Titolo originale | L'incanto |
Anno | 2021 |
Genere | Cortometraggio |
Produzione | Italia |
Durata | 19 minuti |
Regia di | Chiara Caterina |
Tag | Da vedere 2021 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento sabato 25 settembre 2021
Il rapporto alla vita attraverso il discorso della morte.
CONSIGLIATO SÌ
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L'intervista di Enzo Biagi a Donatella Colasanti, sopravvissuta al massacro del Circeo; una seduta di lettura dei tarocchi; un interrogatorio che si trasforma nella confessione di una plurimomicida; il racconto del rapporto con la morte; il confronto con la religione: cinque voci di donne nell'Italia di ieri e di oggi, giustapposte a immagini di repertorio che ritraggono paesaggi notturni, architetture industriali, tunnel bui e buchi profondi, pietra e cemento, sangue e fumo.
L'incanto è un breve e ripido viaggio acustico e visivo nel cuore di tenebra di un Paese affollato di misteri.
Il corto combina found footage restituito alla sua forma grezza e materiale sonoro, a cominciare dalla sigla iniziale (ripresa poi sui titoli di coda) che, insieme al titolo, evoca le fiabe disneyane per raccontarci una realtà che è tutto fuorché fiabesca, soprattutto per le donne. Con estremo coraggio e una mancanza totale di filtri edulcoranti Chiara Caterina, coadiuvata dal montaggio di Valentina Andreoli e il sonoro di Mirko Fabbri, affronta temi scomodi come il Male e la morte entrando a gamba tesa nel buio. Il commento sonoro è metallico e stridente come quello di una sega circolare, le immagini descrivono strappi e geografie snaturate, e le voci senza corpo, di per sé stranianti, testimoniano il rapporto del femminile con ombre e fantasmi, paure e sentimenti totalizzanti come l'odio e il suo specchio gelido, ovvero l'indifferenza.
L'incanto è dark e inquietante, racconta i tormenti dell'inferno, strappa il velo di Maya per rivelare quello che sta dietro, dentro, sotto, al di là, e fa riferimento ad una giustizia che non è quella degli uomini ma quella che "porta a guardare ciò che siamo". "Nessuna delle cose che faccio riesce a salvarmi", afferma una voce, e un'altra implora aiuto: perché in questo ritratto al nero di un'Italia spaventosa e sinistra non c'è uscita dal tunnel, non c'è consolazione. La violenza è premeditata o inconsapevole, le bandiere sono ridotte a brandelli e agitate da un vento scuro, e il cemento è sempre armato.
Chiara Caterina, filmmaker e artista visuale, rivela un talento impavido e una grande lucidità compositiva, lasciando emergere "il rapporto con la vita attraverso il discorso della morte". Più ancora delle immagini è agghiacciante il sonoro, un mix di musica, rumori ambientali e parole terribili nella vibrazione spaventosa che le attraversa e le abita come spettri in una casa abbandonata, come i fili che vengono a comporre un'immagine sghemba e distorta, privata di ogni speranza (per voi che entrate).