Titolo internazionale | Sonso of Cain |
Anno | 2021 |
Genere | Documentario |
Produzione | Francia, Albania, Italia |
Durata | 68 minuti |
Regia di | Keti Stamo |
MYmonetro |
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Ultimo aggiornamento giovedì 9 settembre 2021
In un piccolo paese dell'Albania un gruppo di bambini discutono della storia di Caino e Abele.
CONSIGLIATO N.D.
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In alcuni villaggi dell'Albania rurale vige ancora il Kanun, antico codice tribale che impone alla famiglia di una persona assassinata il diritto di vendicare la morte del proprio caro uccidendo a sua volta un membro maschio della famiglia dell'assassino, costretta per questo a chiudersi in casa per anni fino all'ottenimento dell'eventuale perdono. In un contesto estremamente chiuso e arretrato, un gruppo di volontari ha creato un gruppo di aiuto per i bambini delle famiglie colpite dal Kanun, spingendoli a confrontarsi l'un con l'altro e a riflettere sulla loro condizione attraverso fiabe e storie bibliche.
Un documentario di creazione, sospeso tra realtà e sogno, disperazione e speranza, in cui le immagini servono da tramite verso un mondo alternativo.
Al tema del Kanun, il più importante codice di diritto consuetudinario albanese, le cui radici risalgono al Medioevo e la cui struttura è andata mutando nel corso dei secoli fino ad arrivare alla forma estremamente radicale e violenta degli ultimi decenni, era dedicato un film americano del 2011, La faida di Joshua Marston, girato nell'Albania settentrionale e basato sul racconto di formazione di un ragazzo appartenente coinvolta in un conflitto di sangue e spinto a fuggire dal proprio villaggio. Un approccio crudo e spettacolare, per quanto non scevro da uno sguardo feticistico, su uno degli aspetti cruciali della cultura balcanica, ancora oggi in grado di condizionare la vita di intere zone rurali e delle persone che vi abitano. La regista Keti Stamo, albanese di nascita, cresciuta in Italia e in Svizzera, con alle spalle anni di progetti educativi, si è recata in una di queste zone e seguendo il lavoro di un gruppo di volontari - tra cui la moglie di un sacerdote ucciso in una faida familiare - ha registrato i sogni e i racconti dei bambini e delle bambine vittime del Kanun e dato loro la possibilità di influenzare la struttura stessa del film. In un paesaggio montagnoso e spettrale, in cui la gente si muove circospetta, in cui è possibile trovare cadaveri di uomini in mezzo alla strada e in cui i ponti non uniscono le sponde di un fiume ma separano la vita e la morte, un furgone carica i bambini e li porta in un luogo sicuro. Qui, l'uno vicina all'altro, gli uomini e le donne di domani vivono finalmente la loro infanzia, si guardano, si conoscono, si piacciono, si raccontano le reciproche visioni del mondo, s'interrogano a vicenda. I sogni diventano la lingua comune di un dialogo ancora possibile, a partire proprio dalla vicenda di Caino e Abele e dalle interpretazioni che ciascuno è in grado di offrire.
Dal progetto della regista con i piccoli protagonisti nascono poi le immagini "a parte" del film, che esulano dallo stile documentario e aprono - seppure in maniera ovvia in montaggio alternato - al regno della fantasia: una bambina "alce" con un ramo fra i capelli, una nuotata in mare, una passeggiata al tramonto, un falò la notte... Sono questi i frammenti di una vita alternativa - e, chissà, magari un giorno possibile - ai quali si oppongono gli incontri della regista e di una volontaria con un presente privo di sbocchi e soluzioni, di fronte a un padre di famiglia chiuso in casa da anni o a una madre che ha perso ogni speranza e teme costantemente per la vita del figlio, al quale concede qualche timida passeggiata poco oltre il confine della casa... Il film è elementare nella sovrapposizione dei duplici registri espressivi, quello realistico e quello onirico, ma ha la semplicità, e dunque la forza, di uno sguardo diverso su un mondo poco conosciuto o addirittura mai visto. Dalla reclusione che garantisce la sopravvivenza fisica ma porta alla morte spirituale, Les enfants de Cain prova a generare una vita diversa, fatta delle emozioni e dei sogni di chi è condannato al nulla. I bambini dei dannati, i figli di Caino, non sono sicuri di potersi salvare, ma attraverso il cinema è concesso loro di provarci.
Il film è girato in un villaggio dell’Albania settentrionale. In questo luogo il tempo si è fermato e le severe regole di un antico codice (Kanun) decidono ancora della vita e della morte dei suoi abitanti. Un gruppo di sette bambini obbligati a vivere secondo il codice, si incontrano e discutono della storia di Abele e Caino. Creando un proprio spazio onirico, solo parzialmente consapevoli, stabiliscono un’analogia tra la propria storia e le parabole bibliche. Paralizzati sul confine sottile che separa realtà e oblio, questa è una delle poche occasioni che hanno per affrontare i loro traumi ed esplorare le proprie emozioni.