Titolo originale | #Unfit: The Psychology of Donald J. Trump |
Anno | 2020 |
Genere | Documentario, |
Produzione | USA |
Durata | 83 minuti |
Regia di | Dan Partland |
Uscita | giovedì 22 ottobre 2020 |
Tag | Da vedere 2020 |
Distribuzione | Wanted |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,18 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 22 ottobre 2020
Donald Trump è adatto per il ruolo di presidente degli US? Esperti di salute mentale rivelano le loro impressioni e i derivanti pericoli che ne conseguono.
CONSIGLIATO SÌ
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A poche ore dalla sua elezione a Presidente degli Stati Uniti, nel 2016, Donald John Trump fa sapere alla stampa tramite il suo portavoce di essere insoddisfatto della copertura mediatica dell'evento, a suo parere distorta perché avrebbe evidenziato una partecipazione minore di cittadini rispetto all'insediamento di Obama. È il primo atto di una strategia di comunicazione aggressiva e compulsiva, fatta di toni autoritari, mimica mussoliniana e linguaggio rozzo e semplificato, dal vivo e sui social, che respinge le ricostruzioni e le tesi diverse dalle proprie come "fake news" e che per tutta la sua presidenza occuperà i media e preoccuperà i democratici di ogni latitudine.
All'approssimarsi delle elezioni di novembre 2020, il regista e produttore Dan Partland interpella diversi psichiatri, psicologi, storici e comunicatori politici per individuare e contestualizzare i motivi che rendono il quarantacinquesimo presidente americano inadatto ("unfit") al proprio ruolo istituzionale. In maniera clamorosa ma soprattutto pericolosa per la nazione, quindi per il pianeta.
Due volte premiato ai Primetime Emmy Awards (per la serie documentaria American High e il reality show Intervention), Partland incardina il suo lavoro monografico quasi totalmente su interviste ad un mosaico di esperti. In particolare, in quanto fondatore dell'associazione Duty to Warn ("dovere di allarme") istituita nel 2017 da psichiatri e privati cittadini, parla lo psicologo e psicoterapeuta John Gartner, che attribuisce a Donald Trump la sindrome di "narcisismo maligno". Identificata a metà anni '60 da Erich Fromm, tale patologia è descritta come una somma di narcisismo, paranoia, disturbo antisociale di personalità e sadismo. Il punto di partenza ovviamente non può essere il colloquio psichiatrico a tu per tu ma l'osservazione a distanza, facilitata dalla proliferazione di azioni e affermazioni della più alta carica dello Stato. A quasi ogni diagnosi o definizione corrisponde la prova visiva o scritta dei comportamenti pubblici, vale a dire il sintomo.
Intervengono, tra gli altri, l'analista politico Billy Kristol, l'avvocato George Conway, marito della consigliera di Trump Kelly Conway, e l'avvocato Richard Painter, candidato indipendente ed ex consigliere etico sotto l'amministrazione di George W. Bush. Gartner e colleghi sostengono l'irreversibilità e l'estrema rischiosità del disturbo mentale del presidente, definito dallo psicanalista e saggista Justin Frank "sociopatico, sadico, truffatore, razzista, misogino". Ma anche un mentitore seriale, un cronico trasgressore di norme e un individuo totalmente privo di empatia.
Lo dimostrano le aperte violazioni dei diritti umani, come la politica di separazione di minori e genitori in seguito all'edificazione della barriera tra Messico e California ma anche la serie sbalorditiva di licenziamenti o allontanamenti di collaboratori (consulenti alla comunicazione, inquirenti, chiunque sostenga una narrazione dei fatti a lui sgradita). Per non parlare delle infrazioni fiscali e dei comportamenti misogini sui quali il film, volendo mantenere il focus sulla disfunzione mentale, si sofferma intenzionalmente poco, pur citando in corsa le chiassose interviste con Howard Stern.
Un corredo caratteriale, insomma, le cui origini risalirebbero al confronto con il negativo esempio paterno e che colloca Trump, già a partire dalla campagna elettorale, drasticamente fuori dal controllo del sistema democratico. Cioè all'esatto opposto del "abbiamo tutto completamente sotto controllo", affermazione del 22 gennaio con cui "The Donald", allo scoppio della pandemia, rassicurava gli americani (Totally Under Control è anche il titolo del recentissimo documentario di Alex Gibney sull'inefficiente gestione dell'emergenza sanitaria).
Anche Fahrenheit 9/11 di Michael Moore si apriva con l'annuncio dell'insediamento alla Casa Bianca; ma rispetto a quel durissimo pamphlet contro la presidenza di George W. Bush, da Unfit scaturiscono anche alcune penetranti valutazioni da addetti ai lavori: sul periclitante stato della democrazia a livello globale, la deriva autoritaria, il rischio di conflitto nucleare faticosamente evitato dagli accordi INF del 1987. In sostanza, la necessità di ripristinare la partecipazione civica anche attraverso l'analisi e la comprensione della psicologia del potere e del suo linguaggio.
Se la storica Ruth Ben-Ghiat traccia alcune analogie tra l'ascesa politica di Trump e quella di Mussolini e Hitler (anche se in Italia ai tempi del delitto Matteotti il suffragio universale non era ancora in vigore) e la collega Cheryl Koos riporta la "tecnica di menzogna" a una matrice nazista, Gartner legge il disegno politico di Trump attraverso i comportamenti degli scimpanzé studiati da Jane Goodall.
E ancora, in tema di polarizzazione, l'ex direttore della comunicazione della Casa Bianca Anthony Scaramucci (anche lui "silurato" dopo 11 giorni), citando lo spin doctor di Obama David Axelrod, dà una lettura articolata delle motivazioni psicologiche dei sostenitori di Trump, che "non vogliono votare per qualcuno che li disprezzi". Il riferimento implicito è al "basket of deplorables", ("manica di deplorevoli") del discorso preelettorale di Hillary Clinton del 2016, errore comunicativo fatale alla candidata. Visione appassionata, densa di stimoli di riflessione e rimandi alla connessione tra psicologia e politica, appello a uno sforzo di intelligenza dei meccanismi di comunicazione, per una partecipazione meno istintiva e più consapevole.
Trovo le argomentazioni del “film” molto plausibili. Però mi turba un tantino che l’analisi dei fenomeni sociali/politici sia affidata al giudizio di una congrega di professionisti della salute mentale. Tuttavia, questo non impedisce di pensare che l’elezione di Trump ci lasciò (alcuni, almeno) basiti a suo tempo.
San Girolamo era sicuro che Lucrezio avesse scritto il De Rerum nelle intermittenze di una sindrome psicotica. Erasmo sbeffeggiò gente che contava, rilevandone gesti bislacchi. Trattandosi di quel "soggetto", mi direte che è il caso di scendere in quota. Lo faccio subito. Da noi, un presidente, pur attaccato all'ordinamento democratico di cui aveva sapienza, [...] Vai alla recensione »
Che il nostro sia un tempo di crisi, di passioni tristi, per dirla con Spinoza, un tempo che ci ha visto sempre più rinchiuderci dentro mondi incerti per farci sentire altrettanto impotenti davanti all'evolversi dei fatti, è davanti agli occhi di tutti. Ci mancava la pandemia per aggravare una situazione già grave e a volte psicologicamente insostenibile.
«Trump è adatto a governare?». Negli Usa freschi d'elezioni del 2017 non stupisce che a Dan Partland la domanda sia parsa cruciale. Né sorprende il verdetto, formulato da psicologi, storici e comunicatori politici e appalesato dal titolo del film: unfit, "inadatto". In quanto narcisista maligno, insomma, il 45° presidente non dovrebbe sedere nello Studio ovale.
Una serie di scienziati e uomini di cultura dimostrano che l'attuale presidente degli Stati Uniti d'America è inadeguato al ruolo che riveste. E questo perché affetto da gravi nevrosi - ai limiti della psicosi - che lo rendono mentalmente inaffidabile. Non è sufficiente detestare Donald Trump per evidenziarne i comportamenti deplorevoli se non - soprattutto negli ultimi mesi - del tutto criminali. [...] Vai alla recensione »
Siamo talmente abituati al narcisismo di leader politici, registi, luminari e astronauti che non facciamo più caso se quel narcisismo diventa dannoso per la collettività, nello specifico, soprattutto quando è espressione del delirio di potere del presidente degli Stati Uniti d'America. Il pensiero più diffuso durante le crisi sociali di disaffezione popolare alla politica vira verso la ricerca dell'uomo [...] Vai alla recensione »
Può un uomo dichiarato 'narcisista maligno' da esperti psicologi guidare il paese più potente del mondo? È questo l'interrogativo alla base del documentario #Unfit - La psicologia di Donald Trump, diretto da Dan Partland (produttore di A Perfect Candidate, Welcome to the Dollhouse). Presentato nella sezione Contemporary Lives del Biografilm Festival, il film di Partland ricostruisce, attraverso le [...] Vai alla recensione »
Questo documentario è un viaggio virtuale nella mente di Donald J. Trump, Presidente degli Stati Uniti d'America, attraverso le parole di quattrdici intervistati tra ex consiglieri, psichiatri e storici che hanno risposto alla domanda "Donald Trump è "fit" (adatto, adeguato) per fare il Presidente?". Già il titolo del film fornisce il responso, ma tra chi parla c'è una storica, Ruth Ben Ghiat, che [...] Vai alla recensione »
Tesi. L'insulto, in senso lato, è sbagliato e Trump che offende avversari politici e gente comune è un sociopatico, quindi inadatto a governare. Addirittura emulo di Hitler e Mussolini. Antitesi. Perché, se ad offendere The Donald sono invece l'autore e gli intervistati di questo inutile docufilm, va tutto bene e nessuno è sociopatico? Mistero. Ed enigmatica è l'uscita in Italia dove gli americani [...] Vai alla recensione »