Anno | 2021 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Svizzera, Francia, Argentina |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Andreas Fontana |
Attori | Fabrizio Rongione, Stéphanie Cléau, Elli Medeiros, Alexandre Trocki . |
MYmonetro | 3,98 su 12 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 23 febbraio 2021
Il banchiere privato svizzero Yvan De Wiel viaggia con la moglie Inés a Buenos Aires nel bel mezzo della dittatura militare. Sta cercando il suo partner René Keys. Al Box Office Usa Azor ha incassato 6,4 mila dollari .
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Il banchiere privato svizzero Yvan De Wiel viaggia con la moglie Inés a Buenos Aires nel bel mezzo della dittatura militare. Sta cercando il suo partner René Keys che era incaricato di mantenere i rapporti con i ricchi clienti argentini ed è misteriosamente scomparso. De Wiel incontra una società decadente di proprietari terrieri, nuovi ricchi, ereditiere, aristocratici, ufficiali dell'esercito, faccendieri e prelati, tutti complici del regime ma preoccupati di approfittare dell'ipocrita collusione tra il sistema bancario svizzero e la diplomazia per nascondere i loro capitali all'estero.
Mettiamola così. Un giovane regista svizzero trova un taccuino di viaggio nell' Argentina del 1980 del nonno banchiere, anzi "private banker". Lo legge, lo trova laconico e reticente. Poi capisce. In Argentina c' erano i generali, certo. Nel 1980 però la giunta militare non colpisce solo giovani e oppositori ma anche ricchi e potenti. D' un tratto il terrore regna perfino tra i potenziali intestatari [...] Vai alla recensione »
Greene, non è difficile. Borges, forse. Conrad (e Coppola), salta proprio all'occhio. Nelle mani di un esordiente più sprovveduto del bravo Andreas Fontana, il tango (scusate) di citazioni, riferimenti e strizzatine d'occhio di questo bel debutto - si chiama Azor e sta su MUBI dal 3 dicembre 2021 - avrebbe finito per prevalere su tutto e divorarne, non solo metaforicamente, qualsiasi pretesa di consistenza [...] Vai alla recensione »
Il male puro è ovunque nel sofisticato ed estenuante thriller di debutto di Andreas Fontana: appesta. Azor è ambientato in Argentina, negli anni ottanta, all'epoca della giunta militare, e offre una prospettiva nuova e nauseante sugli orrori di quei tempi. Yvan (Fabrizio Rongione) è un banchiere privato di Ginevra che va in Argentina per quella che sembra una visita d'emergenza ai suoi clienti, ricchissimi [...] Vai alla recensione »
"Stai attento a quello che dici" non è solo la traduzione letterale dell'idioma franco-svizzero Azor, ma la chiave d'accesso ad un mondo diegetico oscuro, connotato da un'atmosfera tetra e tagliente che getta in un pressante clima di attesa e vigilanza i personaggi che vi si muovono al suo interno, anche (e soprattutto) in assenza di un pericolo evidente.
1980: Ivan De Wiel e sua moglie Inés sono in viaggio in Argentina per curare gli affari dell'impresa di famiglia, una banca privata svizzera che si occupa di portare in Europa i beni dei ricchi proprietari terrieri prima che il regime li requisisca loro. Ivan deve anche scoprire che fine ha fatto uno dei soci della banca, di cui si sono perse le tracce.
Il volto più spaventoso di una dittatura è quello meno evidente, più anonimo e consueto: il volto del denaro, che tutto aggiusta e acquieta. Nella Buenos Aires del 1980, in cui la dittatura del generale Videla prospera apparentemente senza rivali, il protagonista di Azor, il banchiere svizzero Yvan De Wiel, è parte egli stesso di una quotidianità che ostenta indifferenza e accantona le questioni drammatiche [...] Vai alla recensione »
La borghesia, quella alta sopra tutto, è tema sovente ostico per il cinema: finisce nel fuoricampo, laddove anche registi e sceneggiatori altoborghesi preferiscono volgersi alle periferie e, si diceva una volta, al proletariato, ché fa chic e non impegna. Decrittarne gusti e sostanza, però, può essere assai interessante, perfino coinvolgente, a patto di sapere di che si parli e come parlarne: Andreas [...] Vai alla recensione »
Sight & Sound ha detto bene, "immaginate se Graham Green avesse riscritto Apocalypse Now", ma nei cento minuti deliziosamente intessuti, pericolosamente intrecciati, delicatamente manipolati dal regista e sceneggiatore ginevrino c'è molto di più, c'è il fascino correo della borghesia, il pugno in una carezza serica, l'avidità seduttiva, le buone maniere del cappio alla gola.
1980. Yvan, un banchiere svizzero, arriva con la moglie nella Buenos Aires della dittatura per rimpiazzare il suo socio, misteriosamente scomparso. Dietro il lavoro diplomatico, consegnato al bon ton delle visite ufficiali, si muove un losco intrigo finanziario messo a nudo in salette private, nell'abitacolo delle limo, in parlottii ritagliati dal vociare mondano.
"Fai attenzione a quello che dici". Pare essere questo il significato della parola Azor nel linguaggio in codice applicato nel ristrettissimo milieu dei banchieri svizzeri raccontato dall'opera d'esordio di Andreas Fontana (ma scritto con la collaborazione di Mariano Llinás della cui genialità fluente ci siamo innamorati con Historias extraordinarias e La flor).
Il primo lungometraggio di Andreas Fontana, regista svizzero ma di adozione argentina, pone le radici sul mistero sprigionatosi dal suo stesso titolo: Azor è una sorta di formula magica che i due protagonisti, il banchiere svizzero Yvan De Wiel (Fabrizio Rongione) e la sua algida moglie Inés (Stéphanie Cléau), si scambiano fra loro, quasi suggellando un patto di segretezza.