Anno | 2021 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 83 minuti |
Regia di | Giovanni Cioni |
Tag | Da vedere 2021 |
MYmonetro | 3,79 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 11 novembre 2021
C'è un corto circuito tra la fuga, il timore della persecuzione, della follia omicida e l'affabulazione di una felicità spensierata in un presente dove negare l'invecchiamento, il dramma del mondo e la morte
CONSIGLIATO SÌ
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Il tratto Ventimiglia-Mentone è una zona di frontiera, tra Italia e Francia, attraversato da sempre da flussi di migranti in cerca di un futuro migliore. Per Giovanni Cioni diviene il punto di partenza di un'indagine metafisica sulla natura umana: l'attraversamento del Sentiero della Morte, il percorso tra le montagne affrontato dai clandestini per aggirare la dogana transalpina, diviene l'occasione per un viaggio nella memoria di questi luoghi e di diversi accadimenti inusuali ivi avvenuti.
In particolare riguardo alle gesta di Serge Voronoff, scienziato che negli anni della Belle Epoque conduceva esperimenti sulle scimmie per trapiantare i loro testicoli su corpi umani, allo scopo di "ringiovanire" questi ultimi.
Un vero e proprio mad doctor, realmente esistito e stimato dall'alta società dell'epoca, Mussolini compreso, almeno finché le leggi razziali e le persecuzioni antisemite porteranno a un rapido crollo delle fortune di Voronoff. La villa che fu dello "scienziato" e le sinistre gabbie in cui questi teneva prigioniere le sue scimmie, sono ancora visibili nella strada che unisce Ventimiglia a Mentone.
Per Cioni questo diviene lo spunto di partenza, da cui elevare la propria ricerca impressionistica, interrogandosi sull'impossibilità di una certa società degli uomini di accettare l'invecchiamento e I limiti dell'esistenza. Una lezione attuale e dolorosa di fronte alla pandemia da Covid-19, durante la quale il film è stato realizzato.
Il montaggio unisce immagini del presente e del passato remoto a spezzoni di film quali King Kong o L'isola delle anime perdute - dedicato al dottor Moreau di H.G. Wells, il "dottore pazzo" per antonomasia dell'immaginario collettivo - in un flusso ininterrotto di rimandi e di rimpalli spazio-temporali accomunato dall'interrogarsi sulle storture della natura umana.
Cioni ha il merito di lasciarsi andare a un'empatia sensoriale con l'oggetto della propria analisi, assecondando il canto delle rane nelle cisterne, presenti oggi come allora, testimoni delle fragilità umane e del passaggio dei migranti. O ancora recuperando filmini di famiglia, girati sulle spiagge della riviera ligure di Ponente, in cui prevale il senso di un'apparente innocenza e la condivisione di momenti intimi e personali di individui che non potremo mai conoscere, spettri di un luogo senza tempo su cui sono stati tracciati confini che resistono all'evoluzione e al procedere della storia.
Cioni fa fronte ai limiti imposti dalla situazione pandemica in cui ha lavorato, trasformandoli in opportunità e mettendosi in gioco, in un percorso di libere associazioni guidato dalla propria intuizione e, fatto inedito nel suo cinema, dalla propria voce. Il timbro di Cioni narratore diviene una litania erratica, che ritorna sui medesimi temi osservandoli da diverse angolazioni, innamorandosi delle parole, cullato dai suoni di Emmanuel de Boissieu e Saverio Damiani.
Dal pianeta degli umani diviene così opera onirica ma profondamente radicata in un'attualità sconfortante, storia di fantasmi dove lo spettro è l'insopprimibile tendenza dell'uomo a violare la propria natura per inseguire la vanità. Un mantra di disillusione e malinconico sconforto per le magnifiche sorti e progressive dell'uomo, che trova adeguato controcanto solo nell'incessante e ripetitivo gracidio delle rane.
Dirigere un documentario - inteso nell'accezione più cinematografica del termine - non è un'operazione semplice: perché non si sta facendo una featurette per gli extra di un Dvd, né un prodotto televisivo stereotipato per Discovery Channel - tutte operazioni assolutamente legittime e pregevoli, ma che esulano dal discorso della Settima Arte. Un filmmaker che si accinge a creare un documentario deve [...] Vai alla recensione »
Dopo Non è sogno, realizzato con i detenuti del carcere di Capanne, e Del ritorno, film focalizzato sulle memorie di un sopravvissuto di Mauthausen, con Dal pianeta degli umani Giovanni Cioni prosegue la personale esplorazione dell'essere umano inquadrato attraverso le sue chiusure, i suoi fantasmi interiori, le sue contraddizioni, specchio di una condizione vertiginosa in bilico tra sogno e realtà, [...] Vai alla recensione »
In Dal pianeta degli umani, Giovanni Cioni esplora i confini del documentario in un viaggio filosofico che unisce reportage e sperimentazione. Le immagini fisse e in movimento, quasi impressioniste nel loro essere iper-soggettivate, documentano un atto che l'autore compie fisicamente, ovvero il tragitto che unisce Ventimiglia e Mentone, un percorso interrotto dalla frontiera, scenario tragico della [...] Vai alla recensione »
In un pezzo molto bello, dedicato a Chris Marker, Tommaso Isabella scriveva: «Il cinema è una macchina del tempo, capace di attraversare e rimontare la Storia, ma per farlo deve sottrarsi alla congestione dell'attualità, a un tempo che si fa sempre più presente e disponibile». Giovanni Cioni la pensa uguale. Basti vedere Dal pianeta degli umani, oggetto strano da identificare (documentario forse, ma [...] Vai alla recensione »
Il pretesto è quello, di estrema e tragica attualità, delle migrazioni, delle persone stremate che si mettono in viaggio da terre devastate verso l'agognata Europa, nello specifico quel che accade loro nel posto di frontiera tra l'Italia e la Francia, Ventimiglia, le strade e i treni militarizzati come se si fosse in un tempo e in un luogo di guerra, i sentieri tra le montagne per tentare di eludere [...] Vai alla recensione »
"C'era una volta, a quei tempi, ai nostri tempi. È una fiaba, non è mai successo. È una storia vera". Inizia così, con queste didascalie da muto, Dal pianeta degli umani. Già proiettandosi i limiti (se esistono) del documentario. Ma dov'è il limite? A volte, nella mente, nell'occhio, nel cuore, non si distingue più. Anche perché ci sono fiabe che possono svelare la vita e storie vere che sfumano nell'oblio [...] Vai alla recensione »
Una storia vera: lo ribadisce più volte Giovanni Cioni in voce off con quelle sue tipiche reiterazioni. È la storia raccontata in Dal pianeta degli umani, presentato fuori concorso al 74 Locarno Film Festival, quella di un mad doctor, che sembra uscito da un B-movie di fantascienza anni Cinquanta se non da un romanzo gotico, che trapiantava testicoli di scimmie sugli uomini.