua carriera non sembra decollare mai. Poi esplode nel Lanerossi Vicenza dove è stato anche capocannoniere con 24 reti e viene portato a 21 anni in Argentina da Bearzot per i Campionati del Mondo di Calcio dove da Paolino diventa Pablito.
La sorte sembra accanirsi ancora contro di lui quando viene fermato due anni per il calcio scommesse. Bearzot decide di portarlo comunque ai Mondiali in Spagna del 1982 anche con quasi tutta la stampa contro. Il resto rimarrà per sempre nella storia del calcio, dalla tripletta con il Brasile, una delle nazionali più forti di sempre, all'apoteosi della finale contro la Germania con il Presidente della Repubblica Sandro Pertini raggiante in tribuna.
C'è tanto materiale in È stato tutto bello. Storia di Paolino e Pablito. Ma come si deve affrontare? La storia di Paolo Rossi è già di per sé emozionante e il merito del documentario di Veltroni è quello di averla raccontata in modo semplice e diretto. Può bastare? Forse sì, forse no. Recensione ❯
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La storia di due bambini africani che sognano di arrivare in Italia. Espandi ▽
Dopo la morte della madre Bekisisa, una ragazzina di dodici anni e suo fratello Eno di sei decidono di partire per l'Italia. Entrambi vogliono una vita migliore. Dopo un viaggio pieno di insidie riescono a raggiungere il nostro paese. Ora il loro obiettivo è quello di arrivare a Roma. Nel frattempo si arrangiano come possono e trovano da dormire in una ex-fabbrica di specchi dove vivono molti bambini di diverse nazionalità che sono stati abbandonati. Ma la minaccia è dietro l'angolo; c'è infatti un uomo perfido, Gigetto, di cui tutti hanno paura. Dal momento in cui Eno ha commesso un furto, tutti sono in pericolo.
In Oltre il confine si sente la paura dei bambini ma nel film ci sono dentro troppi tocchi autoriali che lo fanno deragliare, dal gioco di ombre sotto la tenda, ai dialoghi di Bekisisa davanti al fuoco che cerca la madre fino agli alberi abbracciati. È un sentimentalismo ridondante e forzato.
Quella di Oltre il confine era già una storia che parlava da sé. Aveva bisogno di uno stile più secco, non necessariamente documentaristico, ma comunque più diretto. Il dolore era già nel volto di Bekisisa, senza la necessità del dettaglio delle lacrime. Ci sono ovviamente tutte le migliori intenzioni. Ma oltre al cuore c'era il bisogno di quella giusta distanza che invece non c'è. Recensione ❯
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Sentita parabola umana su chi cerca di arrangiarsi tra delocalizzazione del lavoro e illusioni social. Drammatico, Italia2022. Durata 80 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Una coppia, lontana per esigenze lavorative, si ritrova famosa dopo la pubblicazione di un video sul web. Espandi ▽
Sullo sfondo della pandemia, Giovanni si ritrova senza lavoro ed è costretto a spostarsi in Polonia per lavorare in una fonderia. In Italia rimane la moglie Rita con il figlio, che una sera registra le istruzioni che la madre vuole lasciare a Giovanni affinché impari a cucinarsi un piatto di pasta. Finito sul web, il video diventa virale, trasformando “Rita e Giovanni” in un brand famoso sui social network. Giovanni, pur sfiancato dal lavoro, si presta a girare altri video di ricette su richiesta di Rita, attività che frutta alla famiglia sempre più soldi.
Le voci sole, lungometraggio d’esordio di Andrea Brusa e Marco Scotuzzi, dipinge una parabola umana sulla precarietà e delocalizzazione in un mondo del lavoro sempre più frammentato. Sono tante le voci solitarie che si intervallano nel film e che comunicano da vicino o da lontano il senso di straniamento che deriva non solo dalla realtà social, ma anche dal perdere il lavoro, o dal fuggire lontano in cerca di un futuro migliore.
Il film lavora sui dialoghi fuori campo e su immagini astratte di fonderie desolate, fornaci e macchinari in funzione, discariche di materiali a perdita d’occhio. Un effetto visivo da documentario d’autore che è intervallato con grande efficacia alle scene domestiche di Giovanni e della sua famiglia. Recensione ❯
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Amicizia, passione e comicità sono gli ingredienti di questa commedia tutta all'Italiana, immersa in una Roma coinvolgente e romantica. Espandi ▽
È una commedia sarcastica, che ha l'urgenza di parlare con un linguaggio diretto al pubblico, per raccontargli la verità. Quella che ogni tanto ci fa alzare le spallucce perché non si può cambiare, o perché va bene così o perché ci hanno detto che è la cosa giusta da fare, o perché bisogna farla e basta. È un film sull'amore, sugli errori e sulle scelte. Amicizia, passione e comicità sono gli ingredienti di questa commedia tutta all'Italiana, immersa in una Roma coinvolgente e romantica, dove non mancano i fioristi ad ogni angolo, tassisti pazienti alle prese con giovani innamorati in fuga e meravigliose strade dove tutto è possibile. Recensione ❯
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Una scuola superiore di periferia, strutture, studenti e corpo docente sono lo specchio esemplare di una depressione sociale ed economica che sembra irreversibile. Espandi ▽
Bari. Gabriele, un giovane professore bosniaco di 42 anni è stato appena trasferito in una scuola di periferia nel quartiere Libertà. Il suo obiettivo è far recuperare delle ore di lezione a sei ragazzi che sono stati sospesi per motivi disciplinari e farli ammettere agli esami di diploma. L'inizio non poteva essere peggiore. Lui però non si dà per vinto e, malgrado la rassegnazione del Preside e degli altri colleghi, riesce a motivare gli altri ragazzi - Talib, Maisa, Petra, Vasile e Arianna, ed entrarci umanamente in sintonia. Ma proprio quando mancano pochi giorni alla fine del corso, Nicolas provoca gli scontri contro i migranti del campo profughi.
La materia è incandescente solo nella scrittura ma nel film non esplode se non nelle urla, negli scatti di rabbia e in una scena di seduzione, tristezza e abbandono con equivoco sessuale accennata e poi liquidata troppo sbrigativamente.
Solo Fabrizio Ferracane, nei panni del Preside, riesce ad essere il personaggio più sfuggente. Non è intrappolato, ma spesso resta ai margini. Così l'idea di raccontare la scuola e un gruppo di studenti che diventano rappresentativi di tutte le classi italiane, resta solo un bel progetto che poi si è impantanato in un film che si è fatto soffocare dalla sua stessa mania di controllo. Recensione ❯
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Un accorato e potente documentario su Vincenzo Agostino, monumento vivente al dolore di Palermo. Documentario, Italia2022. Durata 65 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Vincenzo Agostino da ormai trentuno anni si batte con forza e determinazione nella richiesta di verità e giustizia sull'uccisione da parte della mafia del proprio figlio e della nuora. Espandi ▽
Io so chi siete: il documentario del regista Alessandro Colizzi e della sceneggiatrice Silvia Cossu, prende il titolo dalle parole che Ida Castelluccio, prima di morire per via di una pallottola nel cuore, urla agli assassini del marito. Da quel momento l'omicidio Agostino rimane avvolto per troppi anni nel mistero e nel silenzio, e da pochi anni è stato ripreso e ridiscusso in processo. a a muoversi nell'immobilità e a urlare a gran voce la necessità di un cambiamento, in Sicilia ci sono da anni i parenti delle innumerevoli vittime di omicidi a stampo mafioso; figli, genitori e nipoti di persone che si sono battute nel silenzio contro Cosa Nostra. Uno di questi è Vincenzo Agostino, vero e proprio “monumento vivente al dolore di Palermo” come viene definito nel documentario. Io so chi siete è un documentario privo di particolari picchi registici o pretese estetiche, è potente l'impatto. Perché il punto centrale è davvero l'urgenza del messaggio e della storia raccontata che, molto più che sulle immagini o sulle interviste riportate, passa attraverso il corpo e gli occhi di Vincenzo Agostino. Recensione ❯
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Una commedia sentimentale su una ragazza in cerca di futuro e... amore. Espandi ▽
Una donna vince un viaggio all-inclusive in un'azienda fuori Firenze, dove ha la possibilità di incontrare il ricco e carismatico proprietario di una catena di ristoranti. Troverà un'avventura diversa da quella che aveva immaginato. Recensione ❯
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La cronaca dell'esperienza personale vissuta dall'autore durante il servizio come sergente maggiore dei reparti mitraglieri nel battaglione "Vestone" dell'ARMIR nel corso della Ritirata di Russia nel gennaio 1943. Espandi ▽
Inverno 1942. In un caposaldo sul fiume Don, i mitraglieri si difendono dal fuoco dei cecchini russi, da brevi incursioni nemiche e da aspri combattimenti, risolti in genere a colpi di mortaio. Ogni recluta riceve e spedisce periodicamente posta da parte o per conto dei parenti e, nel periodo di Natale, anche biglietti di auguri, cartoline, stecche di sigarette e bottiglie di cognac. A seguito di un'offensiva russa e della conseguente rottura del fronte di guerra, per evitare di subire l'accerchiamento dalle truppe nemiche, giunge l'ordine del ripiegamento: i plotoni vengono suddivisi in squadre, che a turno devono abbandonare il caposaldo e coprire le spalle alla squadra successiva in partenza. Tutto procede a gonfie vele, e i russi, del tutto ignari della ritirata degli alpini, seguitano ad attaccare il caposaldo. Quando però arriva il momento per Rigoni Stern di lasciare il caposaldo con la sua squadra, rimane di colpo stordito. Prima di abbandonare il fortino, scarica alcuni caricatori di un mitragliatore e lancia delle granate in segno di disperazione. "È un film molto complesso e ambizioso che dobbiamo avere la forza di mettere in piedi, perché sono un grandissimo fan del romanzo, dunque mi sento molto responsabile della sua buona riuscita cinematografica" ha dichiarato il regista. Recensione ❯
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Il trionfo dell'Italia nei mondiali dell''82 in un documentario dalle immagine inedite. Espandi ▽
Quando la nazionale italiana di calcio lascia il paese alla volta della Spagna, dove si giocano i campionati mondiali del 1982, il clima è prima disinteressato e poi, dopo tre pareggi iniziali, addirittura ostile nei confronti di una squadra che non convince e le cui convocazioni suscitano dubbi, a cominciare dal centravanti Paolo Rossi che non gioca da due anni. Messi di fronte all’ultimo appello in una partita decisiva contro l’Argentina di Maradona, gli azzurri si lanciano però in una cavalcata sorprendente e trionfale che nessuno si aspettava. Pochi momenti sportivi nella nostra storia sono così cinematografici come l’urlo di Tardelli, immagine simbolo di un torneo, di una generazione e di un’epoca intera. Ma tutto il mondiale del 1982 possiede in realtà la struttura drammatica perfetta, così imprevedibile nel suo rovesciamento che trasforma le tensioni e gli stenti iniziali in una incredibile vittoria finale, a Madrid contro la Germania Ovest. Lo racconta nel quarantennale del trionfo la Stand by me di Simona Ercolani, la quale rielabora per il cinema la ricetta televisiva che rese celebre Sfide. Un racconto minuzioso e le storie umane sono il trampolino che consente di abbandonarsi all’esaltazione una volta che la cavalcata si fa inarrestabile, e si finisce tutti a cantare “Cuccuruccucù Paloma” di Battiato con Bruno Conti. Recensione ❯
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Pietro e Rebecca sono una giovane coppia che affronta la sfida di crescere tre figli; Claudio, Caterina e Daniele cercano la propria strada verso la felicità. Espandi ▽
Proporre un remake di una serie televisiva di successo come This is Us giunta alla sesta stagione poteva rivelarsi un rischio ricco di incognite. Così è stato ma forse non per le ragioni più ovvie. Per occuparsi di Noi è necessario fare un flashback apparentemente fuori territorio. D’altronde i flashback nella serie non mancano (come vedremo) e quindi si resta in tema. Quando Alessandro Cattelan ha fatto il passaggio da Sky alla Rai e ha tentato di proporsi con lo stile creativo e fuori dagli schemi che ne aveva decretato il successo sulla rete pay ha fallito in maniera evidente. Le ragioni? Proporlo su RAI Uno in prima serata di domenica ha significato offrire il programma giusto all’audience sbagliata. La stessa situazione si è ripresentata con Noi con l’aggravante che, alle spalle, c’era la serie originale. Recensione ❯
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Il raccono di una malattia attraverso la poesia del tempo che passa, dei ricordi che si cancellano e quelli che riemergono, incoerenti e irrazionali. L'Alzheimer. Espandi ▽
Mario è stato un tempo un direttore d'orchestra. Ora si trova praticamente ricoverato in un resort in Inghilterra a causa del morbo di Alzheimer che lo ha colpito. La sua è una vita costantemente sospesa tra ricordi che lo raggiungono senza preavviso e il timore di perdere completamente la memoria del passato. L'immagine della moglie morta e l'esistenza complicata di una figlia non sufficientemente amata lo tormentano di continuo.
Un lungometraggio che costituisce il punto di arrivo di un lungo percorso di studio e riflessione sulla tematica dell'Alzheimer.
Nuzzo conferma le sue doti di sguardo sulle situazioni e di attenzione alle location di cui valorizza la presenza non trattandole come puro sfondo dell'azione. Recensione ❯
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L'ultima mostra in assoluto dedicata al tesoro perché per volere del governo egiziano ora questo patrimonio immenso diverrà inamovibile e potrà essere visitato solo nella sua sede del Cairo. Espandi ▽
Pochi rumori e un forte pathos, qualche roccia frantumata sotto scalpelli e altri accurati attrezzi del mestiere; la materia si apre pian piano ed ecco che si inizia ad intravedere uno spiraglio e, con una luce soffusa, qualche piccolo dettaglio. E la tomba di Tutankhamon: un grande scrigno sotterraneo sigillato e, talmente profondamente nascosto, da non essere stato trovato per migliaia di anni.
Una leggenda che ha portato anche, negli anni novanta, uno dei protagonisti del documentario di Ernesto Pagano, il cantautore Manuel Agnelli, l'intensa voce narrante del film, a visitare l'Egitto e, in particolare, la valle dei Re, luogo mitico e suggestivo.
Il regista ricostruisce il momento della scoperta grazie a documenti storici che testimoniano gli scavi (che erano aperti al pubblico, soprattutto nel giorno dello svelamento, molto scenografico, della tomba); materiali fotografici e video raccolti da luoghi come il Metropolitan Museum di New York e il Griffith Institute di Oxford; interventi di studiosi, archivisti, curatori di musei, conservatori e produttori e le immagini immersive dell'installazione e del dietro le quinte della più ampia mostra mai realizzata su Tutankhamon, presso il Museo Egizio di piazza Tahrir del Cairo. Recensione ❯
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Un film in bianco e nero che si rivolge al passato per interrogare la contemporaneità. Espandi ▽
Inverno 1944, Monti Marsicani. Quattro uomini vagano nella neve alta. Non sappiamo da dove vengono, non sappiamo dove stanno andando. Ma sappiamo cosa fanno e per cosa lottano: sono Antonio, Pietra, Rocco e il Comandante, sono partigiani. Poi incontrano una ragazza, che li guida in mezzo alla vallata sconosciuta. È una spia? O solo un’anima spaventata? Colpi di fucile, di pistola. Qualcosa sta per succedere. I morti rimangono con la bocca aperta è un viaggio senza parole, senza appigli, senza certezze. Ma un viaggio che dobbiamo fare. È il quarto titolo di “Unwanted Series”, progetto multi-filmico che Ferraro ha dedicato e costruito attorno alle figure dei ripudiati dalla nostra storia continentale. Ogni opera è un viaggio, un passaggio, uno stendersi verso la Natura e l’Uomo. Recensione ❯
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Il film sull'artista veneziano che ha rinnovato l'arte del dipingere con l'uso del colore e della composizione. Documentario, Italia2022. Durata 90 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Biopic su Tintoretto con focus sull'innovazione da lui rappresentata nel campo della pittura. Espandi ▽
La figura artistica e umana di Jacopo Tintoretto (Venezia, 1518-1594) racchiude le più diverse peculiarità che, solitamente, sono dono di coloro nati geniali. Nel bene e nel male. Tintoretto era un talento nelle arti - dalla musica, fino alla pittura per cui è noto ancora oggi - e aveva una natura legata a un'ossessiva urgenza del fare, e dalla forte necessità di giungere in alto, di essere riconosciuto. Per questo motivo, già da giovane, si fa notare per le calli veneziane come l'incessante pittore che inizialmente non viene compreso poiché le sue opere erano diverse da ciò che si era abituati a guardare. Scene dense di movimento e numerosi soggetti; collettività spesso drammatiche, a indicare un malessere di classi sociali basse, a cui Tintoretto guardava, perché trovava più vivide e interessanti da replicare in pittura. Colori mischiati, sperimentazioni, luci studiate minuziosamente alla maniera di un regista cinematografico dal valore di un Visconti o Kubrick, ma con la velocità nella narrazione di un Christopher Nolan. Recensione ❯
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