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Miracle, un mélo ambizioso che non toglie mai il piede dall'acceleratore del sentimentalismo

Lee Jang-hoon torna alla regia con un affresco della vita di provincia e dei sacrifici che questa comporta. Se si sta al gioco e si apprezzano le emozioni da feuilleton, Miracle le garantisce in dosi ingenti, l’importante è non cercare di aspettarsi dal film equilibrio e sobrietà. Da giovedì 23 marzo al cinema.
di Emanuele Sacchi

mercoledì 22 marzo 2023 - Recensioni

Anni Ottanta. Il giovane Joon-kyeong dimostra di avere un talento innato per la matematica e le scienze. Quando arriva l’età del liceo Joon-kyeong può dimostrare le proprie doti, anche se è visto dai compagni come un nerd con problemi di adattamento. Non da Ra-hee, però, che è attratta da Joon-kyeong e prova in ogni modo a fare breccia nel guscio invisibile che il ragazzo si è costruito attorno.

Al secondo film dopo Be with You, Lee Jang-hoon insiste sui medesimi temi e li estende in un’opera più ambiziosa. Amori adolescenziali, tragedie famigliari e miracoli che rendono l’impossibile possibile ritornano, in un affresco mélo della vita nella provincia remota e dei sacrifici che questa comporta.

Il regista Lee non toglie mai il piede dall’acceleratore del sentimentalismo, indulgendo sui momenti più strappalacrime e sfruttando al massimo il toccante contrappunto della colonna sonora. Per lo spettatore è questione di arrendersi o meno allo strapotere del lato emotional e di sorvolare sulla semplicità disarmante del linguaggio cinematografico di Lee.
 

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