Anno | 2019 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Canada |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Atom Egoyan |
Attori | David Thewlis, Luke Wilson, Rossif Sutherland, Tamara Podemski, Sima Fisher (II) Tennille Read, Laysla De Oliveira, Gage Munroe, Sugith Varughese, Alexandre Bourgeois, Cherie D'Elia, Juan Carlos Velis, Joyce Rivera, Srdjan Vilotijevic, Roula Said, Isabelle Franca, Seamus Patterson, Sochi Fried, Alexander Marsh, Tony Nardi, Arsinée Khanjian, Hrant Alianak, Thomas Hauff, John Bourgeois, Setta Keshishian, Araxie Keshishian, Andrew Moodie. |
MYmonetro | 2,49 su 13 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 21 giugno 2021
La controversa storia di un padre e una figlia.
CONSIGLIATO NÌ
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Nella vita di Jim, scrupoloso ispettore sanitario, soltanto una cosa contava più della sua reputazione, sua figlia. Compositrice e insegnante, Veronica è finita in carcere dopo essere stata ingiustamente accusata di molestie su minori. La morte improvvisa di suo padre e la sua volontà di avere un funerale religioso, conducono Veronica alla chiesa di Padre Greg, che ne raccoglie la confessione. Una confessione che scava un solco profondo tra Jim e Veronica.
L'epoca in cui il nome di Atom Egoyan risuonava come la promessa di un cinema perturbante è ormai lontana.
Autore di prestigio, si era imposto negli anni Novanta con uno sguardo da precursore sulle nostre vite, dove schermi e immagini si sarebbero moltiplicati. Ma negli anni perde il suo vantaggio, arrivando talvolta in ritardo. Dopo Il dolce domani, nominato agli Oscar, il narratore virtuoso dell'anima umana e della sua insondabile natura si è dissolto. Egoyan ha finito di scavare quella vena singolare che nutriva Calendar o Exotica, accomodandosi sugli allori dell'accademismo hollywoodiano. La complessità dei suoi racconti e la loro aurea misteriosa, che confluiva in una complessità formale ed emozionale, si perdono in circonvoluzioni moralizzatrici (Remember). Al debutto degli anni 2000 ritorna alle sue radici con un soggetto che gli sta a cuore, il genocidio armeno (Ararat), e avvia in parallelo una carriera di regista d'opera. Da quel momento nessuno dei suoi film riceve il plauso della critica e Guest of Honour non migliora le cose. Dramma familiare che indaga ancora una volta quella cellula protettiva, e sovente mostruosa, che ci costituisce nel bene e nel male, Guest of Honour grida il desiderio dell'autore di mettere insieme i pezzi della sua identità artistica. Ma in quella foresta di segni che è il suo ultimo film, niente vibra più. Se i primi minuti donano l'illusione, i ribaltamenti e gli scarti narrativi successivi la spengono, convergendo in un epilogo incoerente.
Eppure sotto un sistema di esche e una struttura che rifiuta la linearità, giocando coi nervi dello spettatore, Guest of Honour conserva qualcosa della luccicanza del passato. Regista del punto di vista (cellulari, schermi, camere di sorveglianza), Egoyan alterna flashback e prospettive dei personaggi offrendo un ricordo un po' smorzato dei suoi grandi film degli anni Novanta. Guest of Honour, epigono pallido e inerte, è alla fine un puzzle affettivo e 'metafisico' che racconta daccapo la storia di una famiglia disfunzionale e rivisita i temi prediletti dell'autore: la filiazione, la ricerca dell'identità, il destino spezzato, il lutto, la natura soggettiva della verità. Ma è fumo negli occhi. Dei personaggi messi in campo, l'unico a guadagnare consistenza è lo zelante padre-ispettore di David Thewlis, ossessionato dalle regole e travolto dal caos, dove un trauma può nasconderne un altro. Dove allucinazioni e realtà, conigli e ritorni karmici di cattive azioni si confondono in un dedalo narrativo e in un flusso letargico. Osservatore lucido dei suoi contemporanei, Atom Egoyan ha conservato l'empatia ma ha perso (ir)rimediabilmente il mistero.
Veronica entra in una chiesa per organizzare il funerale del padre. Il prete bonario si mostra sorpreso, visto che l'uomo non frequentava la parrocchia, e chiede alla giovane di raccontare qualcosa di lui, per poter soppesare le parole da dire durante la funzione. Guest of Honour (in Concorso), che segna il ritorno del canadese Atom Egoyan a Venezia a quattro anni da Remember, parte dalla fine per [...] Vai alla recensione »
Atom Egoyan definisce Guest of Honour una «investigazione emozionale del rapporto tra un padre e una figlia»: lui, Jim (David Thewlis) lei, Veronica (Laysla de Oliveira) rimasti soli quando la madre è morta di cancro e lei era piccolina. La storia inizia quando il padre non c'è più, è morto chiedendo che il suo funerale venisse celebrato in una chiesa da un prete che neppure lo conosceva e che alla [...] Vai alla recensione »
Anche il film di Egoyan pare fatto con pezzi dei precedenti, nello stesso spirito di titoli come False verità o il lontano Exotica. Una donna in carcere, il padre ispettore sanitario (il personaggio più curioso del film), qualche oscuro evento nel passato: attraverso il consueto incastro di andirivieni temporali, i pezzi del mosaico tornano a posto, ma tutto è troppo meccanico e manovrato dall'altro. [...] Vai alla recensione »
Il rapporto tra un padre e una figlia che vuole rimanere in prigione nonostante sia innocente. Puro Egoyan: narrazione a mosaico le cui tessere provengono da passati diversi e che, accostate, disegnano gradualmente il senso della vicenda. Ruolo decisivo dei documenti (i video, la messaggistica digitale, persino una partitura musicale) che rimettono in gioco colpe, negligenti silenzi, necessità di espiazione [...] Vai alla recensione »
Cominciamo da "Guest of honour" (Ospite d'onore) di Atom Egoyan, regista armeno che vive da bambino in Canada. Negli anni '90 è stato un autore di una certa importanza, firmando "Exotica", "Il dolce domani" (forse il suo film migliore), "Il viaggio di Felicia", dissolvendo purtroppo nel tempo la sua forza creativa, visto che da "Adoration" (2008) in poi, i risultati sono stati modesti.
Jim e la figlia Veronica, una giovane insegnante di musica al liceo, cercano di dipanare le loro complicate storie e il groviglio di segreti che le avviluppano. In seguito a uno scherzo finito male, la figlia di Jim viene ingiustamente condannata per abuso di autorità nei confronti del diciassettenne Clive. Veronica è tuttavia convinta di meritare una punizione, ma per reati commessi molto tempo prima. [...] Vai alla recensione »
Atom Egoyan torna a Venezia quattro anni dopo la presentazione di «Remember», e affronta ancora una volta il tema della memoria e dell'identità, centrali nel suo cinema. «Guest of Honour», non li declina tuttavia in modalità collettiva o addirittura universale, come fece rispettivamente ne «Il dolce domani» e in «Ararat», bensì secondo una prospettiva intima, familiare.
Ci risiamo. La confessione, la memoria, la responsabilità, l'onere della prova. Ci sono tutti gli ingredienti che praticamente da sempre reggono il cinema di Atom Egoyan, declinati in ordine sparso, cucinati, in questo suo Guest of Honour. Eppure anche con gli ingredienti consueti e la migliore delle ricette il polpettone può uscire dal forno un po' indigesto, o comunque con il retrogusto metallico [...] Vai alla recensione »
Jim è un ispettore alimentare dagli atteggiamenti così fermi da sfiorare il sadismo, specie quando sembra accanirsi su osti e ristoratori di cucina etnica. Invece, in Guest of Honour di Atom Egoyan, conosceremo quali abissi di dolore si celano dietro la cortese e apparentemente distaccata cortina del funzionario pubblico. Di flashback in flashback, avanti e indietro a complicare la trama di una vicenda [...] Vai alla recensione »
Una confessione. La morte di un padre, la figlia che parla con il prete prima del funerale. "Che uomo era?". La memoria diventa ancora una volta protagonista. Nel cinema di Atom Egoyan il ricordo, l'identità arriva dal passato, è il cardine che fa funzionare l'intero ingranaggio. Si riavvolge il nastro, per ragionare sulla Storia, sull'Olocausto come in Remember o sul genocidio armeno in Ararat - Il [...] Vai alla recensione »
Veronica (Laysla De Oliveira), una bella ventenne dai capelli lunghi, entra in una chiesa e si mette a raccontare chi era suo padre (David Thewlis) a un prete gentile (Luke Wilson). Per qualche ragione il padre prima di morire ha preteso che il suo funerale fosse celebrato in quella parrocchia, pur non essendone un membro attivo né un fervente cattolico.
Dopo il brutto passo falso di Remember, Atom Egoyan torna a territori più familiari con un opera di cui non solo è sceneggiatore e regista, ma anche produttore. Le tematiche sono le solite: il senso di colpa, la memoria, la menzogna, il ruolo delle immagini nelle nostre vite, una famiglia lacerata da un trauma. Veronica si reca da un sacerdote per organizzare il funerale del padre Jim.