Anno | 2020 |
Genere | Commedia, |
Produzione | Italia |
Durata | 75 minuti |
Regia di | Bloom Kolektiv |
Uscita | sabato 18 gennaio 2020 |
Distribuzione | Bloom Kolektiv |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,84 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 12 dicembre 2019
Storie di uomini e donne che non trovano una collocazione nel mondo.
CONSIGLIATO SÌ
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Un misterioso intrigo, destinato a non avere svelamenti, finisce con il coinvolgere un introverso impiegato di un gruppo assicurativo. Anche i personaggi che incontra ne fanno parte e cercano, ognuno a suo modo, di comprendere di cosa si tratta per trovare una soluzione. Il non riuscire ad uscirne potrebbe implicare anche la morte.
Il Bloom Kolektiv si è formato nel 2018 negli spazi del Bloom di Mezzago in Brianza, un locale noto per l'attività culturale alternativa che svolge, in particolare sul versante musicale, dal 1987.
Questo primo lungometraggio realizzato dal Kolektiv si presenta con un corposo elenco di riferimenti culturali 'alti'. Si va dal cinema di Alexander Kluge a quello di Lewis Milestone passando per Jacques Tourneur ed Edgar G. Ulmer.
Sicuramente questi maestri di un cinema non piegato al mainstream hanno costituito le stelle polari della lavorazione ma i film è bene che parlino da soli senza troppi rimandi ad altro o note a piè di pagina che rischiano semmai di inficiarne l'originalità. Perché in questo caso l'originalità non manca così come l'affiatamento della troupe e degli interpreti i quali (con una sola eccezione in un ruolo secondario) dimostrano di saper recitare in modo professionale dando corpo a una sceneggiatura che finisce con il dipanarsi sul piano del tragicomico.
La cartina al tornasole di questa dote è fornita dalla lunga sequenza della serata attorno al tavolo con al centro il risotto con gli asparagi (una cui varietà, l'asparago rosa, rappresenta un'eccellenza della coltivazione di Mezzago).
È proprio in quel ritrovo conviviale che si delinea in particolare il ruolo di Ferdinando che, come lo spettatore, cercherà di comprendere le dinamiche di ciò che lo circonda. Con un esito tutto da scoprire.
Si chiama Ferdinando, è detto "il duro", ma del protagonista del film di Alexander Kluge ha soltanto il nome, in comico contrasto con la maschera di disarmante stolidità che reca sulla faccia. Attorno a lui s'incista un kafkiano imbroglio non meglio precisato (una scelta filosofica?) che tiene in scacco un cosmo losco di poveri cristi senza collocazione.