Anno | 2019 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 70 minuti |
Regia di | Cristiano Di Felice |
Attori | Monica Passeri, Karim Bartoli . |
MYmonetro | 3,75 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 4 agosto 2020
La vita di due giovani wrestler italiani emigrati negli USA.
CONSIGLIATO SÌ
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Monica Passeri e Karim Bartoli sono due giovani wrestler italiani che hanno frequentato negli Stati Uniti la Harley Race Wrestling Academy, la più importante accademia di quello che è un incrocio fra attività sportiva ed entertainment. I due ragazzi si sono fatti un nome, da soli e da italiani fieri delle proprie origini, nel Paese in cui il wrestling si è maggiormente affermato, costruendosi da soli una carriera internazionale impensabile in Italia, con i nomi d’arte Miss Monica e Karim Brigante. Ma del loro Paese conservano una forte nostalgia che spesso – almeno pre pandemia – li spinge a viaggi intercontinentali.
Monica e Karim sono una coppia nella vita e sul ring, una piccola cellula autonoma in cui lei è l’elemento trainante, un vulcano di energia e di comunicativa che ha travolto anche lui in questa avventura internazionale.
Il loro è un mondo stralunato e allo stesso tempo fatto di scadenze regolari, che ha fruttato alla coppia denaro e notorietà superiori alle loro origini socioeconomiche. Nell’universo kitch del wrestling si muovono con circospezione, ma anche con aderenza ai canoni sopra le righe del genere. Per loro tuttavia questo è un impiego come un altro, e in piena crisi economica per due ventenni lavorare con regolarità e profitto, in qualunque ambito, è un successo.
Il regista Cristiano Di Felice documenta la loro quotidianità senza cedere alla tentazione di mettere in ridicolo il mondo estremo ed eccessivo cui ormai in una certa misura Monica e Karim appartengono, né il limitato orizzonte culturale fornito da quel mondo, raccontandolo anche da una prospettiva da reality show, in una sorta di aderenza fra forma e contenuto pop.
Non c’è giudizio nella sua narrazione, ma c’è l’esposizione di uno stile di vita con picchi di esibizionismo che a molti può sembrare alieno ma che a molti altri invece risulterà familiare, imbevuti come siamo nella cultura della spettacolarizzazione delle nostre vite.
Monica e Karim ne emergono come figli del nostro tempo, che hanno fatto leva sul loro singolare talento atletico e mediatico per costruirsi un'esistenza e una popolarità self made e su misura. Anche la relazione fra loro è compenetrata dalle circostanze esterne e le modalità mediatiche: un po’ le subisce e un po’ le fa fruttare, in tutti i sensi.
Non c’è nulla di agiografico nella loro storia, ma c’è molto su cui riflettere, non tanto riguardo al destino di due ragazzi che hanno fatto la minestra con ciò che offriva la cambusa, con coraggio e determinazione, quanto riguardo al nostro mondo, in cui la cui scala valoriale si è spostata più lungo l’asse dell’apparire che dell’essere.
Se il wrestling non vi interessa neanche un po', faticherete a superare i titoli di testa: tra una coreografica mossa e l' altra, tra i produttori leggiamo "Unione Cineasti Abruzzesi". Ricordate però che del wrestling parla Roland Barthes nei "Miti d' oggi", e la provincia italiana nasconde storie che i romanzieri non raccontano e i documentaristi sì.